Unipa piange la morte del professore Bruno Celano - Live Sicilia

Unipa piange la morte del professore Bruno Celano

Il ricordo del dipartimento di Giurisprudenza presso cui prestava servizio
UNIVERSITÀ
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PALERMO – Morto a Palermo docente universitario Bruno Celano “tra i filosofi del diritto più influenti della sua generazione”. È con queste parole che inizia il ricordo del dipartimento di Giurisprudenza dell’ateneo palermitano mentre ne dà notizia.

Bruno Celano studia filosofia a Palermo e si laurea con una tesi sul concetto di esperienza tra Hegel e Heidegger sotto la direzione di Giuseppe Nicolaci, prima maestro e poi amico fraterno. Consegue il dottorato di ricerca in Filosofia analitica e teoria generale di ricerca nell’Università statale di Milano con una tesi sulla legge di Hume sotto la direzione di Riccardo Guastini, altro punto di riferimento fondamentale nella traiettoria intellettuale e umana di Bruno Celano. Nel 1994 la sua tesi diviene un libro Dialettica della giustificazione pratica. Saggio sulla legge di Hume, opera imprescindibile per chi è interessato alla distinzione tra fatti e valori.

“È impossibile – si legge nel commiato del Dipartimento di Giurisprudenza – ricordare in poche righe i variegati contributi di Celano alla filosofia e alla teoria del diritto. Un cenno meritano senz’altro i suoi studi su Hans Kelsen, i saggi su consuetudini e convenzioni, nonché i suoi studi su stato di diritto, diritti umani e costituzionalismo. Negli ultimi anni stava conducendo, insieme a Marco Brigaglia, suo allievo e amico, una ricerca di ampio respiro sulla naturalizzazione della ragion pratica. Non ha mai smesso di fare progetti per il futuro. Qualche giorno fa – prosegue il post -aveva presentato la richiesta di un anno sabbatico per dedicarsi a una ricerca sul paradosso della nomodinamica, paradosso che aveva già individuato e discusso in alcuni scritti precedenti”.

“Chi ha avuto il privilegio di conoscere Bruno e di stargli accanto – è il ricordo dei colleghi – ha ricevuto una lezione di non comune rettitudine morale, di amore per la verità, di senso del dovere che non è esagerato definire eroico, di attenzione per gli altri e di mitezza. Per i colleghi, amici e allievi palermitani discutere con Bruno era al tempo stesso frustrante, perché la sua “vanga” era ben più resistente di quella di tutti gli altri, e enormemente appagante perché grazie a queste discussioni e conversazioni sono potuti diventare studiosi migliori di come sarebbero stati senza averlo incontrato.H a mostrato a molti come la ricerca filosofica possa essere un progetto di vita, una parte del sé che non retrocede in secondo piano nemmeno quando la vita si fa spietata, e la tentazione di ‘finire a guardarsi l’ombelico’, come diceva lui, si fa forte”.


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