18 Gennaio 2017, 15:59
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CATANIA. Francesco Basile, presidente della Scuola “Facoltà di Medicina”, scende in campo per la corsa alla poltrona di Rettore. C’è anche lui nella rosa dei tre candidati in quello che sarà il voto d’Ateneo del prossimo febbraio. “Negli anni passati ho avuto una stretta collaborazione con il Rettore Pignataro – esordisce Basile – . Persona con la quale ho condiviso parecchi programmi del suo governo. Ma una volta che Pignataro ha rinunciato a ricandidarsi, ho pensato che fosse opportuno – da parte mia – scendere in campo”.
E perchè?
“Perchè credo che si debba fare di tutto per mantenere gli ottimi livelli che l’Università ha in alcuni settori: così come in tanti altri si deve migliorare perchè sono in sofferenza per tanti motivi”.
Ha la sensazione che l’Università come istituzione si sia impantanata nel circolo vizioso delle carte bollate delle aule di tribunale?
“E’ un po’ la sensazione di tutti noi, sia all’esterno che all’interno. Fatti che finiscono con l’attirare l’attenzione dell’opinione pubblica. Fatti complessi e difficili: ovviamente, tutti noi vogliamo svolgere al meglio il nostro ruolo di docenti ma, in realtà, tutti gli avvenimenti giudiziari hanno fermato l’attività dell’Università. E da qualche mese è, ormai, tutto bloccato”.
Quale sarebbe la strada da seguire?
“Nell’animo di ogni componente dell’attività accademica c’è la volontà di voler distaccare queste problematiche dell’Ateneo per poter riprendere a lavorare con stabilità nel tempo. Ed è questa la strada che dobbiamo perseguire”.
E concretamente come si esce da questa situazione di impasse?
“E’ una situazione complessa. Il compito di chi andrà a ricoprire il ruolo di Rettore sarà gravoso ma sono ottimista. A mio avviso, con la collaborazione di tutti e cercando anche un’aggregazione tra le diverse componenti dell’Università, si potrà lavorare bene. Guardi, sa una cosa?”.
Dica pure.
“La nostra è una Università che ha enormi punti d’Eccellenza. Ma nell’ultimo periodo anzichè far risaltare tutto questo, ci siamo impantanati. Dovessi diventare Rettore ho intenzione di fare in modo che il settore amministrativo si divida nettamente da quello istituzionale-universitario. Didattica e Ricerca devono lavorare senza incrociarsi troppo: il docente universitario deve essere libero da qualsiasi assillo burocratico”.
Proviamo a indicare tre punti essenziali del Suo programma.
“Il primo, certamente, riguarda gli studenti che devono essere messi nelle condizioni migliori: sia sotto il profilo logistico che da un punto di vista della formazione con il docente che deve seguire ogni singolo studente”.
Ma dal punto di vista pratico, quest’ultimo aspetto è davvero fattibile?
“E’ fattibile nel senso che bisogna intensificare questo rapporto”.
Vediamo gli altri punti.
“Secondo: la Ricerca. Abbiamo sì punti di eccellenza ma anche settori in forte criticità e su questi dobbiamo intervenire motivando chi oggi prova a migliorare l’Università. Il terzo punto è quello legato al territorio”.
Cioè?
“L’Università a Catania è l’ente pubblico più grande in relazione alle persone occupate e deve essere un faro del nostro territorio. Deve attrarre gli imprenditori per creare un percorso Università/lavoro con gli studenti degli ultimi anni che possano essere impiegati presso le aziende”.
Che confronto verrà fuori con i suoi “avversari” Foti e Drago?
“Intanto, il confronto sarà certamente sereno. Il professore Foti ha già espresso la sua candidatura da tempo e, sia con lui che con Drago, ho degli ottimi rapporti personali. Abbiamo delle idee coincidenti in merito al riposizionamento, verso l’alto, dell’Università: ma abbiamo forse delle diversità di vedute sui metodi di lavoro. Il mio, di metodo, sarà basato sulla condivisione e sugli equilibri”.
Che peso avrà, a Suo avviso, la politica in questa competizione?
“Secondo me pochissimo se non nessuno. Forse l’elezione del Rettore è l’unica competizione in cui ognuno vota per il candidato che sente proprio senza farsi influenzare dall’esterno. Non credo che vi siano margini d’influenza da parte della politica. C’è, comunque, un’ultima cosa”.
Prego.
“Sono tuttora presidente della Scuola di Medicina e, da Rettore, quello di cui vorrei occuparmi è anche la Sanità territoriale e, dunque, dell’Azienda ospedaliera universitaria con la possibilità per i nostri docenti di svolgere l’attività assistenziale che è inscindibile da quella didattica e di ricerca.
Al Policlinico ci sono tante strutture da dover ultimare e lo si deve fare in tempi brevi”.
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18 Gennaio 2017, 15:59