17 Gennaio 2017, 13:16
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CATANIA – “Ricordate che l’Università esiste perché ci sono gli studenti: dovete esigere il massimo”. Lo ha affermato ieri Salvatore Brullo, decano dei professori ordinari, di fronte al pubblico di studenti che affollava l’Aula Magna del Palazzo Centrale. Come auspicato, i tre candidati alla carica di rettore, Francesco Basile, Filippo Drago ed Enrico Foti, hanno esposto i propri programmi e accolto il dibattito con singoli allievi e rappresentanti delle associazioni universitarie.
“I corsi di laurea andranno adeguati a tempi e possibilità d’impiego secondo le necessità del territorio”, ha esordito il prof. Basile, ribadendo l’importanza degli accordi tra ateneo ed imprese per ridurre la costante “fuga di cervelli” laureati. Quanto alle strutture, molti dovranno essere gli incrementi: “Manutenzione nelle aule ed aumento degli spazi studio, carenti in quasi tutti i dipartimenti, ma anche delle aree ricreative”. Anche gli appelli d’esame andranno migliorati, insieme al tutoraggio per le matricole: obiettivo, quello di ridurre la dispersione. Il problema dei fuori corso resta infatti uno dei più evidenti nell’ateneo catanese, traducendosi anche in riduzione dei finanziamenti pubblici.
Un piccolo “regalo”, già diffuso in altri contesti universitari, sarebbe una “Identity Card” con la quale gli studenti fruirebbero di diversi servizi cittadini a prezzi agevolati: “Anche questo può servire a coltivare il senso di appartenenza all’università, venuto meno con gli anni”, ha ribadito Basile.
Le migliorie proposte dal prof. Drago hanno seguito la stessa linea: tra le proposte, l’istituzione di una “no tax area” per studenti dal reddito annuo inferiore ai 13000 euro, il potenziamento degli alloggi anche in vista di una crescita degli scambi internazionali ed un accordo con l’Amt per agevolare il trasporto pubblico. Le minute necessità degli studenti appaiono centrali nel programma di Drago. “I titoli di studio devono divenire maggiormente spendibili sul territorio: in particolare andranno incrementate le magistrali perché alcuni corsi triennali risultano tronchi”. Accanto all’idea di accrescere il peso della rappresentanza studentesca, si è fatta notare una proposta non del tutto provocatoria: “Gli studenti devono poter valutare i propri docenti da 18 a 30”. Il prof. Foti è partito da una serie di constatazioni tutt’altro che felici: “Siamo agli ultimi posti nella ricerca, i rapporti col territorio sono risibili, abbiamo perso 13000 studenti negli ultimi cinque anni insieme ad 8 milioni di euro di contributi. Stiamo perdendo le nostre intelligenze, cioè il nostro futuro”.
Quali potrebbero essere le soluzioni? Foti ne ha esposte diverse, molto concrete: “Un orientamento serio degli studenti a partire dal liceo, perché possano comprendere le proprie reali possibilità di lavoro. Poi aule e servizi adeguati: impensabile che piova nelle strutture o che gli studenti debbano portarsi le coperte da casa. Di fatto possiamo aspirare a livelli di eccellenza”. Ad internazionalizzare lo studio (con incremento dei corsi linguistici), informatizzando il contesto burocratico, pensa il prof. Foti, che guarda con favore ad una riorganizzazione dei percorsi di tirocinio magistrale e dottorato: tutto lascia sperare in una maggior attenzione all’ingresso in campo professionale.
Il dibattito acceso da studenti e rappresentanti ha riguardato più in dettaglio non solo i percorsi post-laurea, ma anche la sorte delle sedi distaccate a Ragusa e Siracusa e il futuro della didattica. Anche la provenienza dei candidati dall’ambito scientifico ha destato qualche perplessità tra gli studenti del polo umanistico, settore quanto mai penalizzato. La possibile continuità, o la rottura con la politica di Pignataro non ha mancato di porsi tra le preoccupazioni comuni. Su questo il prof. Drago è stato esauriente: “Tutti e tre intendiamo migliorare l’università, alcuni obiettivi potranno essere più o meno prioritari ma la differenza è nel metodo: quello di Pignataro è stato fondato su trasparenza, discussione, compartecipazione”.
Idea piuttosto condivisa da Basile; Foti ha puntato l’attenzione sui percorsi post-laurea: le possibilità, ha affermato, non mancheranno neppure per il settore umanistico. La richiesta di una rappresentanza dei dottorandi nel Senato accademico risulta difficile da considerare per ragioni numeriche, ma s’intende rinnovare l’attenzione a dottorandi e assegnisti. Nel corso del mese seguiranno altri incontri pubblici coi candidati: riguarderanno, in particolare, personale docente e tecnico-amministrativo.
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17 Gennaio 2017, 13:16