06 Dicembre 2016, 12:19
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CATANIA. Uno studio approfondito. Che smonta senza mezzi termini lo stereotipo di un Mezzogiorno immobile e arretrato. E che restituisce, invece, la complessità e l’incidenza dei processi di modernizzazione politica, economica e sociale che coinvolgono il Sud della penisola già a partire dalla fine del XVIII secolo. “Un Regno al tramonto. La Sicilia e il crollo dello Stato borbonico (1858-1861)” è il titolo del volume edito da Carocci e scritto di pugno dal ricercatore di Storia Contemporanea al Dipertimento di Scienze Politiche dell’Università degli studi di Catania, Sebastiano Angelo Granata. Una stesura approfondita dalla quale ne scaturiscono ricerche e trame inedite. Detonate dai consueti stereotipi.
Il crollo dello Stato borbonico e l’unificazione italiana, studiando l’evoluzione delle strutture politiche ed istituzionali duosiciliane, che transitano dai tentativi riformisti dell’ultima fase della monarchia di Ferdinando II alla completa “schizofrenia” che caratterizza le scelte del successore, Francesco II, portando in breve al collasso del Regno. Il un nuovo impulso alle opere pubbliche e la timida apertura ai “liberali” nelle amministrazioni locali costella la governance tra il 1858 ed il maggio del 1859, ed emerge come dato innovativo, fino a questo momento trascurato dalle letture “tradizionali” della vicenda duosiciliana.
Vicende fino ad oggi solo parzialmente analizzate e spiegate dalla storiografia, che ribaltano le letture tradizionali del crollo borbonico, che si concentrano su singoli aspetti della débâcle del 1860 (la sconfitta militare, il discredito diplomatico, l’arretratezza politica, economica ed istituzionale), trascurando l’attenta analisi delle dinamiche che stanno alla base del processo risorgimentale nel Mezzogiorno.
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06 Dicembre 2016, 12:19