05 Settembre 2018, 20:16
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Il fenomeno migratorio è stato “gestito malissimo”. E illudersi di fermarlo è vano, fintanto che “ci saranno situazioni di squilibrio economico e sociale così eclatanti”. L’unica chance per l’Europa e l’Occidente è “intervenire dove c’è il problema creando la possibilità di risolverlo”. Così Antonello Miranda, giurista e preside della facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Palermo, che raggiungiamo mentre a Londra partecipa a un meeting internazionale sul tema.
C’è un modello di integrazione a cui l’Italia può guardare?
“Modelli ce ne sono tanti ma sono tutti più o meno fallimentari. Diciamo che quello che finora ha dato i minori problemi è il modello inglese che ha puntato sul multicommunitarismo più che sul multiculturalismo (come in Francia). Le regole di base della società valgono per tutti e tutti le devono rispettare a prescindere che si sia bianchi, rossi, gialli o cristiani o mussulmani o animisti: un ladro è un ladro sia che sia uomo o donna o italiano o inglese o turco o ghanese o buddista. Su questa rete di base poi le comunità sono libere di fare ciò che vogliono purché non ledano i diritti fondamentali. Il sistema inglese però non è facilmente esportabile: funziona più o meno bene perché ci sono presupposti socioeconomici particolari (e una storia “imperiale” che comunque ha un peso). In Francia invece il modello del multiculturalismo senza reale integrazione (peraltro non proprio voluta da chi si dovrebbe integrare… anzi) ha fallito facendo scoppiare le contraddizioni interne al sistema: pensi alla legge sull’ostentazione dei simboli religiosi che è poco credibile e in contrasto con il diritto di manifestare il proprio credo”.
Come leggere gli episodi di violenza ai danni di stranieri che si sono susseguiti quest’estate in Sicilia? Siamo di fronte a un’ondata xenofoba o razzista a suo parere?
“Non mi pare che si tratti di un’ondata xenofoba. Direi piuttosto che siamo in presenza di comportamenti criminosi possibilmente accentuati da una presunta ‘copertura’ politica che ovviamente non c’è e non ci può essere almeno da parte delle Istituzioni”.
Com’è stato gestito il fenomeno migratorio in Italia negli ultimi anni? Quali sono stati gli errori o le mosse azzeccate dal suo punto di vista?
“È stato certamente gestito malissimo. Sono a Cambridge per il 36mo symposium sugli economic crimes e presiedo una sessione dedicata appunto alle migrazioni. Tutti i convegnisti sono d’accordo sul fatto che il fenomeno non può essere ‘fermato’ fino a quando ci saranno situazioni di squilibrio economico e sociale (oltre alle guerre, naturalmente) così eclatanti”.
Il problema della gestione dei flussi migratori coinvolge l’Europa nella sua interezza ma si scarica per lo più sui Paesi frontalieri, che lamentano uno scarso coinvolgimento dell’Unione. Cosa non sta funzionando?
“Gli europei non solo fanno finta di niente (le norme in materia sono assolutamente inutili, anzi dannose) ma hanno preferito accordarsi con dittatori e con potenti locali in Africa senza pensare che in questo modo si accentuava la disperazione ed il malgoverno. Finché si vendono armi al Bokassa di turno invece di investire nella crescita locale favorendo l’istruzione e lo sviluppo economico non penso proprio che il fenomeno migratorio possa essere fermato. Lo ha scritto da par suo Ernesto Galli della Loggia recentemente. Una (mezza) mossa azzeccata è stato lo stanziamento di fondi proprio per incentivare lo sviluppo dei Paesi Africani creando infrastrutture e fornendo l’istruzione necessaria (non basta costruire gli ospedali se poi non ci sono i medici). In fondo questo è quello che stanno facendo i Cinesi e, da qualche tempo anche il Regno Unito”.
A suo parere sarebbero auspicabili interventi normativi in materia? E se sì, quali?
“Gli interventi normativi se non sono supportati dalla visione politica non servono a molto. Di sicuro andrebbe modificata l’attuale normativa europea. Ma se non si comincia ad intervenire dove c’è il problema creando la possibilità di risolverlo nessuna norma servirà davvero. Mettersi d’accordo con i trafficanti libici o lasciare che i ‘migranti’ tornino nelle prigioni dei trafficanti o nei loro Paesi è un palliativo non solo inutile ma persino dannoso e vergognoso per un Occidente che si definisce civile. Ovviamente altro discorso è l’accettare chiunque. Neppure questa è una soluzione, anzi”.
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05 Settembre 2018, 20:16