19 Aprile 2015, 06:00
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PALERMO – Una volta qui era tutto centrodestra. Oggi è rimasta solo la faida. Di quello che un tempo fu Forza Italia, e poi Pdl, oggi resta il caos e l’impressione del fermo proposito di Silvio Berlusconi di farla pagare a chi ne ha sfidato la leadership. Quegli oppositori interni che dalle parti degli azzurri sono stati sempre poco più che dissidenti e che i fedelissimi dell’ex Cav considerano nulla più che traditori. Due su tutti: Angelino Alfano e Raffaele Fitto.
L’alto tradimento è colpa che dalle parti dei berluscones non si cancella. E mentre il futuro di Forza Italia resta ammantato da nubi scurissime e i sondaggi, un tempo capisaldi della fede berlusconiana nella vittoria a venire oggi sono latori di sventura, tra le macerie della galassia azzurra tiene banco ancora il tiro al traditore.
Bastava sfogliare il giornale della famiglia Berlusconi venerdì per averne un’idea. Dopo le rivelazioni de L’Espresso sulle consulenze affidate alla moglie di Alfano dalla Consap, Il Giornale ha dedicato al caso le due pagine immediatamente successive alla prima. Il quotidiano ha riportato dettagliatamente le vicende riportate dal settimanale, ossia gli incarichi professionali affidati a Tiziana Miceli, avvocato e moglie di Alfano, dalla Consap, che si occupa di servizi assicurativi fornendoli al ministero dell’Interno. Alfano dal canto suo ha accusato l’Espresso di “disegno denigratorio nei confronti miei e di mia moglie” e di “scenari mistificatori”, ricordando “la recente condanna per diffamazione ove mi è stato riconosciuto il danno subito”. A corredo, il Giornale pubblicava un profilo dell’avvocato romano Andrea Gemma, descritto come “inseparabile” di Alfano, destinatario di diversi incarichi pubblici, e un grafico dall’impietoso titolo “Collezionista di figuracce” che passava in rassegna gaffe e inciampi del ministro dell’Interno e leader del mai decollato Nuovo centrodestra, dal caso Shalabayeva (la moglie del dissidente kazako espulsa con la figlia di sei anni) al frettoloso tweet sull’arresto del (presunto) assassino di Yara Gambirasio. La mossa del quotidiano ha provocato la stizzita reazione del ministro che ha annunciato querela per diffamazione al direttore Alessandro Sallusti. Che, sempre sullo stesso quotidiano, in prima pagina quel giorno rincarava la dose, lanciando una campagna per “adottare” Fabio Tortosa, il poliziotto che su Twitter aveva detto che sarebbe stato pronto a tornare nella scuola Diaz, teatro delle violenze contro i manifestanti del G8 di Genova, e che per quel tweet è stato sospeso dal servizio da Alfano.
Insomma, l’ex delfino Angelino resta bersaglio prediletto dell’entourage berlusconiano. Ma accanto a lui, nel ruolo di nemico pubblico numero uno, prende quota Raffaele Fitto. L’ex ministro pugliese, leader del gruppo dei Ricostruttori, i ribelli di Forza Italia, continua la sua partita, che in Puglia ha portato a effetti paradossali, con la Forza Italia berlusconiana che candida un’esponente di Fratelli d’Italia, e con l’ala fittiana che sostiene il candidato inizialmente messo in campo da Berlusconi e lo fa proprio con il sostegno dei Fratelli d’Italia. Un caos perfetto che sa di preludio a una scissione ormai nelle cose. La stessa stampa di centrodestra dà ormai per imminente la cacciata dal partito del politico pugliese (e magari la nascita dell’ennesimo partitino di fuoriusciti), l’ultimo eretico marchiato di scomunica dal Cavaliere.
Un caos perfetto che si ripercuote anche sulla Sicilia. Dove, malgrado alfaniani e berlusconiani siedano insieme tra i banchi dell’opposizione, i due partiti si muovono su strade diverse per le imminenti amministrative. Emblematica la vicenda di Agrigento, dove, dopo il pasticcio delle primarie-comiche rinnegate dal centrosinistra, Forza Italia ha ripiegato proprio sul candidato vincitore delle stesse primarie, Silvio Alessi, mentre Ncd sostiene con l’Udc e col Pd Lillo Firetto, con una maggioranza di sapore renziano.
Anche con i fittiani si è ai ferri cortissimi. I ricostruttori guidati nell’Isola da Saverio Romano continuano il loro sfiancante duello con il coordinatore regionale scelto da Berlusconi, Enzo Gibiino. Nei confronti del quale, però, si registra un malcontento che serpeggia anche tra i non fittiani. Malcontento che era stato messo nero su bianco in una lettera riservata, di cui ha dato notizia Livesicilia, sottoscritta da un gruppo di dirigenti fittiani e non, che rassegnavano le dimissioni dalle cariche di partito. Berlusconi avrebbe congelato il caso, visti i già abbondanti problemi attraversati dal partito nelle regioni. La resa dei conti, però, è solo rinviata. Aspettando la prossima faida.
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19 Aprile 2015, 06:00