25 Maggio 2022, 19:09
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In Italia sale la preoccupazione per i casi di infezione da vaiolo delle scimmie con 6 casi confermati (5 a Roma, 1 ad Arezzo). Per questo motivo una circolare del ministero della Salute dispone di considerare la vaccinazione antivaoiolosa per i contatti a rischio e i sanitari. La circolare firmata dal direttore generale Giovanni Rezza contiene indicazioni su segnalazione, tracciamento dei contatti e gestione dei casi di monkeypox. In particolare viene consigliata la vaccinazione in alcuni casi:
In particolare, si legge, la vaccinazione post-esposizione (idealmente entro 4 giorni dall’esposizione) al virus del vaiolo delle scimmie “può essere presa in considerazione per contatti a rischio più elevato come gli operatori sanitari, compreso il personale di laboratorio, previa attenta valutazione dei rischi e dei benefici. L’adozione di contromisure di tipo medico farmacologico, inclusi specifici antivirali – si spiega – può essere presa in considerazione nell’ambito di protocolli di uso sperimentale o compassionevole, in particolare per coloro che presentano sintomi gravi o che possono essere a rischio di scarsi risultati, come le persone immunodepresse”.
Nella circolare si legge anche come in specifici contesti ambientali ed epidemiologici, sulla base delle valutazioni delle autorità sanitarie, potrebbe essere richiesta l’applicazione di misure di quarantena.
Come sottolineano i centri europei per il controllo delle malattie le persone infette dovrebbero rimanere isolate fino alla caduta delle croste e in particolare dovrebbero evitare contatti ravvicinati con persone immunosoppresse e animali domestici. “I contatti stretti dei casi di vaiolo delle scimmie dovrebbero auto-monitorarsi per lo sviluppo dei sintomi per 21 giorni dopo l’ultima esposizione”, sottolinea l’Ecdc.
Il ministero della Salute avverte anche che un possibile contagio potrebbe coinvolgere gli animali di compagnia che vivono in casa con noi. Un rischio che gli esperti vorrebbero in tutti i modi debellare sul nascere per evitare che il virus diventi endemico tra gli animali. La circolare spiega che a seconda del tipo di contatto con una persona risulta contagiata dal vettore virale responsabile della monkeypox, può essere chiesto di auto-monitorarsi per la febbre o altri sintomi (mal di testa, mal di schiena, eruzione cutanea da causa sconosciuta) per 21 giorni dall’ultima esposizione. In caso di comparsa di sintomi, segnalazione tempestiva al Dipartimento di Prevenzione e al medico curante, autoisolarsi e evitare i contatti stretti compresa l’attività sessuale.
In particolare non danno luogo a un contatto stretto una “breve interazione sociale” magari con colleghi di lavoro che non condividono la stessa stanza, così come persone che condividono attrezzature per fitness o la stessa sauna o bagno. Neppure una serata in compagnia magari al bar o al ristorante costituirebbe un particolare rischio. In tal caso può essere richiesto di automonitorarsi per 21 giorni dall’ultimo contatto con un paziente o con i suoi materiali contaminati durante il periodo infettivo e avvisare l’autorità sanitaria se compaiono mal di testa, febbre, brividi, mal di gola, malessere, astenia, mialgia, mal di schiena, eruzione cutanea e linfoadenopatia.
Sono invece identificati come contatti stretti (e pertanto potrebbe essere richiesta la quarantena) i partner sessuali di una persona risultata infetta, così come i conviventi o coloro che condividono lunghi periodi in posti al chiuso. Ovviamente ad alto rischio sono coloro che sono entrati a contatto con il liquido delle pustole.
Come spiega la circolare i poxvirus della malattia del vaiolo mostrano una straordinaria resistenza all’essiccazione e una maggiore tolleranza alla temperatura e al pH e pertanto i materiali provenienti da pazienti infetti (ad esempio, croste cutanee) o fomiti (ad esempio, lenzuola) rimangono infettivi per lungo tempo. Nonostante queste caratteristiche, i poxvirus sono sensibili ai comuni disinfettanti. La pulizia della stanza in cui ha soggiornato un caso di MPX deve essere effettuata senza sollevare molta polvere o provocare la formazione di aerosol con normali prodotti per la pulizia, seguiti da una disinfezione con ipoclorito di sodio (NaClO) allo 0,1% (diluizione 1:50, se si usa candeggina domestica, di solito a una concentrazione iniziale del 5%). Occorre prestare particolare attenzione alle superfici e ai servizi igienici toccati di frequente. Gli indumenti e la biancheria contaminati devono essere raccolti e lavati a cicli di 60°C. “Si raccomanda di utilizzare attrezzature monouso per la pulizia (panno, spugna, ecc.), se non sono disponibili devono essere posti in una soluzione disinfettante efficace contro i virus o in ipoclorito di sodio allo 0,1%. Se non è disponibile nessuna delle due soluzioni, il materiale deve essere eliminato. Garze o altro materiale imbevuto di liquido di lesione o contenente croste provenienti dal caso di MPX devono essere preferibilmente gestiti in una struttura sanitaria come rifiuti speciali”.
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25 Maggio 2022, 19:09