Variante centro storico, le criticità | I dubbi degli ordini professionali

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18 Marzo 2015, 05:11

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CATANIA – Non una bocciatura ma quasi. Sicuramente una richiesta di modifiche e nemmeno troppo lievi. La variante urbanistica al centro storico, presentata dall’amministrazione comunale alla città per ricevere suggerimenti ed osservazioni al fine, poi, di redigerne una il più possibile condivisa, suscita parecchi dubbi. Non solo tra le associazioni civiche o di categoria, che avevano espresso alcune perplessità in ordine al alcuni punti, ma tra gli addetti ai lavori, architetti, ingegneri, costruttori che, entrando maggiormente nel merito, sembrano aver scovato alcuni aspetti che proprio non andrebbero. E di cui la Giunta comunale, nella fase della discussione che poi dovrebbe portare al documento definitivo da inviare al Consiglio comunale, dovrà tenere conto. Soprattutto perché le osservazioni sono avanzate da chi, materialmente, dovrà rendere concreto quanto scritto sulle tavole.

Il primo appunto mosso dagli ordini professionali è relativo all’area interessata dalla variante, che non sarebbe estesa alla totalità della perimetrazione comunale che individua, di fatto, nello strumento urbanistico vigente, il centro storico (composta dalle Z.T.O. “A”, “B”, “A1” + San Cristoforo), ma si limita alla sola Z.T.O. “A”. Le norme relative alle restanti zone denominate “A1”, “B”, e “San Cristoforo”, sono rinviate all’adozione di successivi interventi urbanistici non ancora chiaramente pianificati.

Premessa. Insomma, parte del centro storico, tra cui San Cristoforo, sarebbe escluso dalla variante e la riqualificazione rimandata a strumenti successivi di cui, però, non si sa nulla. Non solo. Gli ordini evidenziano anche come, proprio nella zona A, la più estesa di quelle incluse nella dicitura “centro storico” – costituita da circa 433 isolati e da più di 6.000 unità edilizie – secondo l’Istat vi vivrebbe una popolazione di 25.706 abitanti mentre le volumetrie esistenti, “superiori a 8 milioni di metri cubi”, scrivono, permetterebbero di insediare 56 mila abitanti. Insomma, evidenziano come non serva nemmeno un grammo di cemento in centro, quanto piuttosto recuperare l’esistente e favorirne l’occupazione.

Coerenza con gli obiettivi perseguiti. Secondo gli ordini, gli obiettivi annunciati nella premessa “benché risultino essere individuabili in qualche modo tra quelli ipotizzati dai redattori della Variante già citati in premessa – evidenziano – non sembrano essere perseguibili mediante l’attuazione del contenuto dello strumento in questione”. Sarebbero numerosi, dunque, “gli aspetti contrastanti con gli obiettivi perseguiti e con la codificazione di regole non autonomamente interpretabili”. Inoltre, alcuni elaborati risulterebbero poco chiari e “a volte addirittura contrastanti (tra loro o con la vigente normativa regionale e nazionale) circa le modalità di conseguimento dei risultati prefigurati e l’attuazione delle disposizioni”.

Perimetrazione della Zona “A” di centro storico. Sulla perimetrazione gli ordini sono fortemente critici. Innanzitutto per via della mancata modifica del perimetro della zona A che avrebbe potuto includere ciò che, al tempo del Piano Piccinato, non era considerato centro. Secondo gli ordini, sarebbe stata scelta più coerente il modificare il perimetro della Zona “A” del P.R.G. vigente in maniera tale da omogeneizzarlo inglobando in esso tutti quei fabbricati che per ubicazione, caratteristiche e tipologia sono ritenuti a pieno titolo appartenenti al tessuto della città storica dalla competente Soprintendenza, a prescindere dalla perimetrazione originaria del vigente P.R.G.. Un esempio su tutti, l’isolato che al limite di Piazza Trento, è delimitato dalle strade Viale XX Settembre, Via Guglielmo Oberdan, Via Pietro Toselli e Via Grotte Bianche: risulta escluso dalla perimetrazione di Zona “A” della variante ma è perimetrato come centro storico dalla competente Sovrintendenza.

Corrispondenza tra le categorie degli interventi previsti. La variante sarebbe poco chiara cosa che potrebbe generare confusione “che lascia ampio margine di arbitrarietà al tecnico istruttore che dovrà valutare i singoli interventi che si attueranno”. Questo in relazione alle norme inserite nella variante che difetterebbero di coerenza.

Necessità di acquisizione del parere della competente Soprintendenza. Non sempre serve, secondo gli ordini, ma solo in caso di edifici di pregio, vincolati o di particolare importanza storica e artistica. Da qui la richiesta di rendere omogeneo e coerente il contenuto degli articoli.

Metodologie di intervento: interventi indiretti. È questa una delle osservazioni più interessanti. Il non aver incluso, all’interno della variante, alcuni isolati che si trovano all’interno della Zona A, rimandando di fatto la loro riqualificazione a strumenti urbanistici attuativi, di iniziativa pubblica o privata “delegando così l’intervento su zone specifiche, per il bene delle quali sarebbe opportuno procedere con immediatezza con azioni decisive e risolutrici, alla redazione di Piani di Recupero ed all’individuazione dei cosiddetti Comparti di ristrutturazione urbanistica, ambiti che seppur inseriti in centro storico possono essere in parte o totalmente interessati da interventi di trasformazione per comparto”.

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Per quanto riguarda i Piani di Recupero, gli ambiti individuati sono le zone: Antico Corso, Lumacari, Palestro-Fortino, Civita e San Berillo. “Rimandare a strumenti urbanistici attuativi ancora da redigere la risoluzione dei problemi delle zone più degradate del centro storico cittadino, appare solo come un posticipare a data da destinarsi la pianificazione di interventi di fatto urgenti e necessari”.

Un esempio su tutti è la “Civita”: secondo gli ordini professionali, nonostante il degrado e la necessità di intervenire a livello strutturale, presenta di fatto una propria uniformità del tessuto ed un carattere unitario ed è il quartiere che costituisce oggi il cardine della ricucitura del rapporto tra la città e il porto e, quindi, tra la città e il mare. “Recuperare una realtà simile – continuano – dovrebbe avere priorità immediata e non essere rimandata a future pianificazioni”.

Assenza di incentivi e complicazioni procedurali. La Variante, secondo architetti, ingegneri e Ance, risulta del tutto priva di un programma di incentivi preventivamente stabilito, chiaro e da associare, nelle singole categorie di incentivo, ad ogni tipologia di intervento. Non sono individuabili nella Variante agevolazioni come sgravi sulle tasse comunali per gli interventi di riqualificazione dei prospetti; sgravi sulle tasse comunali per gli interventi che riguardano la eliminazione o la riduzione della vulnerabilità sismica degli edifici; sgravi sulle tasse comunali per gli interventi che riguardano le opere di manutenzione dei tetti; sgravi sulle tasse comunali per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici; sgravi sulle tasse comunali per gli interventi su aree dismesse da destinare a parcheggi e verde pubblico; sgravi sulle tasse comunali per gli interventi di iniziativa privata su immobili pubblici dismessi per utilizzi rivolti alla comunità locale (asili, ludoteche, laboratori di arti e mestieri, centri per attività culturali, ricreative, di aggregazione e sportive). Non vi sarebbe incentivazione al recupero della funzione residenziale del centro storico.

Previsioni di ZTL. Secondo gli ordini le zone a traffico limitato andrebbero estese anche alle aree di primario interesse monumentale come, ad esempio, la zona del Monastero dei Benedettini e del Castello Ursino che, nell’attuale previsione, risultano escluse.

Totale assenza di accorgimenti mirati alla progettazione sostenibile. Il corpo normativo della Variante in questione, risulterebbe totalmente privo di linee di indirizzo, accorgimenti e previsioni mirati all’adozione di soluzioni innovative, a basso impatto economico, finalizzate alla promozione di un modello di recupero e sviluppo del centro storico basato sulla salvaguardia dell’ambiente e sulla tutela della salute del cittadino.

“La nostra è una richiesta di modifiche su alcuni aspetti – evidenzia Santi Cascone, presidente dell’Ordine degli Ingegneri. Non si tratta di una bocciatura – aggiunge – ma di chiarire alcuni aspetti e specificarne altri”. Una buona analisi della situazione, secondo Giuseppe Scannella, presidente dell’Ordine degli Architetti, che necessita di alcune migliorie. “Vi sono una serie di aspetti da migliorare proprio per aderire ai principi che hanno spinto l’amministrazione a fare la variante – afferma. Abbiamo segnalato alcune criticità – aggiunge – ad esempio relative alla compatibilità con la sicurezza sismica di alcune previsioni o l’assenza di incentivi”.

 

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18 Marzo 2015, 05:11

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