22 Dicembre 2021, 20:42
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PALERMO – Cinque milioni di tagli ai Comuni anziché dieci: la scure diventa cesoia ma la ferita c’è. Rotto della cuffia: con un mesetto di ritardo, l’Ars approva le variazioni di bilancio che adesso sfiorano, nel calendario compresso di Sala d’Ercole, l’approvazione dell’esercizio provvisorio. Un semaforo verde che segue un arancione praticamente flash, con il frettoloso esame da parte delle commissioni di merito e poi della commissione Bilancio, costrette a esitare il testo nel giro di due giorni. A tenere banco è il taglio paventato di dieci milioni di euro ai Comuni (alla fine ridotti, con il fiato corto, a cinque) come ampiamente annunciato dalla nuvolaglia d’Aula del giorno prima e dagli emendamenti – quelli ammessi, inerenti al testo del ddl; gli altri tutti nel mazzo, accantonato, degli aggiuntivi – del capogruppo Pd Giuseppe Lupo, degli esponenti del Movimento 5 stelle e di Pippo Laccoto di Iv. Alla fine se ne raggranellano cinque, di milioni.
Al fotofinish passa anche il mini-emendamento proposto dall’assessore Gaetano Armao per la manutenzione straordinaria della copertura della tribuna dello stadio ‘Barbera’ di Palermo, 200mila euro, chiesta dalla Federcalcio e “condizione indispensabile – dice Armao – per non perdere la partita decisiva degli azzurri in chiave qualificazione mondiale, in programma il 24 marzo”. Restano fuori indennità e rimborsi chilometrici per i talassemici, 415mila euro: la polemica è servita, fra gli altri con il dem Nello Dipasquale che accusa Armao e il governo. Dichiarato inammissibile, con altra polemica (la accende il pentastellato Di Paola) l’emendamento che avrebbe dovuto finanziare e accompagnare la fuoruscita dei percettori di reddito minimo di inserimento. Saltano pure 720mila euro – se ne lamenta stavolta Angela Foti di Attiva Sicilia – destinati ai pensionati Asi. Passa l’emendamento dell’assessore al territorio Toto Cordaro sull’allargamento della platea dei Comuni in graduatoria per i finanziamenti per i Piani urbanistici generali con un incremento di un milione di euro, accolto dal gradimento bipartisan: “Condividiamo in pieno – dice Giampiero Trizzino, deputato 5 Stelle – le richieste dei Comuni, che passano da 11 a 57, sono tante e vanno soddisfatte”.
Le somme stanziate per gli enti locali ammontano a 330 milioni, dieci in meno rispetto allo stanziamento dello scorso anno, 340. Qui Laccoto lancia la propria idea: “Trovare qui e adesso i dieci milioni – dice – non è né un emendamento aggiuntivo, né costa un euro di più. Si può attingere dai fondi stanziati dall’articolo 10 di questo testo, che prevede la chiusura del contenzioso, per una somma di oltre 12 milioni, fra Sicilia Digitale e i vecchi soci Accenture ed Engineering. Somma che potrà essere recuperata in sede di approvazione dell’esercizio provvisorio”. Di avviso analogo i Cinquestelle Nuccio Di Paola e Luigi Sunseri, e Antonello Cracolici del Pd, “a meno che – stuzzica Sunseri – il governo non intenda espressamente, per scelta politica, decurtare i fondi ai Comuni in un momento di affanno come questo”. L’assessore all’Economia Armao, presente nei banchi del governo insieme con altri colleghi di giunta e, soprattutto, il presidente della Regione Nello Musumeci, risponde che “la chiusura del contenzioso ha importanza vitale per la sopravvivenza stessa di Sicilia Digitale, con i conti bloccati ed esposta da un giorno all’altro, se non si paga, a istanze di fallimento”. Di Paola, “sensibile al rischio che a breve Sicilia Digitale non avrebbe neppure la liquidità per pagare gli stipendi”, comunque rilancia: “I soldi per i Comuni vanno trovati”. E gli uffici vengono reinvestiti, a seduta aperta, della caccia ai milioni spariti, nel fondo del barile.
Armao, in più, fa notare che i fondi destinati alla composizione del contenzioso derivano dall’omonimo fondo, mentre Cracolici e Sunseri fanno notare come la faccenda non sia affatto pacifica, stante l’emendamento del governo che fa riferimento non ai contenziosi ma alla manutenzione. Il presidente della Commissione Bilancio Riccardo Savona, mentre il Pd con Lupo invita a fare “ulteriori approfondimenti per fare il massimo sforzo per il Comuni”, propone una soluzione che sta, per adesso, nel mezzo: “Vanno restituiti almeno i cinque milioni tolti per sostenere l’emergenza idrica ad Agrigento, e ciò può essere fatto riaprendo le liste per i contributi ai Comuni che redigano i nuovi strumenti urbanistici, facendo slittare le graduatorie a un momento precedente”. Fatto, appunto. Mancherebbero ancora 133 mila euro 694 euro e 47 centesimi per fare cifra tonda, Miccichè chiama l’Aula ad assentire sull’ulteriore prelievo a valere sull’articolo 9 dello stesso testo di variazioni, che riguarda i dissalatori Il capogruppo 5 Stelle Di Caro insiste sui “dieci milioni o niente”. Miccichè fa appello ad afferrare al volo i cinque milioni di pannicelli caldi, e Angela Foti annuncia il voto favorevole suo e del suo gruppo. Savona rilancia: “Le somme, e qui mi rivolgo direttamente a Musumeci, andranno recuperate alla prima occasione, stanziando 345 milioni anziché 340”. Laccoto annuisce, Di Paola pure, sottolineando “l’impegno che ha permesso di trovare almeno questi cinque milioni”. Vada per i cinque milioni e per il pagherò sugli altri cinque. Il presidente Nello Musumeci prende la parola e promette “ulteriori risorse, oggi purtroppo non quantificabili, per i Comuni”. Sui Consorzi di bonifica (900 mila euro per quello di Ragusa; 2,5 milioni per quello di Palermo per bloccare un salatissimo contenzioso) risponde a Di Paola che aveva lanciato l’allarme: “Tornino ai legittimi proprietari che sono gli agricoltori, basta commissariamento. Faccio appello al Parlamento perché discuta presto la legge di riforma”. Sunseri lo attacca: “Soltanto parole da campagna elettorale, i soldi sono stati oggettivamente tolti ai Comuni”.
L’Assemblea riesce ad avvitarsi sulla norma che prevede una variazione di 1.300 euro (milletrecento, sic) per un corso sulla Polizia municipale. Le ironie e i più seri appunti tecnici si sprecano: Di Paola ne propone la soppressione, Cracolici nota come “si tratti tecnicamente di un debito fuori bilancio con un’Iva spropositata: qui leggo di una fattura complessiva di 1295 euro con 522 di Iva. Una nuova aliquota del 40%?”. Armao non nasconde “un certo imbarazzo nel difendere una norma simile in questa sede. Ma esiste un’indicazione precisa da parte degli uffici”. L’erroraccio viene corretto – si trattava di due distinte fatture e l’indicazione sull’Iva era sbagliata – e la norma, ovviamente, passa. Scintille anche attorno al falò perenne degli ex Asu, per i quali le somme di sopravvivenza sono state trovate ma facendo riferimento, nota ancora Di Paola, a una norma, l’articolo 36 della finanziaria impugnato da Roma, che non vorrei inficiasse pure questo provvedimento”. Armao lo rassicura: “Siamo al riparo, chiediamo solo la proroga e non la stabilizzazione”; mentre Lupo ne fa questione di principio: “Il riferimento va mantenuto per far capire che l’Ars si oppone fieramente e continua a combattere per la stabilizzazione”.
L’incremento di 4 milioni 250 mila euro per finanziare la riduzione del 50% dei canoni di concessione demaniale prevista dalla finanziaria, è tappeto di ring fra il dem Nello Dipasquale e l’assessore al Territorio Toto Cordaro, accusato di averci messo una pezza dopo che i fondi non erano stati reperiti per mesi e che ad alcuni concessionari “sono stati chiesti canoni al 100%”. Circostanza smentita da Cordaro, che afferma di aver “incontrato i sindacati dei balneari soltanto ieri. Se così fosse, sarebbe un reato. E se qualcuno ha versato la somma integralmente, gli verrà restituita o imputata all’anno prossimo”.
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