Vasari nel mirino del racket | La minaccia dopo la reazione

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24 Giugno 2014, 20:03

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PALERMO- “Perché lui è pillicusu”, dicevano Gregorio Palazzotto e Calogero Ventimiglia di Gaetano Vasari, ex giocatore del Palermo. Non erano due clienti troppo pretenziosi. Erano uomini del racket del clan di Resuttana, arrestati nel blitz Apocalisse. Ha smesso la maglia rosanero da anni. La meravigliosa ala destra del Palermo dei picciotti, quelli buoni, di mister Arcoleo adesso sta dietro la cassa di un panificio. Con i soldi guadagnati grazie al pallone Tanino Vasari ha aperto il negozio ‘Caldopane’ in via Alcide De Gasperi, a pochi passi dallo stadio Barbera che tante volte lo ha visto protagonista prima di approdare alla Sampdoria. E gli uomini del pizzo si sono fatti sotto. Si erano già presentati nel suo negozio già nel 2010. Allora disse di non avere subito danneggiamenti, ma ammise di avere ricevuto la visita dei picciotti di Resuttana. Volevano un’offerta per i detenuti e Vasari, temendo ritorsioni, gli diede mille euro. Gli esattori sono tornati alla carica nel dicembre 2012. “Domani glielo mando…dal signor Vasari?”, chiedeva Calogero Ventimiglia.

Bisognava, però, cambiare approccio. Le indicazioni sul modus operandi vengono fuori da un’altra conversazione intercettata. Stavolta fra Domenico Palazzotto, cugino di Gregorio, e Nicola Di Maio: “Lunedì noi altri che ci stiamo ad aspettarlo io penso che all’una e mezza… penso che questo esce giusto? Ci deve andare a mangiare… o esce per andare a fare qualche cosa…”. Ci voleva prudenza vista la reazione avuta da Vasari nel corso di un precedente incontro: “Lunedì lo maltrattiamo… perché si è voltato un po’… la fortuna sua è stata che c’era il forno pieno di persone… perché sarei girato dal bancone…”. Da allora le cimici non hanno più registrato incursioni degli uomini del pizzo nel panificio di Vasari. L’estorsione è rimasta solo tentata, scrivono i pubblici ministeri, “vista la ferma reazione della vittima”.

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24 Giugno 2014, 20:03

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