19 Maggio 2013, 13:17
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AOSTA – “Quel quaderno probabilmente non è l’agenda rossa di Paolo Borsellino. Ma questo lo accerteranno le indagini”. Lo ha dichiarato il pm di Agrigento Salvatore Vella – in un incontro sulla legalità organizzato a Sarre (Aosta) dal movimento politico Alpe – in merito al fotogramma pubblicato ieri da Repubblica. “Non si capisce perché doveva andare a citofonare” alla madre “con l’agenda in mano”. E poi è “veramente difficile pensare che l’esplosione che gli strappò via braccia e mani risparmiò un’agenda di carta”.
In questo senso “i primi intervenuti sul posto hanno accertato che le armi di tutti gli uomini di scorta di Borsellino, tranne uno che è rimasto vivo perché restò all’interno di una Croma blindata, esplosero per autocombustione, per il calore dell’esplosione. Le armi, cioé le pistole, le cartucce all’interno, esplosero”, ha sottolineato Vella. “L’immagine che ha fatto vedere Repubblica è un quaderno con un copertina rossa affianco a un cadavere che non ha più gli arti inferiori e parte del volto che non è Borsellino. Perché Borsellino, quando esplode l’autobomba sotto casa di sua madre in via d’Amelio, muore sul giardino di fronte l’ingresso con il volto quasi integro”, ha ricordato il sostituto procuratore, aggiungendo: “Vi sono dei fotogrammi, diversi fotogrammi anche dei vigili del fuoco, che fanno un primo piano sul volto di Borsellino che sembra quasi sorridente. E al cadavere di Borsellino, al corpo di Borsellino, vengono strappati via gli arti, sia le braccia che le gambe. Quindi quello che rimane d Borsellino in realtà è il dorso bruciato, con il volto. E sembra estremamente difficile che se Borsellino avesse avuto in quelle mani, che non ci sono più, fra quelle braccia, che non ci sono più, un’agenda di carta, questa sia sopravvissuta a quell’esplosione”.
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19 Maggio 2013, 13:17