Ventidue anni di carcere| per gli estorsori “porta a porta”

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19 Luglio 2010, 17:42

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“Porta a porta”. Così era stata definita l’operazione che ha portato alla condanna per estorsione di tre esponenti del racket palermitano. Pietro Abbate, 48 anni, condannato a 8, avrebbe preso il comando della famiglia mafiosa di “Palermo centro” dopo l’arresto del fratello Luigi, conosciuto in Cosa nostra come “Ginu ‘u mitra”; 7 anni per Filippo Burgio, 38 anni, anche lui ritenuto affiliato della famiglia del centro storico e per Francesco Paolo Lo Jacono, 31 anni, che apparterrebbe alla cosca di “Ballarò”. L’accusa è stata rappresentata dal procuratore aggiunto Ignazio De Francisci e dai sostituti Roberta Buzzolani e Caterina Malagoli, che raccolsero la denuncia dell’imprenditore Giuseppe Anselmo. La sua impresa si era aggiudicata l’appalto di ristrutturazione della rete fognaria della città. Attraverso le telecamere nascoste sono state filmate le richieste di pizzo, avvenute proprio a ridosso della Pasqua.

Assieme agli arresti, i carabinieri hanno effettuato alcune perquisizioni. Nell’abitazione di Filippo Burgio è stato trovato un libro mastro delle estorsioni, compiute da quegli uomini che avrebbero fatto capo al giovane Gianni Nicchi, ai tempi ancora in libertà. Il gup Marina Petruzzella ha inoltre condannato gli imputati al pagamento di 7.000 euro complessivi, oltre alla provvisionale di 65.000 euro alle parti lese, e 10 mila euro a ciascuna delle parti civili: le associazioni Addio Pizzo, Libero Grassi e Pio La Torre. Avviato infine un programma di protezione per l’imprenditore Anselmi, in quanto testimone di giustizia.

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19 Luglio 2010, 17:42

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