Ventitrè anni fa veniva ucciso| il ‘giudice ragazzino’

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21 Settembre 2013, 13:02

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AGRIGENTO – Sono passati 23 anni da quel tragico 21 settembre del 1990, quando perdeva la vita per mano della mafia il giudice di Canicattì Rosario Livatino, il ‘giudice ragazzino’ come lo chiamò l’allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga. Il legame tra quel giudice ucciso e la terra agrigentina è però indissolubile e va oltre la mafia e gli assassini che uccisero senza scrupoli, la dimostrazione di questo affetto è nella partecipazioni alle manifestazioni di commemorazione quando un commando uccideva il giudice canicattinese Rosario Livatino.

Proprio nel luogo dell’agguato, il viadotto Gasena sulla strada statale 640 è stato il luogo in cui questa mattina si sono riunite varie associazioni antimafia, rappresentanti della politica agrigentina e gente comune per ricordare quel giudice che stava percorrendo quella strada per recarsi in tribunale quando fu accostato e poi ucciso brutalmente mentre cercava di fuggire tra i campi adiacenti la strada. Varie corone d’alloro sono state deposte sul luogo dell’agguato mafioso.

Da quel giorno Rosario Livatino rivive nei ricordi della gente, nel ricordo del papa Giovanni Paolo II che lo definì “Martire della giustizia e, indirettamente, della fede; nei ricordi delle due donne che dicono essere guarite dalla leucemia dopo aver visto in sogno l’immagine del magistrato Livatino. Questo accostamento alla fede ha fatto si che sia stato un processo per portare alla beatificazione del giudice ragazzino. Celebrazioni questa mattina anche nella chiesa di San Domenico di Canicattì dove, grazie all’iniziativa delle associazioni “Tecnopolis” ed “Amici del Giudice Rosario Angelo Livatino”.

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Le dichiarazioni. “Il 21 settembre 1990 veniva assassinato Rosario Livatino. Nel ventitreesimo anniversario di quel drammatico giorno desidero ricordarne il sacrificio e rinnovarne la memoria”. Così il Presidente del Senato, Pietro Grasso, in una dichiarazione.

“Rosario Livatino è stato barbaramente ucciso per difendere i nostri valori più importanti e punire il suo impegno per la giustizia e contro la criminalità  organizzata. Egli ha pagato con la vita l’amore per la verità, il rispetto per l’etica professionale, il rifiuto della corruzione e la resistenza alle pressioni ambientali. Il ricordo suo e del grande lavoro svolto nella sua pur così breve vita sono ancora oggi da esempio e sprone non solo per i colleghi magistrati e le forze dell’ordine, ma anche per tutti i cittadini onesti”.

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21 Settembre 2013, 13:02

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