Cronaca

La morte di Vera e il “cocaetilene”: sarà battaglia in Corte d’assise

di

22 Novembre 2024, 05:01

3 min di lettura

RAMACCA (CATANIA) – Avrebbe ingerito cocaina e alcolici. È ciò che emerge dagli esami effettuati sul corpo di Vera Schiopu. La 25enne moldava venne trovata strangolata a morte in una campagna di Ramacca, il 19 agosto di un anno fa.

Per la morte di Vera sono a giudizio, accusati di concorso in omicidio, il fidanzato oggi 34enne, il rumeno Georghe Ciprian Apetrei, che è accusato anche di maltrattamenti ai danni della ragazza. E un amico di lui, Costel Balan. Ora si è aperto il processo in Corte d’assise a Catania. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Alessandro e Michela Lapertosa.

Il processo

Il principale imputato è Apetrei, mentre Balan – che peraltro era stato tirato fuori pure dall’inchiesta dal Riesame ed è imputato a piede libero – è accusato di averlo in qualche modo aiutato. L’assunzione di cocaina e alcolici da parte della vittima, di fatto, apre a una battaglia di perizie.

Da una parte i consulenti dei pubblici ministeri Alberto Santisi e Alessandro Di Fede, della Procura di Caltagirone, hanno sostenuto che Vera fosse troppo ubriaca per essersi suicidata. Dall’altra i consulenti della difesa sostengono una tesi opposta.

Il “cocaetilene”

È proprio il consulente degli avvocati ad aver evidenziato che l’assunzione della cosiddetta  “cocaetilene” – un mix di cocaina e alcolici – è diffusissima nei casi di suicidio. Del resto uno studio realizzato da un gruppo di ricercatori canadesi, pubblicata dall’università del Quebec, ha definito “i consumatori di cocaina” come uno dei gruppi a maggior rischio di suicidio.

Peraltro, sempre secondo i consulenti della difesa, la posizione in cui sarebbe stata trovata Vera sarebbe compatibile con una forma di impiccagione molto diffusa, per cui non ci vorrebbe alcuna forza. È una tesi, che dovrà essere oggetto di valutazione, di confronto, di eventuali perizie e comunque – va evidenziato – del giudizio della Corte.

Articoli Correlati

La morte di Vera

In un processo penale, per citare una definizione quasi “scolastica”, i giudici vengono ritenuti “periti dei periti”, spettando a loro ogni verdetto finale. In questo caso a decidere sarà una giuria. Il processo si è aperto ed è già entrato nel vivo.

Il prossimo 12 dicembre deporrà il sottufficiale dell’Arma che coordinò i primi rilievi. Per l’accusa la ragazza sarebbe stata vittima di un brutale femminicidio. Apetrei è tuttora detenuto dal giorno dell’omicidio. Balan invece è libero dal pronunciamento del Riesame. E il suo legale in aula aveva chiesto al gup il non luogo a procedere.

L’accusa

Intanto c’è il processo. E c’è da credere che sarà un processo lungo, considerato che si parte da un faldone dell’accusa di oltre mille pagine. È stata un’indagine intricatissima. L’ipotesi della Procura è che Apetrei, con l’aiuto di Balan, abbia ucciso Vera e poi simulato il suicidio impiccandola.

Immediatamente si notarono delle ferite sul corpo di Vera non compatibili, così sostennero i carabinieri, con la tesi che si fosse suicidata. Decisiva, per l’accusa, fu la relazione autoptica, che non alleggerì per nulla le accuse a carico dei due, nonostante, va ribadito, Balan avrebbe prodotto un alibi.

Apetrei non ha mai fornito una sua versione dei fatti. Le sue ultime parole, rivolte all’amico, sono state: “L’ho trovata così“. C’è infine ancora oggi il giallo relativo alle chat in lingua moldava di Vera, alla presenza di un terzo uomo sulla scena del delitto, che figurerebbe anche in alcuni atti dell’inchiesta.

Pubblicato il

22 Novembre 2024, 05:01

Condividi sui social