30 Agosto 2022, 16:07
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PALERMO – “Per anni siamo state viste con diffidenza. La gente non credeva alla nostra triste storia. Facciamo conoscere Vincenzo Spinelli alle giovani generazioni”. Lo racconta a Live Sicilia, Valeria Spinelli, figlia (insieme alla sorella minore Tiziana) dell’imprenditore Vincenzo, ucciso dalla mafia il 30 agosto 1982. Spinelli era titolare della Valtiz (impresa di tessuti che rimanda ai nomi delle sue figlie che persero il papà quando avevano rispettivamente 17 e 14 anni, ndr).
Oggi, a quarant’anni da quel triste giorno, Valeria, davanti ad un caffè di uno dei bar del centro di Palermo, con una voce rotta dall’emozione e con una straordinaria tenacia e dolce umanità mi racconta la tragica storia che ha cambiato la sua vita, quella di sua sorella e di sua mamma Giuseppa Palisi, donna che quel caldo giorno di agosto vide morire trucidato accanto a lei il suo compagno di una vita.
Spinelli firmò la sua condanna a morte, dopo aver riconosciuto e fatto arrestare Girolamo Frusteri, malvivente che aveva rapinato qualche giorno prima la sua attività. Frusteri non era uno qualunque, poichè considerato vicino ai boss Pino Savoca e Masino Spadaro.
“Mio padre è stato ucciso – racconta Valeria – perché si è rifiutato di pagare il pizzo. Così, cominciarono gli atti intimidatori. Prima le rapine, poi le lettere anonime, le minacce di rapimento e infine l’omicidio. Mio padre credeva nella giustizia ed aveva sempre denunciato il malaffare”.
Il primo processo guidato dal magistrato Roberto Scarpinato si chiuse nel 1992. Ancora gli assassini di Spinelli, non avevano un nome. La magistratura sancisce però che Spinelli è una “presunta vittima di mafia”.
Ma le figlie della vittima non ci stanno. Così, incontrano il pm Guido Lo Forte e Ignazio De Francisci, entrambi storici componenti del pool antimafia di Palermo (Il gruppo di magistrati impegnati contro la mafia in Sicilia, che portò all’istituzione del Maxiprocesso di Palermo). Nel frattempo i collaboratori di giustizia Francesco Di Carlo e Francesco Onorato cominciano a parlare dell’omicidio Spinelli.
Inizia così un altro processo che nel dicembre 1998 riconoscerà ufficialmente Vincenzo Spinelli, vittima di mafia e che porterà alla condanna a sedici anni di reclusione di Francesco Onorato (diventato nel frattempo collaboratore di giustizia). Gli altri imputati: Salvatore Lo Piccolo, e poi Michele Micalizzi, Nino Porcelli saranno assolti perché le dichiarazioni di Onorato “non hanno avuto sufficienti riscontri”. L’altro impuntato, Rosario Riccobono, suocero di Micalizzi, è stato invece ucciso dalla mafia prima della sentenza.
“Per molti anni – racconta Valeria Spinelli – la gente ci riteneva pazzi. Non eravamo creduti, perché papà non era stato riconosciuto come vittima di mafia. La gente vicina agli ambienti malavitosi si faceva beffa di noi e le persone oneste ci guardavano con diffidenza…”
Valeria parla del padre come di “un uomo buono. Sempre disposto ad aiutare. Era allegro. Mi ricordo dice – che quando dei ragazzi di nostra conoscenza rimasero orfani di entrambi i genitori, lui li aiutò in tutto. Uno di loro, appena maggiorenne entrò a lavorare alla Valtiz. L’unica volta in cui l’ho visto pensieroso è stata proprio nell’estate del 1982. Eravamo partiti per le ferie estive. Ma lui era preoccupato, quasi mentalmente assente. Molto probabilmente aveva già capito tutto…”
Andare avanti non è stato affatto facile. “Né dal punto di vista affettivo -dice Spinelli – né dal punto di vista economico. Ma, dopo aver metabolizzato in parte il lutto, ci siamo dovute rimboccare le maniche, così io e mia sorella abbiamo portato avanti l’azienda di papà, mentre mia mamma ha continuato ad insegnare. Quando siamo state riconosciute vittime di mafia io e mia sorella abbiamo preso servizio presso gli uffici della Regione Siciliana…’
“Mio figlio Tancredi – racconta la figlia di Vincenzo Spinelli – non ha mai conosciuto suo nonno. Lui ha soli 14 anni, frequenta il liceo classico con successo e sogna di diventare un medico. Qualche anno fa ho cominciato a parlargli del nonno. Lui è orgoglioso di essere nipote di Vincenzo Spinelli. Ha molti suoi ricordi che custodisce con cura e nei momenti di difficoltà chiede aiuto a lui in preghiera”.
Valeria ricorda che per mantenere viva la memoria, “negli anni la famiglia ha organizzato alcuni eventi. Nel 2018, anche grazie all’interessamento dell’ex consigliere della Lega Igor Gelarda e di un caro amico come Bruno Testa, abbiamo ricordato mio padre a Piazza Bologni. La manifestazione ha avuto molta risonanza mediatica e sono stati presenti moltissimi cittadini. Nel 2019, invece via Valderice, dove mio padre aveva alcune delle sue attività commerciali, diventa via Vincenzo Spinelli, anche grazie all’interessamento del dirigente alla toponomastica del Comune di Palermo Michelangelo Salamone. Nel 2021 lo scrittore Vincenzo Ceruso dedica a papà il suo volume ‘Come mafia non comanda’, edito da Di Girolamo. Per il quarantennale dell’omicidio, è stata organizzata una presentazione sempre del volume di Ceruso. L’evento (inserito dal Comune di Palermo nel programma dei festeggiamenti della 398esima edizione del Festino di Santa Rosalia) si è tenuto lo scorso 16 luglio presso il Bar Tabacchi Federico II”.
Ancora manca qualcosa però. “Adesso mi piacerebbe fare conoscere mio padre ai giovani e agli studenti, portando la sua storia dentro le scuole”.
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30 Agosto 2022, 16:07