Via D'Amelio, il sopravvissuto: "Le zone d'ombra ci sono ancora"

Via D’Amelio, il sopravvissuto: “Le zone d’ombra ci sono ancora”

Le motivazioni della Cassazione. Parla Antonio Vullo.
BORSELLINO QUATER
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“Le zone d’ombra ci sono ancora. Ci sono sempre state”. Antonio Vullo è un sopravvissuto. Lui c’era in via D’Amelio, quel giorno. Ebbe appena il tempo di dare un’occhiata allo specchietto e fu travolto dall’inferno. Non è facile essere i sopravvissuti di una simile violenza e ci vuole coraggio per andare avanti. Le cose del passato si sovrappongono alle cose del presente. Stai facendo la spesa e ti vengono addosso i sorrisi e gli occhi di Paolo Borsellino, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina. Sono sempre con te. A ogni anniversario di strage, a ogni sentenza, c’è sempre un giornalista che ti viene a cercare, che vuole sapere, perché tu sei la memoria. Ma quella memoria è fatta di carne, sangue e dolore. Che si rinnova.

Le motivazioni della Cassazione

Oggi sono arrivate e dunque sono leggibili le motivazioni della Cassazione nel processo ‘Borsellino quater’. Via D’Amelio fu una strage di mafia, ma ciò non toglie che c’era anche altro intorno alla scena.  “I dati probatori relativi alle ‘zone d’ombra’ possano al più condurre a ipotizzare la presenza di altri soggetti o di gruppi di potere (co)-interessati all’eliminazione di Paolo Borsellino, ma ciò non esclude il riconoscimento della ‘paternità mafiosa’ dell’attentato di Via D’Amelio e della sua riconducibilità alla ‘strategia stragista’ deliberata da Cosa Nostra, prima di tutto come ‘risposta’ all’esito del maxi processo”. Come dire: fu Cosa nostra ad agire in un contesto tragico di cui anche altri sarebbero stati ‘soddisfatti’. Ma non sappiamo chi fossero.

Le zone d’ombra

“Le zone d’ombra ci sono state sempre – dice Vullo a LiveSicilia.it – come ci sono ancora personaggi oscuri. Mi resta una grande amarezza perché ancora aspettiamo la vera verità. Via D’Amelio mi ha sconvolto la vita. Il dottore Borsellino e i miei colleghi erano grandi persone e meritavano tantissimo”. Un’altra testimonianza viene rilasciata all’agenzia Adnkronos: “C’è da sperare che un giorno si possa venire a scoprire tutta la verità, vogliamo sapere cosa accadde realmente, chi ha voluto l’uccisione del giudice”. E’ l’unico orizzonte possibile dei sopravvissuti a un dolore che ha incenerito gli altri: la verità. Quei volti sorridenti sono spariti per sempre.


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