“Via Fiumefreddo | Si azzeri la delegazione Pd”

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12 Aprile 2014, 19:51

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PALERMO – Hanno parlato. E questa, già di per sé, è una notizia. Ma l’incontro fra Davide Faraone e Fausto Raciti, che pochi minuti fa hanno annunciato insieme di aver trovato la quadra sulla candidatura alle Europee di Giovanni Fiandaca al posto del segretario del Pd, è solo un primo segnale di disgelo in un quadro generale, quello dei rapporti fra le anime dei democrat, che rimane teso. E Raciti non ne fa mistero. Ma il suo obiettivo è l’inquilino di Palazzo d’Orléans: “Crocetta – dice – non può pensare che io faccia uno o due nomi. La delegazione Pd nel governo dev’essere indicata da capo e Antonio Fiumefreddo dev’essere escluso dalla giunta. Altrimenti valuteremo provvedimento per provvedimento”.
Beh, però intanto un punto c’è: lei e Faraone avete scritto una nota insieme. Significa che vi parlate.
“Significa che parliamo, come succede in un partito”.
C’è stato un po’ di gelo, negli ultimi giorni.
“Noi abbiamo avuto posizioni diverse riguardo alla formazione della lista per le Europee, un dibattito nel quale la mia volontà era quella di tutelare l’autonomia di scelta del Pd siciliano e cercare di rappresentarlo al meglio. Il dibattito è stato anche molto duro. Adesso mi sento di esprimere un ringraziamento sentito ad Antonello Cracolici per la disponibilità che aveva dato. E vorrei fare una considerazione”.
Prego.
“La sua esclusione ha creato un precedente problematico”.
Quale?
“Che una candidatura votata dalla direzione regionale possa essere stralciata senza una ragione statutaria”.
Ecco, lo faccia capire anche a noi. Cosa è successo prima della direzione nazionale?
“Si è stabilito un legame secondo me improprio tra la candidatura di Antonello Cracolici e quella di Giuseppe Lumia. Una candidatura, quest’ultima, che però non è mai stata proposta alla direzione del Pd”.
Non è stata proposta. Ma lei era contrario.
“Rispetto a quella candidatura io avevo espresso una posizione, poi ratificata dagli organismi del partito, che non si basava su un fatto personale o su un semplice argomento statutario”.
Un attimo: è vero, lei aveva spiegato, anche su LiveSicilia, le ragioni della sua contrarietà. Ma se la candidatura non è stata proposta in direzione come hanno fatto gli organismi del partito a ratificarla?
“Io ho proposto un progetto di lista. L’ho fatto in conseguenza di un ragionamento politico spiegato con chiarezza nelle relazioni approvate in Assemblea e poi in direzione. La lista, poi, però, è stata cambiata in sede di direzione nazionale. E l’escluso ha pagato ingiustamente il prezzo di questa scelta. Una scelta che, per essere chiaro, io considero un errore”.
Ora arriva la sua rinuncia. Perché si chiama fuori?
“Perché essendo ancora aperto il dibattito regionale penso sia meglio così. È un dibattito dalla complessità evidente, ma tra poco, immagino, ci arriveremo”.
Perché è meglio così?
“Ho ritenuto di dover arrivare a quel dibattito non come un uomo di parte, schierato nella corsa per le preferenze e quindi sospettato, nelle proprie prese di posizione, di inseguire il consenso personale e non l’interesse generale. Voglio partecipare con la libertà di chi è fuori da questa contesa, di chi ha il ruolo e il dovere di tutelare l’unità del partito”.
Un ruolo che Crocetta sembra non riconoscerle. Ieri ha detto “Raciti rappresenta una parte”.
“Ecco, questa è una delle ragioni per cui ho ritenuto non opportuno candidarmi. Ma non voglio dribblare la sua domanda: è offensivo questo tipo di ragionamento. Crocetta con la composizione della giunta e l’assegnazione delle deleghe ha diviso il Pd sulla base di una logica correntizia. Io non sono d’accordo non perché uomo di una corrente esclusa, ma perché segretario del Pd”.
Ok, questo è chiaro. Quel che non è chiaro è quale sia la conseguenza che volete trarre.
“Prima della conseguenza c’è un fatto: troverà in aula un riflesso della spaccatura del Partito democratico. Crocetta fa dichiarazioni di apertura e nel frattempo assegna le deleghe. Dice di volere l’unità del Pd e parla con le correnti. Ha diviso il Pd: troverà in aula un partito diviso”.
E quindi la porta è chiusa?
“La normalità si può ripristinare solo se Crocetta riconosce l’autonomia del Partito democratico. La sostanza di questo partito non è una somma di correnti, e il rispetto dell’autonomia non è fare accordi con le singole correnti”.
Cosa deve fare Crocetta?
“Io credo che ci siano due questioni di fondo da affrontare. Una è il profilo complessivo della giunta. La presenza di Antonio Fiumefreddo è un elemento che ci preoccupa molto”.
Perché?
“Mi sembra che l’intervista di Nicolò Marino a LiveSicilia offra sotto questo profilo un quadro particolarmente preoccupante. Penso che i governi lavorino meglio nella chiarezza. È bene definire i ruoli che ciascuno ha da assessore e professionista, gli interessi che rappresenta, la linea politica che esprime. I governi democratici non possono coesistere con troppi elementi di ambiguità”.
Secondo punto.
“Io rivendico al Pd il diritto di indicare al governo una sua delegazione completa. Se l’aspettativa è che io dia uno o due nomi di area è un errore pensare che lo farò. Il Pd sia messo in condizione di ritrovare un modo per stare all’interno dell’area di governo e del governo medesimo. Questo rimpasto fatto così rende più debole il profilo del governo e più debole la sua presenza in aula”.
In che senso?
“È il primo rimpasto al termine del quale in maggioranza ci sono meno deputati rispetto a quanti ce ne fossero prima”.
È ipotizzabile un ingresso in giunta dell’onorevole Raciti?
“Assolutamente no. L’onorevole Raciti è parlamentare e segretario del Partito democratico. Avevo promesso che avrei vissuto questa esperienza senza cercare un trampolino di lancio verso altri incarichi”.
Va bene, ma allora azzerare la delegazione Pd…
“Non ‘azzerare’: reindicare. Non c’è una delegazione del Pd da azzerare. Ad oggi c’è una delegazione di alcune correnti del Pd”.
Chiaro. Ma reindicare per inserire chi? Cioè: è ipotizzabile che qualcuno dei nomi attualmente in giunta resti?
“Guardi, è una discussione che noi non avevamo nemmeno aperto. Prima doveva venire il famoso documento di intenti che non è mai arrivato. Abbiamo assistitito alla cancellazione del tavolo di coalizione, alla nomina di una giunta che per una settimana è rimasta senza deleghe. Abbiamo assistito all’assegnazione delle deleghe mentre il presidente affermava che la discussione era ancora aperta. Abbiamo vissuto giornate grottesche, surreali, segno di una preoccupante irresponsabilità”.
A proposito: il tavolo di coalizione non è più una priorità?
“Lo è. Io credo che la politica e la preoccupazione per quello che rischia oggi la Sicilia non possano venire meno. Ed è proprio per questo che le dico che rischiamo un fraintendimento di fondo. Il tema che noi poniamo non è, come ha detto qualche volta Crocetta, un tema partitocratico. Chiediamo che il governo torni alla condivisione con i partiti della coalizione. Per questo facevo riferimento a Fiumefreddo”.
Sia più chiaro.
“L’intervista di Marino ci interroga sull’esistenza di luoghi di decisione diversi da quelli che noi abbiamo in testa, il dibattito trasparente e pubblico fra le forze politiche. Ci interroga sulla presenza effettiva di un cerchio magico che determina le posizioni del governo senza metterci la faccia”.
Ok, le condizioni sono chiare. Altrimenti?
“Non basterà invocare la disciplina di gruppo”.
Sì, ma in quel caso il Pd dovrebbe essere considerato una forza di opposizione?
“Forza di opposizione è chi ha perso le elezioni. Il Pd, però, in questo momento non è vincolato a sostenere le decisioni della giunta, anche perché non vi partecipa come partito. Questo non è utile né al Crocetta né al Pd”.
Cosa?
“Questo divaricarsi di strade”.
Sì, ok, non ha il dovere di sostenere il governo. Cosa significa concretamente?
“Se il presidente spacca il Pd tutto può aspettarsi meno che il sostegno…”.
Me lo sta spiegando per sottrazione: tutto meno il sostegno. E quindi? Cosa? Un appoggio esterno?
“Glielo stavo dicendo. Il gruppo Pd, nella sua autonomia, valuterà i singoli provvedimenti con il rischio, anzi in questo momento con la certezza, di essere un corpo separato”.
Un’ultima domanda, più sul versante personale. Crocetta l’aveva avvertita dell’accelerazione di ieri?
“Assolutamente no”.
Ma quando l’ha saputo…
“L’ho saputo dai giornalisti”.
Dicevo: quando l’ha saputo qual è stata la sua reazione?
“Ormai sono abituato a non stupirmi più di nulla. Quello che non ho capito è la logica di questa accelerazione, proprio mentre era in corso un tentativo di trovare una soluzione. L’impressione è che abbia temuto che fosse messo in discussione qualche dettaglio che evidentemente non considera tanto un dettaglio”.
Si riferisce di nuovo a Fiumefreddo?
“Certo”.
Le faccio un’ultima domanda: all’epoca lei non era segretario del Pd, ma era comunque un dirigente del partito in Sicilia. Se potesse tornare indietro candiderebbe Rosario Crocetta?
“Già allora fu una scelta che in qualche modo camminò su un binario esterno a quello del Pd. Se lo risosterrei oppure no, mi chiede? Ce lo dirà la conclusione vera di questa discussione”.
Grazie, segretario. Buona serata.
“Mi lasci dire un’ultima cosa”.
Mi dica.
“Leggo che Crocetta vincola questa discussione alle europee. Continuo a non capire cosa c’entri. Mi fa pensare che voglia alimentare una confusione, un caos che non fa bene né a lui né a noi. Tanto meno fa bene alla Sicilia”.

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12 Aprile 2014, 19:51

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