26 Giugno 2020, 13:30
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PALERMO – Le offerte giudicate inizialmente anomale ottennero il via libera dalla commissione di gara. Secondo la ricostruzione del procuratore di Messina, Maurizio De Lucia, l’aggiunto Rosa Raffa e i sostituti Federica Rende e Alessia Giorgianni, di mezzo ci sarebbe lo zampino illecito di due funzionari del Cas, Angelo Puccia e Alfonso Schepisi. I due avrebbero favorito un’associazione temporanea di imprese per ottenere in cambio assunzioni.
Per mettere in sicurezza la galleria “Capo d’Orlando” nel 2014 viene bandita una gara d’appalto. L’ingegnere Puccia è nominato dal Consorzio autostrade siciliane responsabile unico del procedimento, mentre l’ingegnere Schepisi è il direttore dei lavori.
Il criterio di assegnazione è quello dell’offerta più vantaggiosa. Sul piatto ci sono 13 offerte, ma la spunta quella dell’Ati Luigi Notari spa-Costruzioni Bruno Teodoro spa. In prima battuta la commissione giudica l’offerta “anormalmente bassa” e trasmette gli atti a Puccia affinché faccia una verifica. Il 30 dicembre Puccia consegna una nota in cui scrive che è tutto regolare. Lo ha saputo da Schepisi, secondo cui le giustificazioni dell’Ati Notari-Bruno sono “sufficienti ad escludere l’incongruità dell’offerta”. E così la gara viene aggiudicata all’associazione temporanea di imprese. È davvero tutto regolare, che tipo di accertamenti sono stati fatti per verificarlo?
Dall’analisi della documentazione gli investigatori della Dia ritengono di avere scoperto una serie di anomalie. Alle 23:07 del 29 dicembre 2014 (dunque dopo tre giorni di festa, Natale incluso, e un sabato) Schepisi gira una e mail a Puccia in cui scrive: “Ho provveduto a consultare diversi colleghi operanti nello stesso ramo, nonché diverse imprese ed operatori economici, dai quali ho avuto conferma e assicurazione che i prezzi unitari offerti per l’appalto in oggetto sono in linea e in perfetta sintonia con il mercato oggi praticato”.
Possibile che in così poco tempo e nei giorni di festa sia riuscito a consultare colleghi e imprenditori, ad analizzare i costi e valutare i prezzi? Di certo, annotano gli investigatori, Schepisi non allega alcuna pezza di appoggio per dimostrare il lavoro svolto.
L’appalto per la galleria “Capo d’Orlando” che vale poco meno di otto milioni di euro. Più altro, 11 milioni e 400 mila euro, è quello per mettere in sicurezza la galleria di Tindari. Entrambe insistono sull’autostrada Messina-Catania. Anche per il secondo appalto Puccia è scelto come Rup e Schepisi è il direttore dei lavori. Vale sempre il principio dell’offerta economica più vantaggiosa.
Ancora una volta emergono delle anomalie. Nel corso della seduta della Commissione avvenuta il 30 dicembre 2014, fissata alle 11:30, mezz’ora dopo quella per la galleria di Capo d’Orlando, il Rup consegna un’ulteriore nota: l’offerta è congrua, affidabile e attendibile”.
In poco tempo e durante le festività natalizie era stata esaminata una documentazione di 1177 pagine senza spiegare come e chi era stato interpellato. Si scopre che nel 2013 e nel 2015 la Notari spa ha assunto due nipoti di Schepisi e un amico di Puccia, che aveva lavorato nello studio della moglie. Ed è proprio all’amico che Puccia si rivolge nel 2018 quando il suo nome finisce coinvolto in un’altra inchiesta sul Cas. La Dia sta acquisendo gli atti di gara e Puccia chiede all’amico di recuperare alcuni documenti: “… io ho fatto un’istruttoria per rendere congrua… no, per… verificare se l’offerta era congrua e questo a dicembre 2014. Se è il 29 o se è il 30 non mi ricordo… non ho trovato questa mia relazione di verifica e congruità della offerta”.
A che titolo l’amico aveva a disposizione la documentazione della gara di Capo d’orlando? Secondo la Procura di Messina, la concomitanza delle assunzioni, dell’amico e di nipoti di Schepisi, con le date di consegna dei lavori (il 15 luglio per la galleria Tindari e il 16 luglio 2015 per la galleria Capo d’Orlando “non lascia adito a dubbi in ordine al collegamento tra tali eventi”. Ed è proprio dalle assunzioni, come ricorda il gip Tiziana Leanza, che è partita l’indagine. Gli uomini della Dia, agli ordini del capo centro Carmine Mosca, hanno ascoltato le parole intercettate di una dipendente che si diceva certa che i due funzionari sfruttassero il loro ruolo per ottenere posti di lavoro.
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26 Giugno 2020, 13:30