08 Marzo 2019, 15:08
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PALERMO – L’area di quasi 3.500 metri quadri di via Scalo all’Arenella è di uso pubblico e non può essere transennata e rivendicata da soggetti privati: a stabilirlo è una sentenza del tribunale di Palermo, a chiusura di una complessa controversia protrattasi per anni.
La zona in questione è compresa tra la piazza Tonnara, la discesa Tonnara e lo storico edificio monumentale della Tonnara Florio. A uscirne vincitore è il Comune di Palermo, che quindi si vede riconosciuti i propri sforzi a favore dell’uso pubblico dello spiazzo, e pagate le spese dalle altre parti coinvolte. Di fatto però, oggi l’area sembra ancora versare nelle condizioni precedenti alla sentenza (come si evince anche dalla foto).
La querelle inizia con la scelta dei fratelli Alberto e Alexej Paladino Florio, che, come scrive il giudice Germana Maffei, “nei primi giorni del mese di luglio 2009 avevano proceduto a un’arbitraria delimitazione” di via Scalo all’Arenella “con materiali vari tali da costituire impedimento fisico all’accesso alla predetta area”.
I Paladino, precisa il giudice, sono i legittimi proprietari dell’immobile della Tonnara, donato loro dal padre Vincenzo. I fratelli “hanno proceduto – si legge nella sentenza – a delimitare lo spazio da sempre non recintato, né transennato in alcun modo, benché posseduto dagli stessi anche per l’ancoraggio e rimessaggio delle proprie imbarcazioni”.
Atto che viene contestato da un gruppo di residenti della stessa zona, che quindi citano in giudizio i Paladino. I residenti rivendicano l’usucapione dell’area “per effetto dell’ultraventennale possesso pacifico, pubblico e continuato”, “come area cortilizia comune, per raggiungere con autoveicoli le proprie abitazioni e per tenere in secco piccole imbarcazioni”.
I Paladino sono di un altro avviso e nel 2011 contestano a loro volta quanto sostenuto dal comitato di residenti “dichiarandosi proprietari dell’appezzamento di terreno”, recita la sentenza. Qui subentra il terzo protagonista della vicenda, il Comune di Palermo: l’ente chiede al tribunale di rigettare entrambe le domande (sia quella dei residenti che quella dei Paladino) e di dichiarare l’appartenenza dell’area di via Scalo all’Arenella proprio al demanio comunale.
Il Comune sostiene di averla usucapita “in conseguenza dell’uso ininterrotto della collettività urbana”, e chiede di dichiarare “che l’area in questione è gravata da ‘servitù pubblica’”: a motivare ulteriormente la richiesta, il Comune di Palermo si attribuisce una serie di servizi e interventi di sorta nel piazzale, a favore della collettività.
Quanto al contenzioso tra i residenti di via Scalo all’Arenella e i Paladino, per il giudice il “mero utilizzo” dello spiazzo come area di transito per auto e barche, non basta a poter identificare come proprietari gli uni o gli altri.
A rafforzare il concetto, il giudice spiega che dalle dichiarazioni di alcuni testimoni è emerso come il comitato di residenti, i Paladino e la cittadinanza godessero della strada allo stesso modo, e cioè “raggiungevano, in tale modo, la strada comunale e i luoghi d’interesse generale siti in prossimità”. Ai residenti viene poi contestato di non aver univocamente dimostrato il passare del tempo necessario a rivendicare l’usucapione.
Riguardo al Comune di Palermo, invece, il giudice evidenzia come “da sempre si è comportato uti dominus (come se fosse il proprietario del bene, ndr), provvedendo alla realizzazione di opere di urbanizzazione, asfaltando strade, assicurando l’illuminazione ed il decoro delle stesse”, e poi ancora “ha rilasciato autorizzazioni nella qualità di proprietario dei suoli, per la posa di cavi elettrici, collegamenti idrici e passi carrai etc.”. “Il tutto, in favore dell’utilizzo collettivo del bene”, precisa Maffei.
A provare tutto ciò, il giudice menziona la presenza di materiale fotografico “ritraente l’area prima delle modifiche recenti (ivi compresa l’intervenuta pedonalizzazione della piazza), che ne evidenziano la fruizione libera e l’utilizzo da parte di un numero indeterminato di soggetti”.
“Deve essere riconosciuta l’esistenza di un uso pubblico dell’area in questione in capo al Comune di Palermo”, afferma il giudice nel rigettare la domanda di usucapione dei residenti di via Scalo all’Arenella, dichiarando l’uso pubblico dello spiazzo, ordinando ai fratelli Paladino “l’eliminazione di tutte le opere e/o barriere che impediscono il libero accesso all’area” e condannando questi ultimi e i residenti a pagare le spese legali in favore del Comune.
Via Scalo all’Arenella è solo uno degli ostacoli che il Comune di Palermo si trova davanti nella battaglia per restituire il mare ai palermitani, combattuta anche attraverso un Pudm (Piano d’uso del demanio marittimo) che si pone l’obbiettivo di ridisegnare la costa sud: nessun tratto sarà più ostaggio di alberghi, ville o stabilimenti balneari: ogni singolo metro sarà accessibile a tutti.
Oggi sono ancora in vigore vecchie concessioni, che però nel 2020 dovrebbero andare tutte a scadenza in virtù di una disposizione europea; rimane comunque la possibilità che la Sicilia recepisca una proroga al 2034, adottata a Roma. In ogni caso, il Pudm aprirà a nuove concessioni, nella cui stipula i Comuni avranno nuova voce in capitolo.
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08 Marzo 2019, 15:08