22 Dicembre 2014, 19:58
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CATANIA – Alt gioco e fermi tutti. Domani mattina, alle 8.30, alla presenza del sindaco Enzo Bianco, sui quattro semafori (due principali e due ripetitori) installati all’incrocio tra via Passo Gravina e via Petraro si accenderà la luce. E non solo. Verrà aperta anche la bretella che tanto ha fatto penare amministrazione e cittadini. I primi nel cercare di mantenerla chiusa, i secondi per togliere divisori, tondini di ferro, new jersey o quant’altro. La notizia, stavolta, non arriva dagli operai della Sostare, che hanno finito di montare il palo a sbraccio che stavano aspettando dalla scorsa settimana, ma proprio dall’esperto del sindaco per la viabilità, Vincenzo Condorelli.
Si conclude, quindi – o almeno così pare – uno dei capitoli della storia infinita del Nodo Gioeni, iniziata ad agosto 2013. Uno dei più ostici e sul quale i dubbi e le domande si sono moltiplicate, insieme alla preoccupazioni, dal momento che l’opera rappresenta l’unico collegamento tra via Passo Gravina e via Del Bosco. Per mesi gli automobilisti hanno chiesto “com’è finita?”, “che strada devo fare per accompagnare mia figlia a scuola?”. Ora, dopo tante tribolazioni, almeno una risposta la avranno.
Non le altre. Ad esempio quella, che in verità si pone quasi tutta la cittadinanza, se il nodo Gioeni verrà o meno completato. Sia per la viabilità (che fine hanno fatto il terzo torna indietro e il sottopasso?), sia per l’estetica. Perché va ammesso senza mezzi termini: il Nodo Gioeni così com’è non si può guardare. Certo, si è parlato di concorso di idee, di progetti donati, di soldi necessari (200mila euro aveva annunciato l’assessore ai Lavori Pubblici, Luigi Bosco, per la riqualificazione e sono diventati 600mila nel Piano Triennale delle opere pubbliche) ma, al momento, sono solo parole. Nulla di più.
E l’appunto non riguarda solo il lato estetico, necessario per dare un volto adeguato a uno dei punti di ingresso più importanti della città. Rimangono da risolvere anche aspetti legati alla sicurezza, a cominciare da quella cunetta che sorprende – a qualunque velocità – chi proviene da Misterbianco, passando dal muro di via Albertone che è ancora in uno stato pietoso e si trasforma in cascata ogni volta che piove e, restando sempre in via Albertone, sono ancora lì le transenne per proteggere la parte su cui si appoggiava il ponte.
Inoltre, l’ingresso del torna indietro ovest non è visibile e distinguibile con il buio e ancor peggio se piove; i marciapiedi, ancora da finire, sono pieni di transenne in plastica arancione che sembrano il quadro futurista su un campo post bellico. E ancora, i muretti di contenimento della “rotonda” non sono stati completati, tubi di ogni genere fanno capolino e salutano passanti e automobilisti, detriti e dislivelli scandiscono tutti gli spartitraffico che sono stati creati senza che nessuno, ma proprio nessuno, abbia pensato di riempirli con un po’ di terra in modo da rendere più agevole il passo di chi, dal Nodo Gioeni, ci passa a piedi. Perché succede.
Sembra strano ma c’è tanta gente che attraversa a piedi il Nodo Gioeni. Gli studenti dell’Agrario, gli abitanti della Circonvallazione, quelli di via Caronda e, persino, passanti occasionali per i quali è più difficile destreggiarsi tra le botole che incontrano all’interno degli spartitraffico… e rischiano una storta a ogni passo. Ovviamente di strisce pedonali neanche a parlarne: chi vuole attraversare rispettando il Codice della Strada deve farsi almeno 200metri ad andare e altrettanti a tornare. E se ha 80 anni poco importa, la città forse non è per i nonni e neanche per i diversamente abili e chi li accompagna.
E in via Petraro i lavori sono finiti? Facendo un confronto con il Nodo Gioeni sembra proprio di sì. Ma l’opera, infatti, è stata completata con la stessa cura estetica applicata fino a ora al fratello gemello. Quindi anche qui muretti a vista, dislivelli scoscesi, cavi e divisori in plastica lasciati un po’ ovunque, marciapiedi allargati solo con i muretti e vuoti all’interno, pali pendenti e quella fermata del Brt lasciata in ricordo di un percorso che fu.
Se vi state chiedendo che strada farà il Brt la risposta è ancora da venire, ma in cantiere ci sono diverse possibilità. Una di queste riguarda un cambio di percorso che dovrebbe fare all’altezza di Fasano by-passando in tutto via Passo Gravina. L’idea sarebbe quella di farlo passare (in direzione Catania) da via Carrubella, via Santa Sofia e poi dentro la Cittadella. In questo modo servirebbe il parcheggio dell’Università e gli studenti per uscire poi in via Passo Gravina proprio all’incrocio con via Petraro. Da qui il percorso rimane ancora un mistero, anche se è sempre papabile la possibilità di rendere via Etnea a senso unico a salire e quindi far entrare il Brt dal torna indietro ovest del Nodo Gioeni. Se solo quel benedetto torna indietro fosse stato fatto più a monte.
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22 Dicembre 2014, 19:58