10 Giugno 2015, 06:00
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PALERMO – A due mesi dal cedimento, l’attesa è legata a una lettera che non c’è. È, o meglio dovrebbe essere, il primo mattone burocratico per la realizzazione della bretella che “rattopperà” la Palermo-Catania spezzata in due dalla chiusura del viadotto Himera: si tratta della nota, non ancora recapitata all’assessorato alle Infrastrutture, con la quale la Regione e gli enti locali saranno convocati a discutere del cantiere che dovrebbe permettere la riapertura dell’autostrada al traffico entro la fine dell’estate. Domani l’assessore alle Infrastrutture Giovanni Pizzo, accompagnato dal direttore del dipartimento Fulvio Bellomo, volerà a Roma per discuterne con il ministro dei Trasporti Graziano Delrio: al centro del confronto, proprio il progetto che da dieci giorni è approdato sul tavolo del nuovo commissario Marco Guardabassi, scelto da Roma per sbloccare l’impasse iniziata il 10 aprile.
La palla, adesso, è proprio nel campo di Guardabassi. Il commissario, dirigente della Motorizzazione civile di Perugia, si è insediato fra la fine di maggio e i primi di giugno, e ha utilizzato la prima settimana del suo mandato per analizzare i documenti. “Guardabassi – spiegano dal dipartimento Protezione civile – ha ricevuto il progetto dall’Anas e sta studiando le decisioni da prendere”. Certo è che il tempo stringe: dal momento dell’apertura del cantiere l’intervento durerà tre mesi, e quindi per rispettare la tabella di marcia indicata nelle scorse settimane dal sottosegretario Davide Faraone sarà necessario farlo partire entro una decina di giorni. Entro allora bisognerà sciogliere diversi nodi, a partire dalla possibilità di utilizzare una delle due carreggiate del viadotto prima che la bretella sia pronta.
Gli altri nodi riguardano più specificamente il progetto. L’intervento ipotizzato dall’Anas alla vigilia della proclamazione dello stato d’emergenza prevedeva infatti che la deviazione bypassasse il viadotto in entrambe le direzioni e che contestualmente fossero demolite le due carreggiate dell’Himera. A metà maggio, però, Faraone ha annunciato che il viadotto sarà abbattuto solo in una direzione. Da allora nessun dettaglio è trapelato: non si sa dunque se il progetto costerà 9,8 milioni come previsto inizialmente né se la carreggiata da “salvare” debba subire a sua volta un intervento.
I dettagli, in realtà, non sono ancora definiti. Quando tutto sarà pronto, infatti, potrà essere avviata la macchina burocratica: è in quel momento che partirà la convocazione per Regione, enti locali e prefetture, ed è da allora che potranno insediarsi le “conferenze di servizi” necessarie per sbloccare le autorizzazioni. Da quel momento sarà necessario fare scorrere ancora un po’ il calendario prima che il cantiere possa essere avviato: grazie alla gestione d’emergenza saranno necessari tempi brevi, ma non azzerati.
Sulla carta, da quando è iniziato il suo mandato, il 30 maggio, Guardabassi ha sei mesi di tempo. Ovviamente, però, le opere per la riapertura dovranno essere molto più veloci, visto che nel frattempo di mesi ne sono già passati due. Un periodo durante il quale la Sicilia ha pagato un prezzo salatissimo per la chiusura del viadotto: ai quattro milioni di danni mensili stimati da Adiconsum, Confcommercio, Confartigianato, Confindustria e Cisl per il costo del carburante e la difficoltà di transito delle merci si è aggiunta, nei giorni scorsi, la mini-beffa dei rifiuti che da Termini Imerese, Trabia e altri comuni della provincia di Palermo devono essere portati nella discarica di Lentini, con un costo che ovviamente grava sulle casse già asfittiche dei Comuni, e quindi sui contribuenti. Il conto per l’economia siciliana, a due mesi esatti dal cedimento del viadotto, è già di oltre otto milioni. E il totalizzatore continua a scorrere. In attesa di una lettera che non c’è.
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10 Giugno 2015, 06:00