04 Gennaio 2018, 16:24
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PALERMO – C’è fermento negli uffici della Fondazione Federico II di via Nicolò Garzilli a Palermo. Scatoloni accatastati negli angoli, traslocatori che spostano mobili. Nel via vai generale, i dipendenti sono tutti al lavoro alla propria scrivania. D’altronde, è qualcosa a cui sono abituati: si ripete più o meno ogni cinque anni, ovvero ogni volta che un nuovo presidente dell’Ars si insedia e, quasi sempre nel giro di pochi giorni, nomina un nuovo direttore generale della Fondazione Federico II. Com’è successo proprio qualche giorno fa con l’avvento di Patrizia Monterosso, voluta fortemente, nonostante le polemiche, da Gianfranco Miccichè.
COS’È LA FONDAZIONE FEDERICO II – Da quel momento, negli uffici di via Nicolò Garzilli e a Palazzo dei Normanni cresce la tensione e si moltiplicano gli interrogativi. Cosa cambierà? Gli impiegati resteranno alle loro mansioni o saranno spostati a occuparsi di altro? I giornali torneranno a parlare di “carrozzone mangiasoldi”? La Fondazione Federico II, fondata nel 1996, è comunemente definita “braccio culturale dell’Assemblea regionale siciliana”, ma cosa significa davvero in pochi lo sanno. Si occupa di gestire, dal punto di vista turistico e culturale, la Cappella Palatina e Palazzo dei Normanni. Sede del Parlamento regionale, il Palazzo Reale di Palermo è anche un importantissimo luogo della storia e dell’identità siciliane e come tale riceve centinaia di migliaia di visitatori all’anno. La Fondazione è responsabile anche del bookshop di Palazzo e organizza eventi culturali, in particolare le mostre allestite nelle Sale Duca di Montalto. I dipendenti della Fondazione Federico II sono 44, e la maggior parte di loro lavora a Palazzo dei Normanni dove, tra le altre cose, gestisce le biglietterie turistiche che si trovano su piazza Indipendenza. Per molto tempo, ha pubblicato una rivista, “Cronache parlamentari siciliane”, dedicata all’attività delle Istituzioni regionali, un house organ quindicinale venduto anche in edicola, che serviva anche per far conoscere ai cittadini i meccanismi dell’Assemblea regionale siciliana e del Governo regionale e il lavoro svolto. Per la realizzazione di questa rivista, oggi diffusa soltanto online, la Fondazione riceveva annualmente un contributo dall’Ars. Altra fonte di finanziamento, oltre agli introiti dei biglietti turistici, erano i contributi regionali della ex Tabella H. Da qui, per lungo tempo, la fama di “carrozzone mangiasoldi”.
L’ERA FORGIONE – “Per fortuna non è più così”. A dirlo, anche con una certa soddisfazione, è l’ormai ex direttore generale della Fondazione Federico II, Francesco Forgione, che nel 2013 era stato nominato da Giovanni Ardizzone. “Quando sono arrivato – racconta – ho trovato una fondazione che aveva già avviato (con il suo predecessore, Lelio Cusimano, n.d.r.) un processo di risanamento dopo la devastazione finanziaria ma anche etica operata da Alberto Acierno”, l’ex direttore generale condannato di recente per peculato, anche per la gestione della Fondazione Federico II. “Ho trovato un ente – prosegue – che non riceveva più contributi né regionali né editoriali, nessuna forma di finanziamento pubblico insomma, e siamo riusciti a creare un polo di eccellenza dell’offerta turistica e culturale siciliana. In quattro anni non solo abbiamo risanato il buco che ho trovato nei conti di circa un milione di euro, ma oggi il bilancio ha addirittura un utile di circa 500 mila euro. Siamo stati in grado di tenerci autonomamente sul mercato”. “Abbiamo lasciato le condizioni per continuare a crescere. Un punto di non ritorno. Sono convinto – aggiunge Forgione – che questi anni abbiano segnato un punto di non ritorno. Non ci sono più gli oltre 400 mila euro all’anno che la Fondazione riceveva dalla ex Tabella H e che gestiva in maniera assolutamente clientelare, dalla gara di windsurf a Ustica alla sagra dello sfincionello di Sferracavallo, alla mostra della razza araba equina di Paceco. Non ci sono più quei soldi e c’è un’immagine e un ruolo culturale ormai conquistato dalla Fondazione Federico II che credo rappresenti il patrimonio di questo ente, indipendentemente dal presidente e dal direttore generale”.
LE POLEMICHE SULLA MONTEROSSO – Forgione, che si definisce “liberamente comunista”, fu scelto da Giovanni Ardizzone, dell’Udc, e il patto fu quello “di tenere la Fondazione distante e indipendente dalle logiche politiche”. Ma, per legge, è previsto che sia il presidente dell’Ars a nominare il direttore della Fondazione Federico II e così è stato anche qualche giorno fa quando il nuovo presidente dell’Ars Gianfranco Micciché ha nominato alla guida della Fondazione Federico II l’ex segretario generale della Regione siciliana, Patrizia Monterosso. E così, già il 2 gennaio e di buon’ora, il nuovo direttore era alla sua scrivania negli uffici di via Garzilli. La sua nomina è stata comunque definita “inopportuna” da buona parte delle opposizioni. “È una nomina che non tranquillizza chi sperava di veder proseguire l’opera di risanamento economico e di crescita dell’offerta culturale della Fondazione Federico II”, attacca Claudio Fava. La polemica maggiore l’ha sollevata il vicepresidente dell’Ars grillino Giancarlo Cancelleri: “La Monterosso praticamente esce dalla porta per rientrare dalla finestra, quando buon senso avrebbe imposto il suo allontanamento definitivo da qualsiasi poltrona collegata direttamente o indirettamente alla Regione”. Il riferimento va anche alla condanna contabile nei confronti della burocrate: 1,4 milioni per la vicenda degli extrabudget nella Formazione professionale. A nulla però sono le valse le proteste, la Fondazione Federico II è il nuovo regno di Patrizia Monterosso.
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04 Gennaio 2018, 16:24