27 Gennaio 2011, 16:51
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Viale Regione Siciliana vanta tanti primati, tutti negativi. La grande arteria di scorrimento che collega l’autostrada A19 Palermo–Catania con la A29 Palermo-Mazara del Vallo è in cima alla classifica delle strade più trafficate d’Italia, protagonista di ingorghi 12 ore al giorno, fine settimana compresi, e questo nonostante la rimozione di parecchi semafori e imponenti lavori di ristrutturazione per migliorare la fluidità del traffico. L’altro elemento peculiare è il peggiore di tutti e rimanda a incidenti e pedoni travolti. Si tratta del dolore.
Chi percorre viale Regione non può fare a meno di notare le numerose lapidi che appaiono alla vista a mano a mano che si procede nel senso di marcia. Sono decine e decine, poste ai lati delle carreggiate, in mezzo agli spartitraffico, appese al tronco degli alberi, semplici fotografie, in alcuni casi interi altarini votivi con ceri accesi, striscioni, peluches e oggetti che gli amici, la famiglia hanno lasciato in pegno alla strada, la stessa strada che gli ha portato via la persona amata. Sguardi sorridenti, giovani per la maggior parte, fanno la loro comparsa come fiori che crescono con troppa frequenza sull’asfalto, lungo quella che è sempre meno strada e sempre di più cimitero urbano; un luogo per ricordare i caduti, tombe senza corpi poste a monito per chi percorre il tratto, come edicole sacre nei sentieri in tempi antichi. Attraversare quest’arteria a scorrimento veloce diventa occasione di meditazione. In pochi attimi, la vista di tutto questo innesca una tempesta di pensieri e riflessioni, domande. Immaginare chi fossero nella vita i volti in quelle foto, che esistenza conducessero e se avevano famiglia e figli, è l’attività che impegna il conducente del veicolo che si trova lì.
Si inizia all’altezza del bar Baby Luna. Qui i vasetti di fiori senza nome per le vittime delle pessime condizioni del manto stradale, si mischiano a quelli in memoria dei suicidi, e così proseguendo fino all’intersezione con Corso Calatafimi. Superato l’angolo di via Pitrè, sul lato sinistro della strada laterale, c’è Claudio Riservato, 28 anni, una fotografia e tanti messaggi d’affetto degli amici. Altri fuochi fatui si scorgono nei pressi di via Principe di Paternò/ via Galileo Galilei. C’è Nanni, il suo nome è scritto in un piccolo vasetto attaccato al palo della luce, in basso un pensiero firmato “La tua Lisa”.
Ma è all’incrocio con via Perpignano l’immagine più forte. Qui, i numerosi mazzi di fiori parlano più dei titoli di giornali, la cronaca fa il resto: in due giorni due pedoni travolti e uccisi, anche qui messaggi e striscioni, tra questi uno recita: “Grazie Sindaco! In 48 ore hai distrutto 2 famiglie”. Frasi disperate scritte a caldo dopo la tragedia, ma che forse esprimono meglio di tanti comunicati ufficiali lo stato d’animo che coinvolge i residenti di una tratto stradale pericolosissimo. In fondo si chiede solo sicurezza ai propri amministratori. I sottopassi ci sono, però versano in stato di fatiscenza e sporcizia, mancano passaggi pedonali sopraelevati e l’assenza di semafori. Se da un lato giova al traffico, dall’altro costringe i pedoni ad affrontare una vera e propria avventura quando si trovano nella necessità di attraversare. Negli ultimi mesi sono state prese misure per quello che si è trasformato nell’incrocio più letale di viale Regione Siciliana: sono stati chiusi i varchi che permettevano l’attraversamento dei veicoli, inoltre, questa mattina, si è svolta una riunione in prefettura proprio sulle condizioni di sicurezza del passaggio pedonale, nel corso della quale è stato deciso di prolungare a 35 secondi il tempo a disposizione per l’attraversamento, predisporre un’illuminazione adeguata e installare bande ottiche di rallentamento per automobili.
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27 Gennaio 2011, 16:51