24 Luglio 2016, 05:50
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ACI CASTELLO – Emozioni sempre nuove coinvolgono profondisti e archeologi intenti a documentare il relitto del II secolo a. C. rinvenuto al largo di Aci Castello. “Giunti sul punto, ogni altro pensiero scompare per lasciar posto alle procedure d’immersione”, ci racconta Massimiliano Piccolo, del team Rebreather Sicilia: “Sei diviso in due: una parte di te controlla che la discesa proceda come previsto, l’altra guarda i compagni e verso il fondo in modo da scorgere una macchia, una sagoma, che possa darti la certezza di essere nel posto giusto.” Nei minuti di viaggio tra superficie e fondo, brevi ma intensissimi, i sommozzatori muniti di rebreather si destreggiano tra attrezzature avveniristiche e sensazioni primordiali: c’è il sentimento della scoperta (anche di minimi, nuovi dettagli) e quello dell’imprevedibile, anche in un luogo ormai noto. Agli studiosi, i resti suggeriscono continui spunti di ricerca storico –archeologica: tra le anfore rinvenute sul sito, risalenti ad epoche diverse, alcune risultano di tipo non ancora classificato. Ma non è tutto: come ci spiega l’archeologo Philippe Tisseyre, presente nel corso delle ricognizioni subacquee, “Alcune di queste anfore potrebbero conservare intatto il loro carico dopo oltre duemila anni: quando i tappi di chiusura sono in ceramica, a volte i contenitori rimangono sigillati”. I rilevamenti svolti nell’ultimo mese permetteranno di proseguire l’analisi: “Esiste un sistema per osservare fino ad un metro sotto la sabbia, sotto i reperti visibili”, prosegue l’archeologo, “e grazie al rilevamento in 3D possiamo ricostruirne al meglio la disposizione: ad esempio, i ‘buchi’ in mezzo al carico potrebbero essere stati occupati da altri recipienti deperibili”. Lo studio permetterà di ricostruire la rotta delle imbarcazioni commerciali tra VI e II secolo a. C. e il tipo di navigazione in uso a quei tempi, nonché la notevole importanza di scali come quello delle Isole dei Ciclopi –citato anche nell’Eneide-. Fuori dallo studio specialistico, tale ricerca permette a chiunque sia interessato di aprire una finestra sui propri antenati e sul loro stile di vita. Forte attinenza ci sarebbe anche col ”Relitto Tatoli”, area archeologica analizzata tra 2012 e 2013 in un altro settore della costa. Sul sito, datato al VI secolo a. C. , sono emersi un dolium (grossa anfora da stivaggio per vino e granaglie, n.d.r.) insieme a manufatti provenienti da Egitto e Turchia, indicando ulteriori percorsi di studio. “Anche lì proseguiranno gli scavi”, sottolinea Tisseyre, auspicando l’istituzione di un campo-scuola analogo ad altri già esistenti in Italia ma con una specializzazione per i lavori in alto fondale. Quote più basse risultano infatti depredate da decenni, come riferiscono diversi subacquei operativi negli anni ’60-’70: il nostro litorale sarebbe stato un immenso museo protetto delle acque. Fuori dall’ambito accademico -ma non troppo, visto il successo di pubblicazioni come “Ombre dal fondo-I segreti del mare di Sicilia” (Qanat Editore, Palermo, 2014), – restano le percezioni di chi vive i relitti, con le loro vicende intrecciate allo scorrere del tempo storico. Tornano le parole di Massimiliano Piccolo: “Il cuore ti batte più forte: strabuzzi gli occhi e vedi quel che ti sei preparato a documentare, ma è mille volte meglio. Passato il momento dell`euforia, inizi a svolgere il tuo compito. Il nostro tempo d’immersione scorre in fretta e siamo pronti per una lunga decompressione; in risalita, negli occhi dei compagni scorrono felicità, soddisfazione ed orgoglio”. Nelle prossime settimane, con l’appoggio della Capitaneria di Porto, un sottomarino a controllo remoto (ROV) perlustrerà ulteriormente l’area intorno al relitto, verificando l’eventuale presenza di altre parti del suo carico. I risultati verranno presentati e discussi durante il V Convegno Nazionale di Archeologia Subacquea, ad Udine in Settembre.
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24 Luglio 2016, 05:50