L’ultima difesa, la figlia, lo sparo | Così è morto Daniele Discrede

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22 Gennaio 2018, 13:48

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PALERMO – Daniele Discrede alza il braccio. È il disperato tentativo di salvare se stesso, di difendere la figlia che assiste all’omicidio del padre. Un gesto istintivo di protezione, o forse per implorare pietà. Una mano non può fermare il piombo delle pistole. Il suo cadavere resta sull’asfalto nel piazzale davanti al supermercato di via Roccazzo. Così muore un uomo di 42 anni.

Gli assassini non sono stati individuati. Dopo oltre tre anni di indagini senza esito la Procura di Palermo ha chiesto l’archiviazione. I parenti di Discrede si sono opposti e adesso spetta al giudice per le indagini preliminari Marcella Ferarra decidere se chiudere il caso senza colpevoli oppure ordinare nuovi accertamenti. I parenti sono certi che ci siano ancora delle strade da battere. Le hanno messe nero su bianco nell’atto di opposizione firmato dall’avvocato Antonino Gattuso.

Sono tre i temi centrali. Secondo i familiari, bisogna confrontare la rapina al supermercato con tutte le altre su cui hanno indagato finora non solo i poliziotti, ma pure i carabinieri. Comprese quelle messe a segno a raffica per rubare carichi di sigarette che hanno condotto gli investigatori fino al rione Zen. Il popolare rione palermitano potrebbe essere stata, infatti, la direzione di fuga dei rapinatori. Poche ore dopo l’omicidio a Torretta, uno dei primi paesi della provincia di Palermo, viene ritrovata una Citroen C4 distrutta dalle fiamme. La macchina era stata rubata otto mesi prima a Terrasini. È la stessa auto usata dai rapinatori? I poliziotti hanno scoperto che la Citroen alle 21.53 della sera del delitto è transitata sotto il ponte di viale Michelangelo-Viale Lazio in direzione Trapani, e due minuti in quello di via Belgio. Le tracce si perdono all’imbocco dell’autostrada per Mazara del Vallo. Tommaso Natale, Zen o Sferracavallo sono le possibile direzioni di fuga. Da qui verso Torretta, dove la macchina viene bruciata.

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Secondo punto: le immagini delle telecamere del supermercato consentono, secondo l’avvocato Gattuso, grazie a sofisticati programmi, di misurare i tratti antropometrici dei rapinatori-assassini. Si potrebbe partire dalle misurazioni per confrontare i dati investigativi con quelli di alte rapine.

Terzo punto: il possibile ruolo di un basista. I rapinatori sapevano che avrebbero trovato Discrede al supermercato, conoscevano i suoi spostamenti e sapevano che addosso aveva del denaro. Non è tutto: ci sono strane telefonate e presenze, anche sul luogo del delitto, di ex dipendenti del supermercato che meritano un approfondimento. Ci sono i margini per continuare a indagare. Ne sono convinti i parenti di Discrede. L’ultima parola spetta al giudice per le indagini preliminari.

Nel frattempo le immagini raccontano che a Palermo si può venire ammazzati al culmine di una rapina. Il 24 maggio di quattro anni fa i poliziotti corrono al supermercato “L’isola del risparmio” di via Roccazzo. Daniele Discrede è per terra in una pozza di sangue. Ha la forza di dire che “erano tre, tutti e tre con tre pistole, avevano una Citroen, di colore grigio, si sono portati il borsello con l’incasso… 4.500 euro… mi hanno sparato”. Discrede morirà 43 minuti dopo all’ospedale Civico. La sequenza è un viaggio nell’orrore umano. I rapinatori arrivano pochi secondi prima delle 21:45. La macchina entra nel piazzale, mentre la figlia di Discrede aspetta il padre che sta prendendo la moto. Quando il titolare del supermercato vede che uno dei rapinatori tiene in ostaggio la bimba gli si lancia contro con la motocicletta. Viene colpito una prima volta. Cade per terra. Nel frattempo arriva il terzo rapinatore che era rimasto fuori dal cancello. Anche lui è armato e spara contro Daniele Discrede. Il suo braccio alzato non ferma il piombo. Gli sparano altre volte e gli portano via il borsello con i soldi. La cronaca si ferma qui. Cosa sia accaduto dopo è facilmente immaginale, ma doveroso tacerlo.

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22 Gennaio 2018, 13:48

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