Cronaca

“Vigilanza assente sugli appalti”|Damiani, Candela e il dirigente

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16 Giugno 2020, 18:12

3 min di lettura

PALERMO – Qualcosa non andava e continua a non andare per il verso giusto nel settore degli appalti pubblici. Vincenzo Pupillo, ex responsabile della vigilanza regionale sulle forniture, lo denuncia da anni. Alla luce delle recenti inchieste sulla corruzione nella sanità bisogna rileggere alcuni episodi del passato.

Destini incrociati

Pupillo, dirigente regionale, oggi direttore dell’Istituto autonomo case popolari di Palermo, ha incrociato nel recente passato Fabio Damiani e Fabio Candela. Il primo era il responsabile della Centrale unica di committenza della Regione, nonché manager dell’Asp di Trapani, mentre il secondo ha guidato l’Asp di Palermo e la cabina di regia regionale contro il Coronavirus. Nelle scorse settimane Damiani è finito in carcere, mentre Candela agli arresti domiciliari per corruzione negli appalti della sanità.

Le sorti di Pupillo sono legate a Damiani e Candela. Nel 2016 l’allora capo del dipartimento tecnico, Vincenzo Palizzolo, lo informò che doveva lasciare l’incarico (sarebbe stato sostituito con Giancarlo Teresi, che lo scorso marzo, quando ormai era passato al Genio Civile di Trapani, è stato arrestato per corruzione).

La ricusazione

Nei confronti di Pupillo c’era stata una richiesta di ricusazione firmata, tra gli altri, da Antonio Candela e da Fabio Damiani (allora direttore generale dell’Asp di Palermo e capo del dipartimento tecnico). Pupillo aveva proposto un’ispezione sull’appalto per la manutenzione del presidio ospedaliero di Palazzo Adriano. L’azienda appaltatrice sosteneva che avesse subito un’irregolare rescissione del contratto. Pupillo segnalò le anomalie, anche quella dell’aumento dei costi, e chiamò in causa Candela e Damiani che risposero con una nota in cui definivano l’ispezione “irrituale, tardiva e inconducente”.

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L’ospedale di Palazzo Adriano

Per la cronaca l’ex manager dell’asp Salvatore Cirignotta e altre quattro persone sono finite sotto processo con l’accusa di falso in atto pubblico. Il processo riguarda l’approvazione di una perizia di variante e suppletiva relativa all’appalto per la riconversione dell’ospedale di Palazzo Adriano. Secondo il nucleo regionale di polizia tributaria della Guardia di finanza, gli indagati, per far passare la variante, avrebbero affermato in un delibera che i presupposti di legge erano stati rispettati. Cosa che non sarebbe, invece, avvenuta. La Procura aveva chiesto l’archiviazione, ma è stata disposta l’imputazione coatta. All’inizio era stato coinvolto anche Candela, ma la sua posizione fu archiviata.

La convocazione in Antimafia

Del caso di Palazzo Adriano Pupillo parlò anche ad un convegno con i vertici dell’Anticorruzione regionale, segnalando un’altra anomalia: tra il 2012 e il 2017 la spesa per i servizi pubblici era schizzata a scapito dei lavori pubblici. Servizi e forniture rappresentano, ancora oggi, il 95% della spesa pubblica per appalti in Sicilia, mentre la spesa per lavori rappresenta appena il 5 per cento.

Nel 2017 Pupillo fu convocato dalla commissione regionale Antimafia, guidata all’epoca da Nello Musumeci e fece i nomi di Candela e Damiani. Di quell’audizione, però, non c’è traccia perché la Commissione, facendo appello all’articolo 14 del suo regolamento, ha deciso di non redigere il resoconto sommario dell’audizione.

Vigilanza totalmente assente

Infine Pupillo fu spostato dalla vigilanza per diventare responsabile del prezzario dei lavori pubblici. Poco prima di essere inviato allo Iacp nel gennaio 2019 Pupillo mise per iscritto le criticità che aveva riscontrato. Sottolineava come alla rigida normativa sugli appalti pubblici ne corrispondesse una blanda nel settore dei servizi. Per i servizi non esiste un prezzario, non sono previsti step di verifica degli stati di avanzamento lavori, e in ogni caso la verifica della congruità della spesa non è affidata a personale qualificato, si registrano costanti variazioni contrattuali. Pupillo parlava di “vigilanza totalmente assente” e metteva in guardia dalla “proliferazione di appalti milionari in particolare nel settore sanitario e ospedaliero”. Alcuni di questi appalti milionari sono finiti sotto accusa della Procura della Repubblica e dei finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria. Si trattava di un campanello di allarme che si aggiungeva a quello suonato dalla dirigente della Funzione pubblica Luciana Giammanco che nel 2017 segnalò l’anomalia concentrazione di incarichi nella persona di Damiani.

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16 Giugno 2020, 18:12

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