Villa Sofia centro di riferimento per i migranti

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27 Giugno 2011, 11:50

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L’Azienda Ospedaliera “Ospedali Riuniti Villa Sofia-Cervello” si conferma nel 2011 punto di riferimento regionale per l’assistenza sanitaria dedicata ai migranti. Secondo uno studio realizzato dall’Azienda Ospedaliera con il servizio 118 Palermo-Trapani, nel periodo compreso tra gennaio e giugno 2011 sono stati trasportati in elisoccorso e ricoverati al Presidio Ospedaliero Cervello 47 migranti, per lo più provenienti da Lampedusa. Di questi, 7 sono stati ricoverati nel reparto di malattie infettive, 4 in cardiologia, 27 donne nei reparti di ostetricia-ginecologia (sono nati 4 bambini), 4 in chirurgia e ortopedia e 5 in rianimazione. I pazienti infettivi con sospetta tubercolosi sono stati ricoverati nel reparto di Malattie infettive dell’Azienda ospedaliera identificata dall’Assessorato Regionale alla Salute come centro di riferimento per il ricovero di patologie infettive grazie all’esistenza nel reparto di un’area dedicata con 5 stanze singole di degenza a pressione negativa per l’isolamento respiratorio. “Il nostro ospedale – dicono Linda Pasta e Massimo Farinella, dirigenti medico di presidio dell’ospedale Cervello e curatori dell’indagine – è quello che ha avuto il maggior numero di ricoveri dall’inizio dell’emergenza umanitaria, a conferma della storia pluriennale dell’Azienda nelle attività specificamente dedicate all’assistenza ai migranti. Non a caso per direttiva assessoriale, l’area materno-infantile, le malattie infettive e la traumatologia sono state individuate come riferimento per il ricovero dei pazienti provenienti da Lampedusa. Tutti i pazienti sono stati dimessi dall’ospedale in buone condizioni; i pazienti meritevoli di monitoraggio medico hanno mantenuto un rapporto con il nostro ospedale, specie in ambito materno-infantile, come documentato dalle visite di controllo su neonati e pazienti dopo la dimissione”. “L’approccio multi-professionale dedicato alle attività assistenziali dei migranti – dice Salvatore Mannino, Direttore Sanitario dell’Azienda Ospedaliera e che in passato è stato funzionario Unicef in Sudan – richiede un forte coordinamento tra le unità operative coinvolte, una significativa esperienza nel campo, un’azione efficiente dei servizi sociali e il coinvolgimento dei mediatori culturali. Tutto ciò è stato assicurato dalla nostra Azienda in questa circostanza senza generare alcun problema organizzativo anche al momento della dimissione dei pazienti”.

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27 Giugno 2011, 11:50

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