05 Novembre 2018, 18:30
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PALERMO – Ha rischiato 15 anni di carcere, ma il giudice lo ha assolto. Peppinello Barbarotto, ispettore della Guardia forestale, 56 anni, si scrolla di dosso le accuse di violenza sessuale e sequestro di persona aggravato. L’assoluzione è con la più ampia delle formule “perché il fatto non sussiste”. La sentenza è del giudice per l’udienza preliminare de Tribunale di Termini Imerese, Stefania Gallì.
I fatti oggetto del processo si sarebbero svolti a Castelbuono in un pomeriggio dei primi di settembre del 2014. In quei giorni Barbarotto avrebbe chiamato A.R., sua vicina di casa che conosceva da anni, “al fine di aiutarla a far fronte ai suoi problemi economici”, ma entrata nel suo magazzino avrebbe chiuso la porta a chiave e l’avrebbe costretta “a subire il palpeggiamento dei seni e un rapporto vaginale completo”, e poi si sarebbe “pulito con una carta celestina”.
Una versione che è stata smontata dalle indagini difensive del difensore dell’imputato, l’avvocato Gioacchino Genchi. Innanzitutto, alcuni testimoni hanno riferito che sarebbe stata la a donna a cercare Barbarotto per chiedergli un prestito in denaro oppure di fare da garante nella banca dove lavora il fratello. Inoltre, la donna ha cambiato più volte la data in cui si sarebbe verificata la violenza, spinta dal fatto che la difesa aveva dimostrato che nei pomeriggi di quei giorni l’indagato si trovava in servizio a Collesano.
C’è molto di più, perché dalle indagini difensive sarebbe emerso il piano dell’imputata di incastrare l’ispettore. Di mezzo ci sarebbe anche il ruolo di una praticante avvocato che avrebbe consigliato alla donna di inviare alcuni sms a Barbatello per provocarne la reazione. Nel corso delle intercettazioni la stessa vittima aveva raccontato di avere subito un tentativo di violenza sessuale da un maresciallo dei carabinieri di Castelbuono che si era recato a casa sua per notificargli un atto. Tutto non riscontrato: il gip ha archiviato su richiesta della stessa Procura di Termini Imerese.
Al termine del suo intervento l’avvocato Genchi ha chiesto l’assoluzione del suo assistito e la trasmissione degli atti alla Procora per valutare l’ipotesi di calunnia nei confronti della presunta persona offesa, oltre che per il reato di favoreggiamento nei confronti della madre, della figlia e dell’amica praticante.
L’assoluzione per formula piena dell’imputato “perché il fatto non sussiste”, rende automatica l’attivazione del procedimento penale per calunnia nei suoi confronti.
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05 Novembre 2018, 18:30