17 Ottobre 2014, 18:59
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PALERMO – Ha rischiato di finire sotto processo per violenza sessuale. Alla fine è andata bene al noto albergatore di un’isola siciliana fra le mete estive più gettonate da turisti facoltosi.
Il pubblico ministero aveva quasi deciso di rinviarlo a giudizio. Poi, la svolta grazie all’interrogatorio dell’indagato. E ora il legale dell’albergatore, l’avvocato Giuseppe Gerbino, non esclude che possa scattare una denuncia per calunnia.
La fidanzata aveva raccontato di essere stata costretta a seguire l’uomo in un hotel a Palermo. “Togliti i vestiti di dosso, altrimenti ti ammazzo”, le avrebbe detto. Quindi, il rapporto sessuale consumato per paura. Sarebbe stato l’ultimo e drammatico episodio di mesi da incubo, segnati da liti e botte subite dalla donna. L’uomo, a suo, dire non si era rassegnato alla fine della loro relazione sentimentale.
L’albergatore ha insistito per essere interrogato e ha fornito una versione opposta alla sua fidanzata. È vero che si era incontrati a Palermo. Lui le aveva persino regalato una borsa Louis Vuitton. Poi avevano deciso, travolti dalla passione, di andare in albergo. Mentre si trovavano in stanza sul telefonino della donna arrivarono due chiamate. La fidanzata provò a giustificarsi: “È mia madre”. Il sospetto divorava l’albergatore che compose il numero. All’altro capo della cornetta rispose una voce maschile. La donna ammise di avere conosciuto un altro uomo, ma sminuì la faccenda.
Fu la fine della loro relazione. Ad insospettire il pubblico ministero Vania Contrafatto sono stati alcuni elementi investigativi. La violenza sessuale sarebbe stata consumata nel luglio 2013 eppure la donna presentò la denuncia solo due mesi dopo. E non ricordava neppure il nome dell’albergo. Ed ancora non c’erano referti sanitari che certificavano la violenza e neppure testimoni. Insomma, il solo racconto della presunta vittima non poteva bastare a mandare l’uomo a processo. Da qui l’archiviazione.
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17 Ottobre 2014, 18:59