23 Luglio 2015, 16:25
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CATANIA- La Corte d’Appello conferma la condanna, già emessa in primo grado, per il maestro Manlio Elia, noto insegnante di storia e geografia e icona della pallavolo che ha creasciuto migliaia e migliaia di bambini. Per assistere le parti civili e l’imputato sono scesi in campo alcuni tra i più prestigiosi avvocati catanesi. Manlio Elia è difeso dallo studio Trantino, mentre le parti civili, cioè i bambini ritenuti in primo grado vittime di violenze sessuali, sono assistiti da Emanuela Fragalà, Patrizia Impallomeni e Andrea Gianninò.
Poco più che cinquantenne, Elia ha organizzato campus sportivi, ha lavorato alla Valtur e coordinato una sezione di pallavolo del Cus Catania.
Per molti amici è una persona “meravigliosa”, alcuni suoi ex studenti hanno creato un gruppo su facebook “Noi che sosteniamo Manlio Elia” e non si contano i messaggi di solidarietà con tanto di magliette.
Per il tribunale di Catania però e per la Corte d’appello, sarebbe responsabile di violenza sessuale nei confronti di minori.
Ad inchiodarlo sono state le riprese delle telecamere piazzate dagli investigatori coordinati dal Pm Agata Consoli. Le cimici hanno immortalato consuetudini che testimonierebbero, secondo il Tribunale, “l’insana mania sessuale” del maestro che “avrebbe selezionato i bimbi sui quali concentrare le proprie attenzioni, evitando il coinvolgimento di figli di amici o di professionisti, privilegiando anzi i bimbi più malleabili, provenienti da ambienti difficili o bisognosi di sostegno psicologico”.
I fatti sono venuti a galla grazie alla denuncia della madre di uno degli alunni del maestro, che ha trovato il coraggio, tre mesi dopo il racconto del figlio, di recarsi in questura e dare il via alle indagini.
I bambini che avrebbero subito molestie sono stati sentiti anche con l’ausilio di uno psicologo e hanno ricostruito ogni particolare. La Procura però, non si è accontentata del racconto dei bambini.
Gli investigatori coordinati dal Pm Agata Consoli hanno piazzato alcune telecamere nascoste nella classe del maestro Manlio Elia.
Dopo aver immortalato per diversi giorni, il maestro che “accarezza dall’interno del maglione la schiena del ragazzo, inserire da tergo la propria mano tra le gambe del bambino”, dopo aver immortalato contatti “viso a viso e baci che sfiorano le labbra del bambino oltre che sulla sua guancia”, le telecamere registrano anche “particolarissime attenzioni a sfondo chiaramente sessuale da parte del maestro”. Manlio Elia “provvede a sistemarsi nell’abbigliamento e sembra anche le parti intime”. Un alunno viene invitato a sedersi sulle gambe del docente, “viene continuamente accarezzato dall’insegnante dapprima sulla schiena, mediante introduzione della mano sotto il maglione e poi, scendendo, sembra insinuare con la mano, in costante movimento, anche la zona intima del ragazzo”. Il maestro “tocca ripetutamente il sedere e la schiena del ragazzo anche dall’interno”. Mentre tutti gli alunni sono seduti al proprio posto, il maestro e il bambino, all’unisono, “si avvicinano l’uno all’altro scambiandosi, per diversi secondi, vere e proprie effusioni amorose, fatte da intensi abbracci e baci reciproci”. Poco dopo il maestro manifesta “attenzioni sessuali con evidenti palpeggiamenti prolungati, anche nelle parti intime del ragazzo, che adagia il capo sul busto dell’uomo rimanendovi immobile. L’alunno riceve carezze e baci, anche sulle labbra. L’azione continua sino a quando il maestro risistema i pantaloni indossati dal bambino”. Lo stesso maestro “evidentemente eccitato dalle effusioni procuratisi, sistema le proprie parti intime e l’abbigliamento”. Poco dopo il maestro prende la mano del bambino e la porta sulle proprie parti intime”.
LA VERSIONE DEL MAESTRO.
Interrogato dai magistrati il 12 dicembre del 2012, il maestro Manlio Elia, ha detto che “ci sono bambini che hanno bisogno di contatto, un contatto trasparente e puro con una persona che non ha nessunissimo bisogno di fare un’operazione del genere e, ribadisco, quando succede io sono una parte…io non partecipo perché non ho il benché minimo trasporto. Era una forma di coccole, una forma di contatto, una forma di affettività e di calore umano nel quale io non ho mai assolutamente visto nulla di…cioé non ho mai messo una malizia e, soprattutto, la cosa più importante, io…cioé non è dettato da una mia esigenza, io non ho un trasporto a fare questo. E quindi è normale che se gli metto la mano dentro il maglione…”. Il tribunale del Riesame, dopo l’arresto, contesta la ripresa in cui si vede il bambino immobilizzato sulle sue gambe, mentre il maestro muove la mano dentro il maglione. “Già un punto secondo me importante è che questa esigenza non parte da me”. Ad un certo punto il docente nega di toccare le parti intime, da di limitarsi alla pancia. Secondo il giudice, “il maestro rifiuta di confessare a se stesso la propria insana mania sessuale e più volte ribadisce che non ha bisogno del contatto dei bimbi, contatto che si limita a privilegiare come scelta pedagocica ottimale, rivendicandone la proficuità didattica”.
Il maestro ammette di essere arrivato, con le “coccole”, “al pube” dei bambini, “ma neanche volutamente perché non c’è nella mia intenzione di praticare nessuna forma di masturbazione”.
Tutti elementi che lo hanno fatto condannare a 6 anni di reclusione per pedofilia in primo grado e in appello. In attesa della sentenza definitiva, dopo 10 mesi di arresti domiciliari, Manlio Elia è stato rimesso in libertà.
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23 Luglio 2015, 16:25