07 Febbraio 2018, 13:48
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PALERMO – L’amministratore giudiziario e l’imprenditore a cui è stato sequestrato il patrimonio. I loro nomi non dovrebbero essere accostati. Eppure, secondo i pm di Palermo, Walter Virga e Vincenzo Corrado Rappa avrebbero commesso insieme il reato di peculato.
Il giudice per le indagini preliminari Wilma Mazzara, su richiesta della Procura, ha sequestro una serie di beni fino a raggiungere la cifra di un milione di euro. Virga in qualità di avvocato nominato dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, un tempo guidata da Silvana Saguto, e Rappa, ex amministratore della concessionaria Nuova Sport Car, in qualità di “beneficiario e istigatore del reato”. Insieme si sarebbero appropriati di un milione e 27 mila euro.
Virga, sotto processo a Caltanissetta insieme a Saguto, avrebbe compensato indebitamente e senza l’autorizzazione del giudice delegato un debito da mezzo milione di euro di Rappa nei confronti della società. Si tratta di somme prelevate da Rappa, secondo l’accusa senza alcuna giustificazione, e che sarebbero state mascherate come il compenso che gli spettava per il ruolo amministratore unico per tutto il 2013 (314 mila euro netti) e per i primi tre mesi del 2014 (239 mila euro netti). Cifra a cui vanno aggiunti poco più di 470 mila euro mila euro versati a Rappa, tramite modello F24, a titolo di ritenute fiscali (Irpef, addizionali comunali e regionali). Insomma, invece di farsi restituire i soldi Virga avrebbe compensato il debito di Rappa.
Al solo Rappa viene pure contestato di avere sottratto ai beni da sequestrare un dipinto di Francesco Lo Iacono dal titolo “Palermo e Monte Pellegrino”. Un olio su tela del valore di 94 mila euro acquistato nel 2013 dalla casa d’aste Sotheby’s e pagato tramite bonifico bancario dal conto corrente della società.
Nel corso delle indagini, coordinate dal procuratore aggiunto Sergio Demontis e dal sostituto Claudia Ferrari, sarebbero emersi rapporti fra Virga e Rappa. Invece di allontanarlo, come previsto dalla legge, l’amministratore giudiziario avrebbe informato l’imprenditore su “alcuni accadimenti aziendali”. Lo metteva al corrente di quanto accadeva nell’azienda di Isola delle Femmine. Si sarebbe giustificato perché temeva “eventuali azioni di responsabilità di Rappa nei suoi confronti” qualora gli avessero restituito i beni.
Decisiva per le indagini è stata la ricostruzione del prefetto Isabella Giannolasubentrata a Virga quando quest’ultimo fu travolto dallo scandalo e dalle indagini del Nucleo di polizia tributaria. Si tratta degli stessi finanzieri che hanno eseguito il sequestro.
A Virga sono stati sequestrati 71 mila fra disponibilità su conti correnti e polizze assicurative, nonché due immobili del valore complessivo stimato di circa 370 mila euro. A Rappa, oltre al dipinto di Lo Iacono, è stato sequestrato un appartamento di oltre 400 metri quadrati, vincolato fino a concorrenza di 1 milione di euro.
“Siamo certi che l’ipotesi sia del tutto inesistente e non configurabile sotto il profilo giuridico nei confronti di Vincenzo Corrado Rappa – spiegano gli avvocati Giovanni Di Benedetto e Raffaele Bonsignore -. Si muovono addebiti per emolumenti che Rappa aveva percepito in epoca antecedente al sequestro. Non si comprende il costrutto delle stessa ipotesi di reato, di cui per altro veniamo a conoscenza il giorno prima della discussione in sede di misure di prevenzione”.
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07 Febbraio 2018, 13:48