17 Agosto 2014, 07:37
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La spiaggia è il simbolo dell’estate. Meta sognata e desiderata, fonte di benessere per il corpo e la mente. Arrivati in spiaggia, come per incanto, ogni preoccupazione cessa di esistere. Ci liberiamo dei vestiti e ci tuffiamo in mare con la grazia e l’eleganza di una sirena e di un tritone. Il bello della spiaggia è che in acqua siamo tutti uguali. È durante il prima e il dopo che nascono i guai.
In spiaggia, ad esempio, si accentuano le disarmonie coniugali. Si comincia con la scelta del posto dove piantare l’ombrellone. Se per l’uomo si tratta di una scelta casuale, per la donna non lo è mai. Lei arriva in spiaggia con il radar cerca-velina incorporato. In un secondo riesce a passare in rassegna tutte le donne in costume, sdraiate o in piedi, in riva o al largo. Alla fine sceglie il posto ideale: l’unico dove non c’è un granello di sabbia, ma soltanto una distesa di scogli. Lì, abbarbicati e arpionati con gli alluci allo spunzone di pietra, ci stanno soltanto loro. Marito e moglie.
A volte, però, nonostante tutte le accortezze, la donna si ritrova suo malgrado a condividere pochi centimetri di sabbia con il suo uomo e con decine di donne in bikini le quali, siccome devono abbronzarsi dappertutto, assumono posizioni imprudenti e oscene.
“Stai guardando quella bionda?”, chiede lei con finta indifferenza.
“No, sto guardando l’isolotto”.
“La trovi tanto attraente?”
“Cosa, l’isolotto?”
“No, quella lì”.
“Ma chi?”
“Quella a destra, la bionda, capelli legati, bikini con stampa floreale, neo sulla guancia sinistra, cavigliera d’argento e occhiali da sole fucsia”.
L’uomo si guarda attorno. Dopo un po’ individua un puntino in lontananza.
“Ma neanche si vede!”, osserva.
“Bugiardo”.
“E comunque non è un granché”.
“Allora l’hai guardata. Avevo ragione”.
Ora, se per le coppie la spiaggia è il luogo delle disarmonie, per qualcun altro è sinonimo di tormento interiore. Parliamo di quelli che durante l’anno hanno disertato le palestre e si sono lasciati sedurre da cibi ipercalorici. Gli esperti dicono che stare seminudi in spiaggia ci aiuta a omologarci, a integrarci con chi abbiamo accanto. Sì, è vero, ma sdraiati al sole. Che in posizione supina siamo tutti uguali e le maniglie si appiattiscono. Quando invece arriva il momento di alzarsi per raggiungere il mare o il baretto, il discorso cambia. Gli sguardi dei vicini di ombrellone sono impietosi. Le donne si difendono a colpi di pareo. Gli uomini invece possono fare poco. Tra costumi in lycra e bermudoni, loro sono gli unici a cui non è consentito barare.
La spiaggia comunque significa aggregazione e condivisione. Sempre secondo gli esperti, la distanza si accorcia, il concetto di proprietà privata cambia e la vicinanza non è più vissuta come una minaccia o un’invasione. Simbolo per eccellenza di questa rinnovata unione e fratellanza sono le famiglie. Quelle accampate, armate di tende, borse frigorifero, tavoli e sedie. Quelle famiglie numerose, chiassose, composte da genitori, bambini, adolescenti, nonni e bisnonni. Quelle che si impongono, che occupano le sdraio degli altri, fumano accanto ai vicini, tirano fuori lasagne, pasta al forno, panini imbottiti e casse di birra. Quelle che gridano al cellulare e rendono partecipe la spiaggia dei litigi con il partner e i figli.
Un vero e proprio trionfo della condivisione. Ma anche dell’esaurimento. Perché, ad essere sinceri, non è mica vero che è così semplice rilassarsi. In fondo, è più facile essere travolti da uno tsunami provocato dal tuffo a bomba di qualche ragazzo, trovarsi coinvolti in barbecue improvvisati, ustionarsi il piede con un mozzicone di sigaretta nascosto sotto la sabbia da qualche buontempone, prendere il sole tra bottiglie e rifiuti, rischiare di essere decapitati da un marinaio improvvisato che arriva sparato con la sua barca, oppure diventare una cotoletta impanata per colpa di qualche bagnante che cammina sollevando la sabbia. Vita da spiaggia. E si finisce alle mani per poco, magari per “l’ombra rubata” dal vicino. Ma prima ci si scatta una foto, anzi un groufie, il selfie di gruppo, la nuova moda dell’estate 2014. Obiettivo? Arrivare al tentativo di inserire nello scatto il maggior numero di persone possibili. Sempre in nome della condivisione e aggregazione.
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17 Agosto 2014, 07:37