10 Agosto 2020, 05:33
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PALERMO- C’è un pensiero atroce in fondo al pozzo nero che ha consumato la vita di una donna e forse del suo bambino. Ed è questo, come abbiamo scritto: “Ci sono testimonianze discordanti sulla presenza del bambino in autostrada nel luogo dell’incidente. Alcuni testimoni che hanno visto la donna dileguarsi scavalcando il guard-rail non lo ricordano. Tanto che il procuratore ha detto che non vi è la certezza che Gioele fosse ancora con la madre in quel momento (era con lei di sicuro fino a Milazzo). Una speranza sul suo destino è legata alla possibilità che la madre possa averlo affidato a qualcuno quando è uscita dall’autostrada a Sant’Agata. Ma purtroppo, anche stamattina (ieri mattina, ndr) è trapelato che gli investigatori ritengono plausibile che il bambino fosse con la madre nel bosco. ‘Non crediamo che Viviana si sia uccisa o abbia ucciso Gioele. Pensiamo che qualcuno li abbia aggrediti o che degli animali che si muovono in branchi li abbiano assaliti e ammazzati’, dicono due amici del marito”.
Ecco quel pensiero atroce, a margine della storia di Viviana Parisi, il cui corpo senza vita è stato scoperto nei boschi di Caronia, e di Gioele, il figlio che non si trova più. Un pensiero sussurrato e poi subito negato. Un pensiero che è un tormento in più, con tutte le altre ipotesi, nella testa e nel cuore di chi indaga. Un pensiero in fondo al pozzo che sgomenta più del dolore.
E’ presto per fornire anche una prima ricostruzione di quello che potrebbe essere accaduto. Nessuno può azzardare conclusioni, né emettere le stupide sentenze preventive che affollano il mondo social, come se una simile tragedia fosse la puntata di una fiction. Per ora, ciò che muove tutto è l’auspicio che il bambino possa essersi salvato. Un conforto che non annullerebbe il lutto, ma gli metterebbe accanto la felicità di un ritorno.
Ci sono domande che al momento non hanno risposta e che stanno impegnando a fondo gli inquirenti, riassunte nella nostra ricostruzione. Accanto scorrono le lacrime di una famiglia travolta dall’indicibile, spezzata da una tragedia estrema. Luigino Parisi, il papà della donna, ha detto, nella concitazione del frangente: “L’hanno ammazzata. Mia figlia non si sarebbe mai fatta del male, era troppo affezionata a suo figlio, a mio nipote…“.
Sui luoghi del ritrovamento del corpo è andato pure Daniele, il marito, che aveva lanciato il suo appello con un video: “Ciao Viviana, torna a casa. Non c’è nessun problema, hai fatto solo un piccolo incidente. Non ti succede niente, né a te, né al bambino, né a me. Stai tranquilla, ti abbracciamo tutti, a braccia aperte. Ti prego, non puoi stare così, tutti questi giorni fuori senza soldi, senza niente. Ti aspetto, ti amo, mi mancate tantissimo. Ciao”.
Spezzano il fiato i chiodi insistenti della cronaca che incidono nella carne, che rendono questa vicenda, nelle ore in cui la seguiamo angosciati, sempre più crudele.
Chi vuole bene a Viviana, chi l’ha conosciuta davvero, intanto, non vuole dare ascolto al fondo del pozzo nero, soprattutto in una fase tanto delicata, senza alcuna certezza. Vuole immaginare che la mutilazione fin qui subita sia stata l’unica. Desidera il racconto dell’incontro tra un nonno e nipote, tra un padre e un figlio. Confida nel legame tra una madre e il suo bambino. Chi ama Viviana crede al suo amore. Una speranza da abbracciare.
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10 Agosto 2020, 05:33