20 Gennaio 2012, 17:44
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Stessa indagine, decisioni diverse. La Giunta per le autorizzazioni del Senato non ha dato il via libera all’utilizzo delle intercettazioni di Carlo Vizzini. E ha finito per scontentare lo stesso senatore che ha più volte invocato il sì dei colleghi. Era andata diversamente nell’altro ramo del parlamento, alla Camera, dove l’aula ha dato l’ok all’acquisizione dei tabulati telefonici dell’ex ministro Saverio Romano inviata dal Giudice per le indagini preliminari di Palermo. Un voto in linea con la scelta della Giunta. Anche per Vizzini la decisione finale spetta all’Aula.
Nel caso del senatore, tornato nella casa socialista dopo avere lasciato il Pdl, si tratta di 40 telefonate avute con il tributarista Gianni Lapis, condannato a due anni e otto mesi per intestazione fittizia di beni nel processo sul riciclaggio del cosiddetto tesoro di Vito Ciancimino e di recente coinvolto in un’altra inchiesta. Il fascicolo è quello aperto per corruzione aggravata contro Romano e Vizzini.
Le telefonate si riferiscono al periodo compreso fra il 2003 e il 2004 e riguardano la cessione di denaro ai personaggi politici, derivanti dalla vendita della società Gas – riconducibile al figlio di don Vito, Massimo, e considerata frutto del reinvestimento di capitali illeciti – alla spagnola Endesa. Secondo l’accusa, i due politici avrebbero partecipato alla spartizione del denaro.
L’inchiesta nasce dalle dichiarazioni dello stesso figlio dell’ex sindaco di Palermo rese ai pm Nino Di Matteo e Antonio Ingroia. Nel caso di Vizzini relatore in giunta era il senatore del Pdl Carlo Sarro, secondo cui “il numero delle intercettazioni e il loro protrarsi nel tempo determinano la non casualità. La scansione temporale induce a ritenere sussistente un fumus persecutionis”.
Opposto risultato era venuto fuori al Senato il 14 dicembre scorso. Al termine di una battagliata Giunta la stessa decise di respingere (9 voti contro 8) il no all’utilizzo delle intercettazioni proposto dal relatore. Nel corso di una intervista rilasciata a “S” (il numero speciale con tutte le intercettazioni è acquistabile on line) Vizzini ha chiarito di avere “consegnato tutti i miei conti correnti ai magistrati. Oltre alla corrispondenza privata. Ogni movimento di denaro è dimostrabile, anche quelli incrociati con i conti di altre persone”. Nulla da temere, dunque, ha sempre sostenuto il senatore che non si è sottratto alle domande dei pubblici ministeri. I suoi rapporti con Lapis erano di carattere professionale. Si sarebbe limitato ad affidargli i suoi risparmi quando Lapis, sostiene Vizzini, “era tra i più stimati tributaristi d’Italia”.
A febbraio, infine, il gip dovrà decidere sul rinvio a giudizio di Romano per concorso esterno in associazione mafiosa. La procura di Palermo ha chiesto due volte l’archiviazione ma il giudice ha disposto l’imputazione coatta. Adesso tocca ad un altro gip decidere il destino “processuale” dell’ex ministro.
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20 Gennaio 2012, 17:44