“Giustizia per Davide”

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14 Gennaio 2011, 06:35

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Davide amava i piccoli di Palermo, perché era buono. Amava i pazzerelli fantastici.  Amava le biografie fragilissime e appartate che nessuno ama.  Amava la leggerezza malleabile, bisognosa di protezione e carezze, dei cuori che vagano, lievi,  in altre costellazioni e restano sopresi dalla durezza della terra.
Davide Scarfeo è una cometa inestinguibile, nonostante la sua morte di trentacinquenne in un incidente stradale, all’alba del 2011. Sorvola i pensieri e lascia dietro di sé una scia d’amore e  affetti. Ha scritto la sua donna su Livesicilia, insieme a tanti.  Un messaggio in bottiglia da Capo Verde, un lamento dolce in italo-portoghese smozzicato,  spezzato.
Davide che amava i piccoli e i bambini è una persona della cronaca. Una persona, non un personaggio di luce riflessa. Una persona con un suo posto nel cuore delle altre persone, con una luminosità sua. Ecco perché ne scriviamo. Sappiamo che ci sono occhi che vogliono leggere di lui, che vogliono fermarsi nelle parole, con lui, per tenerlo un po’ qui.
La casa di Davide è al centro di Palermo, in un antico palazzo liberty. Ci  sono la madre Marina, Giuliana, la sorella, e Michele, il fratello. La richiesta è corretta e  perentoria: “Vogliamo giustizia”. Le notizie dell’incidente di Capodanno non sono complete. “Il Gigante buono” – così lo chiamavano -viaggiava a velocità normale sulla sua moto (una frequentazione assai sporadica, non era affatto un “centauro”, ndr), quando probabilmente è stato tamponato. La famiglia ha qualche sospetto di cui nulla possiamo riferire, al momento, in mancanza di conferme. “Non conosciamo ancora tutti i particolari –spiega la signora Marina -. Ripeto: vogliamo giustizia, non  vendetta. Se qualcuno ha sbagliato, deve pagare. Ci batteremo.  Lotteremo con tutte le nostre forze per sapere la verità, e non ci fermeremo  davanti a niente”.

Michele racconta: “Mio fratello era il santo protettore dei più deboli. Era buonissimo, ma diventava una belva, se c’era da difendere qualcuno che aveva subito un torto. Non sopportava le angherie”. Il suo destino sarebbe stato a Capo Verde con la donna che amava. Una trama preparata nei minimi dettagli.
Il decollo definitivo era pronto. Adesso, La famiglia Scarfeo partirà per l’isola lontana, per conoscere dal vivo Hetsa che avrebbe condiviso il destino di Davide.  Marina rivede il film, fino alla brusca e mortale interruzione: “Mi ero ormai  rassegnata a una vita  distante da mio figlio. Ma almeno l’avrei saputo felice, al centro del suo progetto e dell’esistenza che aveva scelto. Così, invece, il tempo gliel’hanno bloccato, distrutto. Lui non avrà più il futuro che desiderava costruire. Mai più”.

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Davide voleva bene ai fragili, ai sofferenti, a coloro che sembrano intagliati nel vetro e sono tanto esili da rompersi all’istante, per un soffio di vento. Regalava concretamente le sue spalle larghe alla debolezza altrui. Tanta gente  ha offerto il suo cordoglio al “Gigante buono”. C’è una ragazza brasiliana che non aveva un lavoro. E’ stata in chiesa a versare le sue lacrime. Ha trovato un’opportunità grazie a Davide che l’accompagnava ogni mattina. Hanno visto le ombre più umili, la gente che i benpensanti considerano da sottoscala, percosse dal lutto. Tutti qui,  nel cuore di Palermo, col loro pianto minuto e sincero. Per Davide. Un amico ha detto: “Non ce n’era uno al suo funerale distratto. Sì,  molti  poveri l’hanno pianto come un fratello”.

Michele ci tiene a ringraziarli tutti, con la sua famiglia: “Non potremo rispondere a ogni bigliettino a ogni mail. Ma vorremmo stringere ogni mano e ricambiare attraverso Livesicilia”. Sul tavolino del salotto c’è un libro poggiato e venerato come una Bibbia. Il titolo è “Un posto nel mondo” di Fabio Volo. Racconta di Michele e Federico, due amici inseparabili. Il secondo decide di trasferirsi a Capo Verde e si innamora. Un inno alla vita che Michele Scarfeo accarezza come una profezia, come una storia intima, sua e di Davide. Come se le parole di oggi fossero state già scritte nei libri di ieri. Ma ce ne  accorgiamo dopo. E’ già tardi, quando li apriamo e, finalmente, li leggiamo.
Davide è andato via,  presto, la mattina del primo gennaio, all’alba, dopo avere parlato al telefono  con sua madre. Molti l’hanno pianto e lo piangono. Una pioggia benedetta accompagna il  suo volo. Ci piace immaginare che ci sia un’isola da raggiungere, con una donna da vegliare e una felicità invisibile. Forse Peter Pan sta per tornare a casa.

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14 Gennaio 2011, 06:35

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