29 Maggio 2015, 15:33
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PALERMO – Un sostanzioso pacchetto di voti utile per le amministrative del 2012, in cambio di un posto di lavoro e dei soldi per la festa di quartiere, che si realizzò, puntualissima, nell’agosto del 2011 alla Marinella. L’operazione “Agorà” eseguita dal nucleo speciale di polizia valutaria della guardia di finanza, che ha condotto all’arresto di due deputati regionali in carica, Nino Dina e Roberto Clemente, oltre all’ex onorevole Franco Mineo e Giuseppe Bevilacqua, che sfiorò la vittoria al Comune di Palermo, ha fatto venire a galla la gestione di un pesante pacchetto di voti, circa mille, conquistato anche grazie ai presunti rapporti tra Bevilacqua con esponenti di spicco del mandamento mafioso palermitano di Tommaso Natale.
Il clan si trovava al centro di alcune indagini quando emerse il coinvolgimento del dipendente Amat con la passione per la politica: in cambio del sostegno, avrebbe promesso ai boss posti di lavoro. La guardia di finanza si è così imbattuta nelle telefonate in cui Bevilacqua parlava con la moglie del capomafia Giuseppe Antonio Enea, arrestato nel novembre dello stesso anno e da allora detenuto, così come Calogero Di Stefano, con i quali è stato intercettato in più di un’occasione. A Enea, Bevilacqua avrebbe promesso di fare assumere il fratello e di fare avere alla cosca i soldi per la festa rionale di Marinella, un evento, a quanto pare, molto “sentito” dal clan. Il 10 maggio 2011, il politico è stato intercettato dalle microspie della guardia di finanza nel corso di una conversazione con Di Stefano, Enea e Antonino Fiorentino:
BEVILACQUA: … noi dobbiamo, noi dobbiamo portare secondo me, acqua al mulino, senza fare chiacchere e dobbiamo da ora. Se io mi assumo la responsabilità e dobbiamo portare le persone come io, come altre persone, alla vittoria, tutte le altre cose secondo me non contano più.
FIORENTINO: Esatto, giusto ….
BEVILACQUA: … Se sbaglio tu mi correggi Calogero
FIORENTINO: … Giusto. Non ne parliamo, a me interessa la persona, io l’unica cosa che lo ti posso dire, io, qua, e te lo posso dire pure centomila volte, io a te sul momento, sul momento, non mi posso prendere nessun impegno, però se tu, ascolta bene queste parole…se tu…Bevilacqua, mi capisci…mi viene una cosa di cuore da fare, una cosa … eee … devo fare questa cosa alla Marinella…
BEVILACQUA: Me lo devi dire tu quello che devo fare alla Marinella
FIORENTINO: … No, io non te lo posso dire
ENEA: … ti sta parlando però …
BEVILACQUA: … come non me lo puoi dire!
ENEA: … no, lui sta parlando di un’altra cosa
DI STEFANO: … dunque andiamo alla conclusione … la conclusione FIORENTINO: Giusè io …
BEVILACQUA: io sono a disposizione, lui mi dice. a e io …
DI STEFANO: … no, lui non te lo può dire, nei, nai, nai …
ENEA: … ti dice c’è sta… dobbiamo fare la festa e ci vogliono ventimila euro
DI STEFANO: … tu che dici?
ENEA: … tu non la puoi organizzare più tramite … regione è giusto?
BEVILACQUA: … certo …
ENEA: … tramite la provincia
DI STEFANO: … alla provincia tu cosa puoi fare?
BEVILACQUA: … io alla provincia c’ho il presidente che è amico mio, che faccio parte dello stesso partito …
In base alle indagini, Bevilacqua aveva già avuto a che fare con i tre nel 2007, periodo in cui fu favorita la sua elezione a consigliere presso la VII
Circoscrizione. Anche in quella occasione, in cambio dei voti ci sarebbero stati favori e promesse di lavoro, successivamente mantenute. A partire dall’ottenimento di contributi ed autorizzazioni pubbliche, fino alla sistemazione lavorativa di amici e parenti dei boss di Tomamso Natale.
In un secondo momento, sempre Bevilacqua, avrebbe messo a disposizione il proprio pacchetto di voti chiedendo come corrispettivo favori, finanziamenti per le proprie associazioni e incarichi professionali per sé e i suoi amici. Dopo le amministrative del 2012, infatti, non si era arreso, cedendo le circa settecento preferenze a Roberto Clemente, che appoggiava politicamente. Un meccanismo dietro al quale ci sarebbe stato un patto: Clemente si sarebbe dovuto dimettere in caso di vittoria alle regionali, ma ciò non avvenne, perché rimase in carica sia all’Ars che al Comune.
Qualche mese prima delle amministrative Bevilacqua fu anche intercettato con Salvatore Ingrassia e Natale Giuseppe Gambino, già condannato nel 1996 a dieci anni per associazione mafiosa. L’incontro avvenne in un’officina di via Oreto. In quell’occasione Bevilacqua avrebbe ricevuto l’autorizzazione per proseguire la sua campagna elettorale nella zona della Guadagna: “Nessuno ti chiederà nient’altro”, gli assicurò Gambino, che aveva già ricevuto la promessa di diversi posti di lavoro per amici e conoscenti. Niente favori “extra”, quindi, bastava trovare un’occupazione ad amici e parenti.
INGRASSIA: Tu su questa zona puoi operare come vuoi.
BEVILACQUA: Uhm
INGRASSIA: Fatti tutti i cavoli che vuoi tu, nessuno ti disturberà, nessuno ti dirà niente. noi ci muoveremo abbastanza bene anche in silenzio, momentaneamente stiamo in silenzio perchè mancano fac-simile…. BEVILACQUA: Certo
INGRASSIA: aspettiamo i fac-simile poi incomincia a posizionare le persone nei punti strategici di qua, di tutta la zona perché dobbiamo abbracciarla tutta
completamente…
Pochi giorni dopo, il politico si sarebbe incontrato con Salvatore Ingrassia, Salvatore Zagone e Giuseppe Monteleone, ai quali precisò che le assunzioni promesse sarebbero partite da aprile. “Quelle cose tue già c’è l’okay, problemi non ce n’è…venerdì io ti dico tutto la situazione dove vanno a lavorare dove sono stati collocati e … l’orario e tutte cose, punto. Ovviamente già te lo accenno fin da adesso così in due parole te lo spiego si tratta di un “partenariato”.
Gli investigatori hanno accertato che sarebbero state almeno otto le persone segnalate da Gambino ed Ingrassia a Bevilacqua, tutte successivamente inserite lavorativamente.
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29 Maggio 2015, 15:33