11 Novembre 2022, 17:44
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Barrafranca. La Dda di Caltanissetta ha chiesto il rinvio a giudizio con l’accusa di voto di scambio politico-mafioso per l’ex sindaco di Barrafranca Fabio Accardi. Secondo l’accusa, avrebbe accettato voti dal boss ergastolano Raffaele Bevilacqua in cambio di favori e promesse di assunzioni nell’Ati che gestiva i rifiuti nel paese della provincia di Enna. Per questo Accardi, che è difeso dagli avvocati Sergio Bonincontro e Tommaso Tamburino, dovrà comparire il prossimo 5 dicembre dinanzi al Gup di Caltanissetta.
L’ex sindaco, destituito dalla carica con lo stesso decreto del presidente della Repubblica che un anno fa stabilì il commissariamento, per infiltrazioni mafiose, del Comune di Barrafranca, si è professato innocente. L’inchiesta, dei carabinieri del Ros e del comando provinciale dell’Arma di Enna, è stata coordinata dai sostituti procuratori della Dda Pasquale Pacifico e Nadia Caruso. All’ex sindaco è contestato, in pratica, di aver accettato la promessa di voti in vista di una sua nuova candidatura nelle elezioni amministrative del 2021, “manifestando, in corrispettivo, la propria disponibilità a facilitare l’assunzione di soggetti d’interesse dell’organizzazione mafiosa all’interno della Ati che si era aggiudicata l’appalto per la gestione dei rifiuti solidi urbani” a Barrafranca.
Inoltre l’ex sindaco, sempre secondo l’accusa, avrebbe manifestato la disponibilità a rilasciare in favore di Bevilacqua una certificazione da produrre al Tribunale di Sorveglianza di Catania che gli consentisse di essere trasferito in paese. Il noto boss mafioso, uno che nel 2000 fu nominato “capo provinciale” di Cosa Nostra da Bernardo Provenzano, quattro anni fa era stato posto agli arresti domiciliari a Catania per motivi di salute, nonostante una condanna all’ergastolo. Motivi di salute che non gli avrebbero impedito, secondo gli investigatori, di tornare a prendere in mano le redini del clan di Barrafranca, pur a distanza da Catania.
La notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati dell’ex sindaco è di pubblico dominio sin dal giorno dell’operazione Ultra, ma l’ipotesi di voto di scambio politico-mafioso è emersa solo al momento dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari. In origine era indagato per una presunta estorsione ai danni dell’Ati dei rifiuti, ma questa ipotesi poi cadde per tutti gli indagati. Accardi in questo momento fa sapere di non voler rilasciare dichiarazioni.
Fonti vicine alla commissione che si occupa della gestione del Comune commissariato, va evidenziato infine, fanno sapere che l’ente si costituirà parte civile all’udienza preliminare. Il relativo provvedimento dovrebbe essere firmato la settimana prossima.
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11 Novembre 2022, 17:44