Inchiesta su Pino Firrarello | "Voti in cambio di lavoro" - Live Sicilia

Inchiesta su Pino Firrarello | “Voti in cambio di lavoro”

LE IPOTESI. In piena campagna elettorale quattro assunzioni nell'impresa di un paternese, che nega: "Firrarello non mi ha chiesto alcunché". L'ex senatore: "Fiducia nella magistratura, non so chi sia".

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CATANIA – Pino Firrarello, sindaco di Bronte ed ex senatore del Pdl, è indagato con l’accusa di voto di scambio. Secondo le ipotesi della magistratura, avrebbe promesso posti di lavoro in cambio di voti nel 2010, quando era in corso la campagna elettorale per le comunali di Bronte.

L’inchiesta nasce dal fascicolo aperto sulla costruzione dell’inceneritore di Paternò, osteggiato da Lombardo che, secondo il geologo autonomista Giovanni Barbagallo, lo avrebbe voluto realizzare nella zona industriale di Catania, come prevedeva il bando originario (LEGGI ARTICOLO). Fra i soci c’era l’industriale Alessandro Di Bella, vicino, secondo Barbagallo, al senatore Firrarello.

Le cimici della Procura hanno captato conversazioni nelle quali si discute della collocazione lavorativa di quattro persone nell’impresa del paternese D. D. C., noto imprenditore coinvolto nell’operazione Obelisco, assolto dall’accusa di aver favorito la mafia e condannato in primo grado per associazione a delinquere.

Firrarello, secondo le ipotesi degli inquirenti, avrebbe segnalato Antonino Motta, Salvatore Giuliano, Giuseppe Greco e Arturo Greco a D. C. . La Procura li ha iscritti tutti nel registro degli indagati insieme all’ex deputato regionale Fabio Mancuso. Gli atti sono stati notificati ad agosto.

L’INCONTRO. Rosario Pennisi, avvocato di fiducia di D. D. C., conferma a LivesiciliaCatania che al centro dell’indagine c’è un incontro elettorale organizzato dal centrodestra, al quale l’imprenditore ha partecipato. “Ma non c’è stato mai alcun contatto -spiega Pennisi- tra Firrarello e i D. C., né gli indagati sono stati mai assunti. Per questo, l’ipotesi di reato non sussiste. Tra l’altro -conclude il legale- Firrarello ha ottenuto un plebiscito e non aveva bisogno di quattro voti”.

Contattato da LivesiciliaCatania, l’imprenditore D. D. C. sostiene di non aver mai parlato con Firrarello. “Il sindaco di Bronte – insiste D. C. – non mi ha mai chiesto favori né assunzioni. Io non ho mai parlato di queste cose con lui, con i suoi segretari, con nessuno”. D. C. sostiene di non aver “mai visto” i presunti raccomandati: “Si tratta di personaggi che non abbiamo mai incontrato in azienda, non abbiamo il loro curriculum, né mai sono stati assunti”.

IL SINDACO IN PROCURA. Dopo aver ricevuto l’avviso di garanzia, Pino Firrarello ha scelto di essere interrogato e, secondo alcune indiscrezioni, avrebbe dichiarato di non aver mai incontrato i D. C. né di aver chiesto loro favori o assunzioni in campagna elettorale. Contattato da LivesiciliaCatania si dice estraneo alle contestazioni. “Non ho mai promesso assunzioni in cambio di consensi né, se mi consentite una battuta, so chi cavolo sia questo D. C. o i quattro che avrei raccomandato”. Firrarello aggiunge: “ Ho la massima fiducia nella magistratura che sta verificando le intercettazioni, sono sereno, ma condanno fermamente questi comportamenti che, al momento, mi vengono addebitati. Qualunque candidato sindaco o politico -conclude l’ex senatore del Pdl- che si comporta in questo modo ha già perso in partenza”.


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