06 Febbraio 2014, 15:24
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PALERMO – Si accendono i riflettori sul centro storico di Palermo. Dopo il crollo della scorsa notte di una palazzina di quattro piani a piazza Garraffello, che solo per puro caso non ha fatto vittime in uno dei punti di ritrovo della movida cittadina, l’attenzione adesso si sposta al pericolo crolli che interesse la porzione più antica del capoluogo siciliano. E non mancano le polemiche.
L’assessore all’Edilizia pericolante e alla Protezione civile, Agata Bazzi, assicura che l’80 per cento del centro storico negli anni è stato ormai recuperato, ma ammette che c’è ancora molto lavoro da fare. “Sono stata fino all’una di notte in piazza Garraffello con il comando della Polizia municipale – dice l’assessore a Livesicilia – monitorando la situazione. La magistratura ha posto tutta l’area sotto sequestro, con seri problemi anche per le attività commerciali, appena potremo intervenire lo faremo in danno ai privati che erano già destinatari di diverse ordinanze”.
L’edificio, già prima di ieri notte, versava in condizioni disastrose: nel 2007 era stato giudicato degradato, per poi essere classificato pericolante nel 2012 tanto da spingere l’amministrazione a diffidare i proprietari per la messa in sicurezza, con una nota del 6 settembre scorso, e poi ad emanare un’ordinanza sindacale datata 11 dicembre 2013 nei confronti di 16 soggetti. Ma la questione non è di così facile risoluzione: l’immobile non è solo dei privati e ci sarebbe in atto un contenzioso per capire la “paternità” di alcuni subalterni (cioè di alcune porzioni dell’edificio) tanto che il settore Città storica aveva anche chiesto numi al Patrimonio, per via di una presunta restituzione di alcune porzioni del Comune ai privati. Nella seconda metà degli anni Novanta l’amministrazione era pure intervenuta con dei puntelli, per evitare crolli, ed aveva messo a punto un progetto di recupero, con tanto di finanziamento, mai andato in porto visto l’interesse storico dell’edifico che al suo interno racchiude beni storici e artistici di prim’ordine. Una parte della vecchia loggia dei catalani, che Palazzo delle Aquile decenni fa voleva addirittura espropriare.
Una vicenda intricata che ha di fatto rallentato le procedure. Anche perché l’ordinanza è stata sì pubblicata all’albo pretorio, ma ancora non notificata ai proprietari per un disguido degli uffici. La legge, in questi casi, prevede che il proprietario debba transennare l’immobile e dare il via ai lavori di messa in sicurezza se non vuole incorrere in una denuncia penale e, dopo tre mesi, interviene il Comune che poi agisce in danno, cioè effettua i lavori chiedendo poi i soldi agli inadempienti. Ma nel caso del palazzo della Vucciria niente era stato fatto, o perlomeno non ce n’è stato il tempo visto che le condizioni meteorologiche di questi ultimi giorni hanno aggravato la situazione fino a provocare il cedimento strutturale. Non sempre, infatti, è possibile prevedere il crollo di strutture in queste condizioni. Ora la zona è stata chiusa e si stanno svolgendo delle verifiche anche su altri palazzi della Vucciria.
“Per fortuna la piazza era vuota in quel momento e anche gli ambulanti nel furgoncino si erano allontanati”, continua la Bazzi che assicura però l’impegno del Comune per evitare altri casi simili: “Ci sono alcune aree a rischio, ma non così grandi, sono governabili. Alcuni edifici sono pubblici, speriamo di riuscire a intervenire su tutti, non sono molti ma dal degrado estremo. I soldi? Li troveremo”.
Un ottimismo che però non tutti al Comune condividono, specie negli uffici dell’ex settore Città storica che la giunta Orlando ha soppresso a ridosso del Natale. Una scelta contestata aspramente da impiegati e associazioni, che avevano convocato anche un’assemblea a piazza Pretoria, e che torna al centro della polemica all’indomani del crollo. “Questo è un settore che andava potenziato – dice il capogruppo di Idv, Filippo Occhipinti – e non chiuso. Si è passati in questi anni da 25 tecnici a sette o otto, non hanno cellulari di servizio o vetture con cui spostarsi per i sopralluoghi, la benzina ce la mettono per giunta loro. L’assessore dice che ci sono i soldi? Forse farebbe meglio a parlare con gli impiegati che potrebbero spiegarle come stanno le cose. Ci risulta che nel 2013 ci fosse appena mezzo milione di euro, praticamente niente per un centro storico come quello di Palermo. Qualcuno venga in Aula a spiegarci i veri motivi che hanno portato alla chiusura di un settore così delicato”. La Bazzi, di contro, nega che ci sia una qualunque correlazione tra la soppressione degli uffici e lo stato in cui versa il centro storico.
L’Idv chiede comunque la convocazione di una seduta ad hoc del consiglio comunale: “Serve ripensare le politiche che servono a ridare slancio edilizio, economico e culturale al nostro centro storico – scrivono in una nota Occhipinti e Paolo Caracausi – serve mettere insieme proposte e atti amministrativi capaci di produrre questo nuovo slancio, per questo chiederemo al presidente del consiglio di convocare una sessione straordinaria che discuta del nostro centro storico”.
“Già due mesi fa – dice il coordinatore provinciale di Sel Palermo, Simone Di Trapani – avevamo denunciato l’allarmante situazione di molti edifici in città. Avevamo sottolineato che il crollo di via Bagolino non poteva essere considerato come un episodio isolato, ma il primo gravissimo esempio di una situazione non più tollerabile. Gli edifici con evidenti problemi strutturali sono decine. Possibile che nessuno li veda? Chiediamo che il Comune si attivi da subito per inventariare gli edifici fatiscenti e a forte rischio. Chiediamo che si programmino azioni di messa in sicurezza del territorio, agendo non solo nel centro storico, ma anche nelle zone a forte rischio idrogeologico. Interventi che sarebbero anche il volano di quella economia sana di cui spesso si parla. Usiamo i fondi dei Prusst per la sicurezza e non per costruire centri commerciali”.
“Oggi con il crollo nel centro storico è suonato un campanello d’allarme che ha ricordato a tutti ed alla amministrazione per prima come non siano più rinviabili azioni efficaci ed incisive per tutelare patrimonio ed incolumità pubbliche. Una situazione di emergenza va affrontata con determinazione predisponendo un programma di verifica e azioni concrete che comprendano procedure di esproprio a costo zero e demolizioni di tutti quegli edifici pubblici e privati pericolanti con spese in danno dell’amministrazione o di quei proprietari che non vogliono o possono mettere in sicurezza i loro beni. ed al loro posto facciamo giardini e parcheggi. A questo stato di cose – che questa amministrazione ha certamente ereditato dall’amministrazione fallimentare precedente – ha però risposto con la soppressione dell’ufficio del centro storico. Era questa la soluzione? Leva democratica ha proposto una interrogazione sul metodo e merito di questa decisione ed attendiamo che l’amministrazione ci risponda, avendo però seri dubbi che il nostro centro storico possa giovarsi di un tale approccio”. Lo dicono in una nota i consiglieri di Leva democratica Orazio La Corte e Sandro Leonardi.
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