Windjet-Alitalia, indagine archiviata |I retroscena dell’accordo

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03 Dicembre 2015, 06:21

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CATANIA- Nessuna tentata estorsione contrattuale da parte di Alitalia nella trattativa con Windjet nel 2012. E’ questa la conclusione del Gip Alessandro Ricciardolo che ha archiviato l’indagine aperta a seguito dell’esposto presentato alla Procura dai vertici dell’azienda di Nino Pulvirenti e ha rigettato l’opposizione presentata dal collegio difensivo della compagnia siciliana. Nella denuncia Stefano Rantuccio, all’epoca Ad della compagnia aerea catanese, accusava l’ex compagnia di bandiera di aver tentato di costringere la società siciliana ad addivenire “a condizioni contrattuali particolarmente inique e vessatorie”, per ottenere l’ingiusto profitto di escludere dal mercato il vettore siciliano e (quindi ) di appropriarsi con un minimo sacrificio degli appetibili slot (della Windjet). Una condotta che si sarebbe concretizzata – secondo il manager di Windjet – con la minaccia di non adempiere all’accordo sottoscritto nell’aprile del 2012, e quindi di abbandonare la trattativa in un momento per la compagnia siciliana particolarmente vulnerabile dal punto di vista finanziario, se non fossero state accettate le condizioni contrattuali proposte.

Il fallimento della trattativa portò al crack di Windjet: ad Agosto del 2012 gli aerei della compagnia low cost siciliana restarono a terra insieme a centinaia di passeggeri. Fu il caos: molti viaggiatori si sono trovati con biglietti e carnet acquistati on line che non erano altro che carta straccia. La mancata acquisizione del ramo d’azienda, inoltre, ha comportato la perdita del posto di lavoro per molti piloti e assistenti di volo della Windjet.

Per il Gip Ricciardolo la ricostruzione di Rantuccio, per quanto suggestiva, non è convincente. “Emerge in maniera evidente dagli atti – scrive il Gip – che Windjet riponeva nella trattativa con Alitalia l’unica vera speranza di evitare il dissesto finanziario e la conseguente dichiarazione di fallimento. Appare evidente – si legge nel decreto di archiviazione – che Alitalia avesse interesse di fare ingresso nel mercato delle compagnie low cost rilevando un’azienda che, sebbene mostrasse gravi perdite ed una complessa situazione di dissesto, avrebbe potuto essere rivitalizzata e divenire produttiva con l’acquisto da parte della più grande compagnia aerea d’Italia”. Ma per il Gip appare “ovvio” che Alitalia ha posto diverse cautele affinchè i rischi dell’acquisizione del ramo da azienda non fossero diversi rispetto a quelli già noti. Alitalia, infatti, invia a Windjet diverse missive per denunciare il mancato “avverameno delle condizioni sospensive” previste nell’accordo. E si comprende – scrive ancora il Gip – come, a fronte delle insoddisfacenti risposte, l’ex compagnia di bandiera abbia ritenuto più prudente avvalersi della clausula risolutiva. E’ ovvio – continua il Giudice – che Alitalia abbia inteso adottare rimedi che dovevano essere considerati legittimi (la minaccia di recesso e la richiesta di nuove e più pregnanti garanzie). E, dunque, “nessun comportamente penalmente rilevante potrebbe ravvisarsi – scrive il Gip – nella condotta degli amministratori di Alitalia (Andrea Ragnetti e Paolo Amato, all’epoca rispettivamente Ad e Direttore Controllo e Finanza Alitalia), che in presenza di una operazione di così vaste ed importanti proporzioni, hanno inteso tutelare la società amministrata chiedendo alla controparte di garantire la propria solvibilità”.

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In merito alla presunta truffa paventata da Windjet, il Gip evidenzia che gli indagati non hanno posto in essere “alcun raggiro o artificio”. I due – ripete il giudice – si sono limitati ad attivare i rimedi contrattuali pattuiti con Windjet. Ricciardolo, inoltre, esclude che la condotta di Alitalia fosse orientata a ingannare la compagnia siciliana sulla possibilità che la trattativa potesse andare a buon fine.

“Il giudice ha riconosciuto le ragioni di Alitalia in merito alla correttezza della trattativa tra i vettori aerei finalizzata all’acquisizione di Windjet” – afferma a LiveSiciliaCatania l’avvocato Attilio Floresta, che assiste i manager della compagnia aerea insieme al professore e avvocato Francesco Mucciarelli del foro di Milano. “In particolare il Giudice – aggiunge l’avvocato – ha escluso che vi siano state forme di pressione indebita esercitate per determinare condizioni più favorevoli per il contraente Alitalia. Ha altresì riconosciuto che le trattative non sono andate a buon fine a causa delle condizioni economiche in cui versava Windjet, tali da non consentire il closing dell’operazione”.

Intanto prosegue l’indagine sul crack della Windjet condotta dalla Guardia di Finanza e coordinata dalla Procura etnea. Sul registro degli indagati, con l’accusa di bancarotta fraudolenta, sono iscritti 14 persone, tra cui Antonio Pulvirenti, che ha già presentato attraverso il suo legale (l’avvocato e professore Giovanni Grasso) una memoria difensiva. I quattordici indagati nei mesi scorsi, infatti, sono stati invitati a presentarsi per rendere interrogatorio sul dissesto della società che il 9 maggio del 2013 è stata ammessa alla procedura di concordato preventivo con un passivo di oltre 238 milioni di euro. Secondo le ipotesi investigative sarebbero state programmate, a partire dal 2005, una serie di operazioni dolose che hanno condotto all’aggravamento dello stato di dissesto della Windjet.

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03 Dicembre 2015, 06:21

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