20 Aprile 2013, 16:58
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CATANIA- In questi mesi si è consumato l’ennesimo disastro economico, sotto il silenzio assordante di tutti intorno alla crisi della società di trasporto aereo Windjet. Una crisi senza precedenti che in Sicilia, nel periodo di elezioni regionali di ottobre scorso, ha rappresentato un’opportunità per tanti politici e, come al solito, resta una difficoltà per tante professionalità. A farne le spese purtroppo sono i lavoratori e il territorio catanese privato di una delle realtà di impresa più importanti.
Catania, in questa vicenda paga, il prezzo più alto: perde una realtà produttiva al servizio del territorio; perde una realtà di lavoro per oltre 500 lavoratrici e lavoratori dipendenti. Un attentato all’opportunità di sviluppo e di crescita di servizi, di mobilità e infrastrutture nel territorio per le persone, le imprese e, soprattutto, per il turismo. Adesso, incertezza tra i lavoratori e, il fatto più grave, il silenzio: nessuno ne parla, nessuno si interroga o ne discute. Questa crisi sta ormai giungendo all’epilogo senza alcun tipo di intervento da parte di nessun livello istituzionale.
Windjet era la compagnia di bandiera siciliana, era un simbolo del territorio nel paese e in Europa, rappresentava per il nostro territorio una grande opportunità di sviluppo, serviva rotte importanti e strategiche all’interno del traffico nazionale. Così, oltre ad essere una fonte di occupazione, era una fonte di riferimento per turisti, lavoratori e imprese, importante per la nostra economia.
Ci chiediamo com’è stato possibile che Windjet ha fatto la fine che ha fatto senza che nessuno abbia fatto nulla per salvaguardarne le prospettive? E ancora, come non si può pensare a valorizzare i lavoratori, tutti di alta professionalità, di un’azienda ma li si lascia in cassa integrazione straordinaria con l’unica prospettiva possibile del licenziamento? Non è possibile che le aziende muoiano e nessuno dica nulla; non è possibile pensare di potersi abituare a una condizione per la quale può accadere tutto e il contrario di tutto senza che nessuno si interessi del fatto che il nostro territorio continua ad arretrare e a impoverirsi sempre di più, senza che le istituzioni si interroghino su tutta la vicenda?
In questi giorni, tutti parlano di prospettive e di crescita, ma come si fa a crescere se poi assistiamo alla morte di aziende importanti, in termini di opportunità che esse rappresentano nel territorio, senza riuscire a trovare un sistema per salvaguardarle? Stiamo vivendo un massacro sociale, proprio ciò che in questo momento bisognava evitare. Risulta incomprensibile il modo in cui la vicenda si è evoluta. Pensiamo che si sarebbe potuto fare molto di più per salvaguardare i destini dell’azienda e dei lavoratori.
Ora, bisogna trovare le condizioni per salvaguardare i lavoratori che con grande professionalità e spirito di appartenenza hanno svolto il proprio dovere e che si trovano, per responsabilità altrui, in mezzo a una strada; per insistere nella ricerca di prospettive migliori, perché anche le altre compagnie a Catania individuino una maggiore responsabilità sociale e contribuiscano a salvaguardare la nostra economia. Ricordiamo la proposta della società di gestione dello scalo anche per la ricollocazione dei lavoratori.
Il nostro è un appello a tutti i livelli istituzionali, gli enti e le imprese che possono avere un ruolo per riaccendere l’opportunità nei confronti dei lavoratori di Windjet. Un invito alle istituzioni, al ministero, al governo regionale, all’Enac, alla Sac, alle parti sociali, sindacato e imprese, a interessarsi del destino dei lavoratori, ad aprire un confronto per individuare e ridisegnare insieme tutte le opportunità possibili e nuove per la ricollocazione di lavoratori e lavoratrici.
Si stanno per spegnere le speranze e non possiamo permettere si spengano le opportunità per i lavoratori, per Catania e per la mobilità di molti siciliani. Bisogna fare il massimo per tutelare i lavoratori e per dare loro una speranza occupazionale.
Da qui l’appello a rompere il silenzio e a ripartire dalla proposta di ricollocazione dei lavoratori negli altri vettori, coinvolgendo anche l’indotto aeroportuale, che stanno a poco a poco sostituendosi nelle tratte di Windjet per garantire da un lato il mantenimento dei livelli occupazionali e dall’altro le medesime opportunità di sviluppo del territorio e di tutela dell’economia.
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20 Aprile 2013, 16:58