14 Dicembre 2020, 14:41
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CATANIA. Rimane dietro le sbarre Daniela Agata Nicotra, accusata dell’omicidio di Ylenia Bonavera, la 26enne morta il 9 novembre all’ospedale Garibaldi di Catania. La Gip di Catania Maria Ivana Cardillo ha confermato il fermo della 34 anni, emesso dalla Procura ed eseguito tre giorni fa dalla Squadra mobile etnea. La Giudice, accogliendo la richiesta dei Pm Fabrizio Aliotta e Michela Maresca, ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per omicidio volontario aggravato.
Le indagini della Squadra Mobile sono scattate lo scorso mercoledì sera, quanto la vittima è arrivata in ospedale. “Il personale della Squadra Mobile è intervenuto – ricostruiscono in una nota gli investigatori – al Pronto Soccorso del locale ospedale “Garibaldi-Centro” a seguito della segnalazione di una donna, accompagnata da un conoscente, in evidente stato di alterazione psicofisica ed in grave pericolo di vita in quanto ferita alla spalla destra da un colpo d’arma da punta e da taglio”. La giovane presentava “un’abbondante emorragia” ed è “successivamente deceduta durante le fasi di rianimazione ad opera del personale sanitario”.
Gli investigatori, dai primi accertamenti, hanno scoperto che “l’azione criminale era avvenuta nel popolare rione San Cristoforo, precisamente all’incrocio tra questa via Santa Maria delle Salette e via Della Concordia”.
La Polizia Scientifica ha svolto un sopralluogo sulla scena del crimine dove sono state trovate “copiose tracce ematiche nonché una ciocca di capelli finte, segno probabile di una precedente lite”.
Inoltre la Squadra Mobile, anche grazie alle dichiarazioni rese da due testimoni oculari hanno orientato i sospetti sulla 34enne. La lite – secondo la polizia – sarebbe scaturita per ragioni sentimentali.
In un primo momento l’indagata si è resa irreperibile, ma poi si è costituita alla polizia accompagnata dal difensore, l’avvocato Giovanni Chiara, ammettendo di averla ferita con un coltello da cucina al culmine di una lite in strada, che è stata ripresa con dei cellulari da passanti. L’indagata ha sostenuto la tesi della legittima difesa. Ai pm ha raccontato di aver reagito dopo essere stata ferita da Ylenia a un occhio, che le sanguinava. Secondo quanto ha spiegato: tutto sarebbe scoppiato dopo il suo rimprovero alla giovane amica che sarebbe stata in preda a droga e alcol. La 26enne avrebbe avuto in mano una bottiglia di birra con la quale, ha aggiunto l’indagata, avrebbe cercato di colpirla. Per paura e reazione, dunque, avrebbe preso un coltello da cucina, che aveva in auto, e l’avrebbe colpita alla spalla.
Secondo i primi esiti dell’autopsia, eseguita dal medico legale Cristoforo Pomara, la vittima sarebbe deceduta per un’emorragia scaturita dalla coltellata ricevuta alle spalle. Nello specifico nell’esame autoptico si dà atto che la morte è stata provocata da “shock metaemorragico acuto, secondario a lesione a tutto spessore del secondo tratto dell’arteria ascellare di destra”, con il “colpo” che “ha avuto una direzione dall’alto verso il basso, leggermente dal dietro all’avanti e leggermente destro sinistro ed ha attraversato la cute dirigendosi al davanti della clavicola, penetrando i muscoli grande pettorale, piccolo pettorale sulla linea emiclaveare fino a giungere tra il primo e secondo spazio intercostale, penetrare la pleura e il lobo superiore del polmone di destra creando un lago emorragico in cavità pleura”.
Nel corso delle indagini – precisano gli inquirenti – “si è proceduto a deferire in stato di libertà per il reato di favoreggiamento personale alcuni soggetti che, dopo il ferimento, hanno aiutato l’indagata “ad eludere le investigazioni dell’Autorità fornendo false informazioni alla Polizia Giudiziaria”. Responsabilità che sono emerse, in forma ancora più palese, a seguito dell’acquisizione del video che riprende le tragiche fasi dell’aggressione e “da cui si evince – scrivono gli investigatori – che alcune persone, presenti durante le fasi dell’omicidio, hanno falsamente dichiarato di non aver assistito alla scena”.
Nel 2017, Ylenia, durante l’aggressione subita dall’ex che aveva tentato di darle fuoco – Alessio Mantineo, 25 anni, condannato a 10 anni in appello – aveva riportato ustioni nel 13 per cento del corpo ed aveva perso il bambino che aspettava. Durante il processo prese le sue difese considerando dell’ex come un gesto una prova d’amore e per questo fu rinviata a giudizio a Messina per favoreggiamento e falsa testimonianza. La prossima udienza era stata fissata per il marzo del 2021.
Oggi a Messina si sono svolti i funerali della giovane uccisa.
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14 Dicembre 2020, 14:41