23 Febbraio 2015, 08:30
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PALERMO – Maurizio Zamparini non ci sta. Questo Palermo subisce troppo, così non va affatto bene. Guai ad andare avanti in questo modo, è giunto il momento di cambiare. Modulo, per carità, mica allenatore. Anche se la ghiotta occasione per una tirata d’orecchie a Iachini il presidente non se la lascia sfuggire, specie quando sono trascorse soltanto poche ore dalla perla di Candreva che ha reso amaro il retrogusto dell’avvincente sfida tra Lazio e Palermo: “Dopo la vittoria con il Napoli avevo detto al mister di non cambiare, ma lui ha voluto fare di testa sua”, spiega indispettito.
La sorte però, dopo l’incubo retrocessione e l’annata tra le fiamme ostili del purgatorio cadetto, sembra aver saldato il proprio conto con la squadra rosanero. Il Palermo, infatti, ha la fortuna di poter contare su una coppia d’attacco prolifica e affidabile, diversamente il rischio di trovarsi a lottare per evitare un’altra retrocessione sarebbe stato tutt’altro che trascurabile: “Devo dire che siamo fortunati ad avere lì davanti Vazquez e Dybala. Altrimenti – spiega il numero uno del club di viale del Fante a Repubblica – per i tanti gol che subiamo saremmo in ben altra posizione di classifica”.
Il presidente chiama a testimoniare anche i numeri: con oltre una rete e mezzo incassata a partita, è solo per merito di quella coincidenza favorevole, che da un anno danza in campo a passo di tango, se il Palermo si trova nella parte sinistra della classifica. Ma è giunta l’ora di mettere a posto alcuni dettagli, il patron non usa troppi giri di parole per emettere la propria sentenza: “È arrivato il momento di cambiare, non possiamo subire un 1,73 gol a partita. Ho fatto i conti, e una media così sarebbe da retrocessione”. Parole, queste, che sintetizzano lo Zamparini-pensiero dopo la combattuta sfida dell'”Olimpico”.
La delusione è palpabile anche quando, al termine della cena, arriva la chiamata della nostra redazione. Il tono della voce tradisce lo sconforto per la sconfitta. In modo cordiale rimanda l’intervista a un momento emotivamente più leggero. Si lascia scappare appena un “Ho detto troppo”. Magari se n’è già pentito, forse criticare Iachini è stato un errore. Però a perdere il presidente non ci sta, specie quando dall’altra parte c’è un personaggio come Lotito, difeso e bacchettato a più riprese, tra una dichiarazione di sfuggita e un’ospitata radiofonica. Non si doveva perdere. A maggior ragione, dopo lo 0-4 casalingo incassato al “Barbera”.
Possibilmente Zamparini pregustava una telefonata di sfottò all’omologo laziale. Peccato. Quella del presidente è stata solo una sfuriata, nulla di più. La tempesta dopo la sconfitta. D’altronde, se il Palermo ha la fortuna di poter contare su Vazquez e Dybala, il merito è di Iachini. E il patron friulano ne è consapevole. Il tecnico continui a lavorare sereno. Meglio battere l’Empoli, però. Evitando di fare i conti con quei cattivi pensieri che, dopo la gara d’andata, misero a dura prova l’impalcatura su cui sarebbe stata edificata la sorprendente stagione del ritorno in paradiso del vessillo rosanero.
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23 Febbraio 2015, 08:30