03 Ottobre 2020, 17:28
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CATANIA – Diffondere ancora più la cultura dell’inclusione e del rispetto, a garanzia della libertà di espressione di ogni singolo cittadino. È intorno a questi concetti che ieri, nel salone delle Scuderie del Castello Ursino, si è discusso del disegno di legge contro l’omolesbobitransfobia (in arrivo alla Camera il prossimo 20 ottobre) dinanzi a una platea attenta e partecipativa.
Ad aprire il dibattito moderato dalla vice presidente di Arcigay Catania, Vera Navarria, è stato il presidente Armando Caravini, che ha richiamato il pubblico a “difendere la legge perché è la nostra battaglia”, anticipando la partecipazione di Catania al sit-in nazionale “#nessunamodifica” in programma il 17 ottobre, a sostegno dell’approvazione integrale della legge.
“Catania risponde sempre bene – afferma Caravini – quando si parla di diritti civili e di uguaglianza. La sala è piena. La proposta di legge dell’onorevole Zan è un punto di partenza, non certo di approdo: perdere i diritti è facilissimo, conquistarli difficile. Non va mai abbassata la guardia”. A seguire i saluti del consigliere nazionale Arcigay, Giovanni Caloggero: “Non ci deve essere alcuna mediazione politica – dice – al ribasso. Vogliamo dare valore alle differenze per garantire la vita e la salute delle persone. Portiamo avanti la politica del sì”.
Tra le associazioni presenti, la rete Lenford di avvocatura per i diritti Lgbti (rappresentata da Loredana Mazza), che ha proposto osservazioni al disegno di legge. Iacopo Torrisi della segreteria provinciale del PD ha portato i saluti di Angelo Villari.
“È un momento molto importante – dichiara l’onorevole Alessandro Zan – per la comunità. Incrociamo le dita. Intorno alla legge girano diverse fake news con l’obiettivo di affossarla. Credo, piuttosto, che questa legge debba essere abbracciata da tutte le istituzioni politiche, al di là del colore del proprio partito perché ciò che vuole è contrastare l’odio e la violenza.
L’Europa ci restituisce un quadro poco piacevole: siamo al 23esimo posto su 27 Paesi dell’Ue per tolleranza. L’odio istituzionale, il razzismo e l’omofobia inquinano la società, a tal punto che alcune persone si sentono legittimate a compiere atti di violenza e odio nei confronti delle persone Lgtbi a causa di una forte cultura patriarcale, misogina e omofoba.
Occorre che si diffonda ancora più una cultura dell’inclusione e del rispetto. In questo devono aiutare le scuole, con campagne di promozione e sensibilizzazione: abbiamo bisogno di parlare all’opinione pubblica”.
“Non si sceglie di essere omo – prosegue Zan – piuttosto lo si è. C’è bisogno anche di un glossario, perché se si riesce a definire le diversità è salva la dignità.
La legge promuove anche l’istituzione di centri antidiscriminazione e case rifugio perché ancora oggi tanti ragazzi vengono cacciati di casa quando si dichiarano. Ed è drammatico. Una legge di questo tipo, oltre ad avere effetti positivi sulla dignità umana, ha un impatto culturale enorme.
Ecco perché è importante che venga sostenuta ed approvata. Sono previste anche sanzioni penali commisurate al reato. Per quelli più lievi c’è la possibilità di accedere alle messe alla prova, che sono atti di educazione molto importanti”.
A prendere la parola è anche il responsabile delle politiche trans dell’associazione, Lele Russo: “La repressione penale non è l’unico sistema tramite cui fare osservare la legge. Occorre educare e sensibilizzare. L’omolesbobitransfobia è razzismo perché nel momento in cui si fa discriminazione si nega l’uguaglianza, come a indicare la superiorità culturale di alcuni. E i crimini d’odio sono fattispecie criminose che hanno come base un elemento di discriminazione.
L’omolesbobitransfobia deve diventare un crimine d’odio perché va garantita la libertà d’espressione». In conclusione, l’intervento del prof. Maurizio Caserta, che ha stimolato il pubblico a interrogarsi sull’utilità del disegno di legge, definendola un esempio di umanesimo liberale. «La legge – afferma – rappresenta un contributo alla crescita del Paese, a presidio di uno spazio di libertà, che è l’identità».
La senatrice Monica Cirinnà non ha potuto partecipare all’incontro per motivi personali.
Il ddl è stato presentato nel luglio del 2018 dal deputato Alessandro Zan del Pd ed è approdato il 4 giugno scorso in commissione Giustizia. La nuova legge vuole estendere alle manifestazioni d’odio fondate sull’omofobia e sulla transfobia i reati già previsti nel codice penale. Gli articoli 604-bis e 604-ter, infatti, già puniscono la propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica o religiosa. L’estensione riguarderà però solo l’istigazione a delinquere e gli atti di violenza e non la propaganda. Si tratta di una modifica sostanziale. Se il testo venisse approvato, chi commette reati motivati da «stigma sessuale, in particolar modo nei confronti delle persone omosessuali e transessuali», rischia fino a quattro anni di reclusione.
Oggi, spiega Zan nella proposta di legge, nel nostro ordinamento esiste una «irrazionale differenza». Basta fare un semplice esempio della discrepanza tra «l’apporre uno striscione gravemente razzista in uno stadio e l’apporre il medesimo striscione nei confronti delle persone omosessuali» spiega Zan. In questo secondo caso, infatti, finora non di reato si tratta, ma di semplice espressione del pensiero, poiché «la legge penale non prevede che l’omofobia sia una forma d’odio perseguita dalla legge e posto che in una democrazia, in uno Stato di diritto, tutto ciò che non è vietato è e deve essere permesso». Inoltre, senza una legge contro l’omofobia e la transfobia che qualifichi questi come reati d’odio, «è impossibile monitorare il fenomeno» delle aggressioni, dei pestaggi, delle violenze contro gay, lesbiche, bisessuali e transessuali.
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03 Ottobre 2020, 17:28