31 Maggio 2016, 20:18
3 min di lettura
CATANIA – Franco Zappalà, sindaco di Ramacca. Per lui, questi saranno gli ultimissimi giorni con la fascia tricolore addosso. Sabato sera dovrà riporla nell’armadio e lasciare il Palazzo municipale. Forse in via definitiva. Oppure – e soprattutto se i ramacchesi lo vorranno – lunedì sera potrà rimetterla in spalla. Tra gli addii e gli arrivederci, siamo agli dunque sgoccioli e ogni secondo che passa è sempre più lento, carico di pensieri su ciò che è stato fatto e ciò si dovrebbe ancora fare in favore di un’area che in questi anni è stata massacrata dalla crisi economica sul versante agricolo e non.
Sindaco, qual è il suo bilancio di fine mandato?
Sono stati cinque anni davvero intensi, di attività impressionante. Anni in cui si è abbattuto una sorta di tsunami economico finanziario sugli enti locali.
Dove sono le macerie?
Finora siamo riusciti a garantire gli stipendi, anche agli articolisti. Riusciamo a pagare le fatture in modo regolare. Dietro l’apparente normalità di questi atti, c’è stato uno sforzo immane di riscossioni su tutti i fronti, anche tra i più impopolari.
Non può che essere così.
A differenza degli altri candidati che promettono mari e monti e parlando di soldi che arriveranno da tutte le parti, mentendo sapendo di mentire, dico che la realtà è molto più cruda. Per garantire i servizi essenziali bisogna riscuotere. Questa è una campagna elettorale fatta di ricatti.
Ricatti è una parola grossa, si spieghi.
Promesse di lavoro e roba simile. Uno squallore. E dinnanzi alla gravità della situazione in corso, il dibattito politico non può essere tanto surreale.
Quali sono le incompiute di Zappalà?
C’è ancora tantissimo da lavorare sull’efficienza della macchina amministrativa, ma anche sullo stesso fronte delle riscossioni. C’è poi da completare una serie di opere pubbliche che abbiamo avviato in questi mesi e che avrei il piacere di vedere ultimate: penso alla palestra comunale, al campo sportivo.
Le vicende connesse al Cara di Mineo quanto hanno danneggiato la sua azione?
La commissione antimafia ha riconosciuto il nostro lavoro all’interno del consorzio, avendo denunciato per tempo quanto accadeva lì dentro. La nostra coscienza è serena. Speriamo che le indagini si concludano quanto prima. Intanto la cittadinanza non ha dubbi sul ruolo svolto dal sottoscritto.
Perché una parte del Pd non voleva la sua ricandidatura?
Non c’è stata nessuna polemica pubblica in merito, neanche un volantino. Il dibattito è stato tutto all’interno del partito.
Beh, ma nella direzione provinciale se n’è parlato.
Sì, il segretario provinciale ha ribadito che se c’è il sindaco uscente vada ricandidato. Un dato ovvio. Certo, qualcuno qui ha interpretato questa linea in maniera un po’ aperta, come se nel locale si potessero ridiscutere le posizioni di partito.
Lei parla di elezioni surreale, di certo c’è che spulciando tra i candidati si palesa uno scontro aperto tra le nuove leve del Progetto Sicilia e dei Cinque Stelle e i grandi vecchi della politica. Che tornata è questa?
In effetti questa sfida è anche tra il vecchio e il nuovo, ma il nuovo mi pare diviso e il vecchio ne potrà trarre vantaggio.
È vera la leggenda che vuole che a Ramacca nessun sindaco venga riconfermato?
La storia dice così, tutto vero. Neanche Limoli ce la fece a bissare il mandato. Il nostro paese è strano, i cittadini sono sempre in cerca del cambiamento, senza capire però che spesso tutto ciò non si rivolge per il meglio.
Incoraggiante, giusto?
In questi giorni sta serpeggiando una certa paura tra i dipendenti comunali. Hanno sempre avuto un atteggiamento distante nei miei confronti. Ora si sono resi conto che per cinque anni hanno ricevuto regolarmente lo stipendio e capiscono che se si molla la presa sull’attività di riscossione, le loro spettanze sono a rischio. E sono preoccupati.
Quindi lei si candida a sfidare la storia, dobbiamo crederci?
Certo, ho l’obbligo morale di far sapere cosa abbiamo fatto. Noi abbiamo delle idee e abbiamo il dovere di portarle avanti. Come si dice, se uno non è disposto a correre rischi per le sue idee o non valgono niente o è lui a non valere nulla.
Che fa, cita Ezra Pound?
Sì, non mi paiono parole fuori luogo.
Pubblicato il
31 Maggio 2016, 20:18