Lauricella contro il pentito Zarcone | "Dice cose che non esistono" - Live Sicilia

Lauricella contro il pentito Zarcone | “Dice cose che non esistono”

Il collaboratore di giustizia Antonino Zarcone

Il collaboratore di giustizia dice di avergli salvato la vita. Salvatore Lauricella nega persino di essergli stato amico. Solo "affari di macchine". Nulla di più. E ricostruisce i suoi rapporti con Nino Sacco, presunto boss di Brancaccio.

PROCESSO A PALERMO
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PALERMO – “Questo signor Zarcone ha dichiarato che io gli ho fatto delle confidenze, gli ho fatto delle cose… che non esistono”. Salvatore Lauricella attacca a testa bassa Antonino Zarcone, l’uomo che, così ha raccontato il pentito, gli avrebbe salvato la vita. A tratti, nella sua deposizione, Lauricella infastidisce il procuratore generale Mirella Agliastro che chiede l’intervento della Corte, vedendo nelle sue parole una mancanza di rispetto. Lauricella nega tutto, ogni accusa. E nega di avere avuto rapporti illeciti o confidenziali con il neo collaboratore.

Eppure “mi dovrebbe ringraziare perché gli ho salvato la vita”, aveva detto Zarcone. Sarebbero stati gli uomini di Brancaccio a volere morto Lauricella, figlio di Antonino, il boss della Kalsa che tutti chiamano ‘u Scintilluni. Il pentito del clan di Bagheria, sentito al processo Argo, era entrato nel dettaglio: “Nel 2010-2011 c’’era gente di Brancaccio che lo voleva morto perché si era comportato male… Io seppi che c’era questo piano e allora mi misi in mezzo. Dissi che garantivo io ed evitai il peggio, grazie ai miei buoni rapporti con Bruno”. Si tratterebbe di Natale Bruno, uno degli ultimi capimafia a finire in cella.

Lauricella, in cella dal 2013 con l’accusa di essersi occupato di estorsioni fra Bagheria e Villabate, avrebbe dovuto pagare con la vita il fatto di avere chiesto il pizzo lontano dal territorio di sua competenza. Ora risponde per le rime a Zarcone, deponendo al processo d’appello che vede imputati diciannove presunti affiliati al mandamento di Brancaccio. Zarcone ne conoscerebbe i segreti perché, a suo dire glieli avrebbe raccontati proprio il suo “amico” Lauricella. Nino Sacco, uno dei presunti triumviri alla guida di Brancaccio, era pronto a farlo fuori. Si era convinto, ha ricostruito il collaboratore, che Lauricella avesse aiutato in qualche modo i Lo Nigro di corso dei Mille con cui non correva buon sangue. E così Sacco “convocò Lauricella e lo rimproverò di brutto”.

Balle, tuona Lauricella, ascoltato in qualità di imputato di reato connesso: “Lui era commerciante di macchine e io pure. Siccome avevo delle macchine che a lui interessavano, ci siamo visti in autosalone, ci siamo incontrati, lui si è comprato da me, io le ho vendute a lui e lui a me”. E Nino Sacco?” Lo conosco da bambino, siamo nella parentela. Il figlio di sua sorella ha preso mia sorella”. Sacco lo avrebbe rimproverato in presenza di Zarcone? “Non esiste il rimprovero. Poi se mi doveva rimproverare il signor Sacco non aveva bisogno di portarsi… perché nella mancanza… mio padre è stato pure in carcere. L’ho trovato pure come una figura paterna: me lo poteva fare pure diversamente, non c’era bisogno…”. E di Sacco conosce eventuali attività illecite? “No, no”. Mai parlato con Zarcone di questioni illegali? “No, mai avuto questi dialoghi”.

Zarcone dice di avergli salvato la vita. Lauricella nega persino di essergli mai stato amico. Solo affari di macchine. Nulla di più.


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