L’omicidio Mazzè allo Zen | Fermato Chianchiano: ecco chi è

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30 Marzo 2015, 08:30

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PALERMO – C’è un fermato. Al momento gli viene contestato il tentato omicidio – particolare che sorprende – ma dalla scorsa notte Fabio Chianchiano è in stato di fermo. Di certo c’è che prima del delitto di Franco Mazzè c’era stata una burrascosa lite fra il clan familiare dello stesso Mazzè e quello dei Chianchiano. Ci sono pure delle riprese all’interno di un bar e una serie di testimonianze a confermarlo.

Fabio Chianchiano non è l’ultimo arrivato. Era stato arrestato nel 2008 nell’operazione Addiopizzo 4, ma fu assolto dopo un lungo processo con sentenza divenuta irrevocabile. Non avevano retto le accuse a suo carico. Ed erano accusate pesanti, visto che veniva considerato il referente del clan Lo Piccolo allo Zen. Un punto di riferimento per i boss di San Lorenzo soprattutto negli affari della droga. “Quando non ce l’ha nessuno, lui ce l’ha sempre…”., diceva di lui il pentito Francesco Franzese. “Non la comprava a Palermo – raccontava Franzese – aveva un suo coso a Napoli quindi aveva questa cosa diretta e, quindi, alle volte invece che proprio non ne aveva perché a Napoli magari non si trovava, gliela dava Nino Nuccio, una volta gliela dava e una volta la prendeva. Era uno scambio”. Un traffico che avrebbe gestito “oltre che per conto suo…anche per i Lo Piccolo”.

Queste dichiarazioni, però, non bastarono a fare scattare la condanna. La note scorsa, intorno alle 3, Chianchiano è stato condotto negli uffici del commissariato San Lorenzo e da lì non è più andato via. Nel decreto di fermo si parlerebbe, però, di tentato omicidio nonostante Mazzè fosse deceduto diverse ore prima. Certamente, dicono gli investigatori, i Chianchiano – quindi non solo Fabio – avrebbero avuto un ruolo nella lite scoppiata in un bar dello Zen, poco tempo prima che i colpi di pistola ferissero a morte Mazzè, anche lui indagato e processato per mafia ma assolto. Un colpo di pistola lo ha raggiunto alla testa. Cosa ci sia dietro la lite resta un mistero. Una questione di poco conto sfociata nel sangue oppure c’è una guerra sotterranea per il controllo del territorio? Gli uomini della Squadra mobile e del commissariato San Lorenzo sono al lavoro per trovare la risposta.

La cronaca di un delitto

I colpi di pistola alla testa non gli hanno lasciato scampo. Franco Mazzè, 46 anni, è morto sul lettino dell’ospedale Villa Sofia mentre i sanitari stavano eseguendo una Tac. Inutile il prolungato massaggio cardiaco che gli è stato praticato. Due le ipotesi investigative: agguato mafioso o regolamento di conti al termine di una lite.

Un commando, composto da almeno due persone, è entrato in azione stamani in via Gino Zappa, nel cuore dello Zen, dove il pregiudicato abitava. Hanno sparato diversi colpi di pistola contro Mazzè, arrestato nel 2013 in un blitz antimafia, ma assolto la scorsa estate. Gli uomini della Squadra mobile e della Dia scoprirono che dietro l’assegnazione delle case popolari c’era la mano di Cosa Nostra, che imponeva ai senza casa una tassa da 20mila euro per entrare in possesso di un immobile. Mazzè fu, però, assolto assieme a tanti altri imputati.

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La mafia tiene sotto scacco il quartiere Zen”, dissero gli investigatori. Di avviso opposto era stato il Gup. L’accusa di associazione mafiosa e l’aggravante prevista per chi dà un contributo a Cosa nostra erano caduti davanti al giudice per l’udienza preliminare. Non erano bastate per arrivare ad una condanna le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. “I casi popolari su nuostre (le case popolari sono nostre)”, mise a verbale Salvatore Giordano. Quella che era emersa, dunque, sarebbe stata una storia di miseria e sopraffazione piuttosto che di mafia. La storia di gente costretta a pagare per continuare a ricevere luce e acqua o per evitare che la propria casa venisse “ceduta” ad altri. Una sorta di controllo parallelo e illegale della vita tra i padiglioni dello Zen che, però, nulla avrebbe a che vedere con la mafia. Almeno non nel caso dell’inchiesta sfociata negli arresti del febbraio 2013. Perché nuovi blitz successivi avrebbero azzerato i vertici della famiglia mafiosa che detterebbe legge nel quartiere periferico della città e controllerebbe lo spaccio di droga e il mercato delle estorsioni.

Assolto, dunque, nonostante le parole del pentiti. “ll business è lì dentro, allo Zen 2, a loro arriva una fonte che ci arriva una persona: sai, c’è una casa vuota da un mese, siccome loro hanno il potere che non si spaventano di nessuno… loro arrivano, scassano la casa e ci mettono i fili”: così Salvatore Giordano descriveva il ruolo dei fratelli Franco e Domenico Mazzè. Di quest’ultimo un altro pentito Sebastiano Arnone raccontava le pressioni esercitate su una donna per farle lasciare la casa in cui viveva: “L’hanno pressata, le hanno dato qualche 5 mila euro, la casa era grandissima proprio, gli hanno dato 5 mila euro e si sono presi la casa, l’hanno ristrutturata e se la sono rivenduta”.

E ora i poliziotti tornano a scavare negli equilibri mafiosi per trovare la chiave del delitto anche se com il passare delle ore prende corpo la pista del regolamento di conti al termine di una lite. Il curriculum criminale di Mazzè era piuttosto lungo. Non solo associazione mafiosa, ma anche rapine, ricettazione, evasione e sequestro di persona. Chi lo lo conosce bene lo descrive come un tipo irruento. Sembrerebbe che stamani, poco prima del delitto, non lontano da via Gino Zappa ci sia stata una lite che potrebbe avere coinvolto la vittima e alcuni pregiudicati, fra cui dei compiutati assolti pure loro nello stesso processo di Mazzè. L’indagine è coordinata dal pm Geri Ferrara e condotta dai poliziotti della Mobile che stanno eseguendo diverse perquisizioni.

I familiari e gli amici di Mazzè si sono presentati in massa a Villa Sofia. Invaso il pronto soccorso dove per fare rientrare la tensione è stato inviato un reparto antisommossa della polizia. Il cadavere è stato trasferito nella camera mortuaria. Intanto emergono nuovi particolari sull’omicidio. A chiamare il personale del 118 è stato un residente della zona, il quale avrebbe riferito che un uomo era rimasto ferito in un incidente stradale.

Mazzè, che gestiva una macelleria, è stato colpito mentre si trovava davanti a un panificio. La Scientifica ha recuperato diversi bossoli per terra.

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30 Marzo 2015, 08:30

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