27 Marzo 2013, 16:08
4 min di lettura
PALERMO – “Zichichi? Era sempre a Ginevra…”. Rosario Crocetta dice di non pentirsi. Ma di essere deluso, certamente. Il governatore, però, segna un solco evidente tra le storie dei suoi due assessori defenestrati. “Battiato ha lavorato bene, ma quelle parole non doveva dirle. È indifendibile. Lo scienziato, invece, avrebbe dovuto organizzarsi meglio…”.
Presidente, lei adesso parla di assenze continue e di frasi ad effetto. Ma non se l’aspettava dopo aver scelto, come componenti della giunta, un luminare che lavora in Svizzera e un artista libero e poliedrico?
“Sinceramente mi aspettavo qualcosa di più, lo ammetto. Sapevo, ad esempio, che Antonino Zichichi si sarebbe occupato anche dei suoi studi e dei suoi esperimenti. Ma non credevo che sarebbe stato così assente”.
Non credeva? Eppure, in conferenza stampa avete sempre rassicurato sul fatto che la distanza, per due personalità del genere, non avrebbe rappresentato un handicap.
“Certo, ma non bisognava esagerare. Zichichi ha preso parte a pochissime giunte. Dove tirava fuori storie di raggi cosmici, e altre faccende. Avrebbe dovuto quantomeno lavorare di più, per trasformare le sue idee in atti concreti”.
Mi pare di capire che ha un’opinione diversa sull’operato di Franco Battiato.
“Assolutamente. Battiato ha lavorato bene, aveva belle idee. Ha strutturato ottimamente il suo gabinetto, si è circondato di bravi dirigenti. Ed è un artista che fa sognare. Ma quelle frasi…”.
Beh, è un artista. Lei disse “gli artisti si prendono così: si amano o si odiano”.
“Lo penso ancora. Ma questo incidente diplomatico è troppo grave. Anche perché tira fuori quella frase proprio mentre approviamo la doppia preferenza di genere. Insomma, pure ‘fuori tempo’”.
I rischi della rivoluzione, no? Anche quelli di qualche parola fuori posto, di qualche esagerazione…
“Sì, va bene. Ma non bisogna dimenticarsi di essere un esponente delle istituzioni. Di essere dentro le istituzioni. Ed è importante ricordarsi a che titolo si parla, in quel momento”.
Che vuole dire?
“Voglio dire che la gente fa fatica a distinguere il momento in cui una persona parla in qualità di artista, e quello in cui parla da assessore. E devo dire, che Battiato ci ha anche messo del suo, per confondere le acque”.
Cioè?
“Lui quelle cose non le ha dette durante un concerto. Le ha dette in Europa, dove rappresentava il governo siciliano. Per questo, non potevo che decidere di revocare l’incarico. Non avevo scelta”.
Eppure, lei aveva puntato proprio sulle qualità “umane” più che tecniche degli assessori. Un fallimento?
“No, non penso. Credo, però, che il presidente della Regione abbia il dovere di difendere la Sicilia. Anche se a sbagliare sono i suoi amici”.
Quando ha deciso la revoca?
“Ieri sera ho iniziato a pensarci. Non ho dormito stanotte. È una decisione che mi addolora”.
A dire il vero, sembra più addolorato per Battiato, che per Zichichi. Del resto, riguardo allo scienziato, già alcuni giorni fa a Live Sicilia rivelò che stava pensando per lui a un ruolo più “tecnico”.
“Io non credevo davvero che sarebbe stato così assente. Non me l’ha detto, quando l’ho nominato. E ogni giorno non faccio che raccogliere le proteste del parlamento. Insomma, l’assessore spesso è convocato nelle Commissioni, all’Ars. E non è quasi mai andato. Non potevo tollerare che queste polemiche si trascinassero per tutta la legislatura”.
A dire il vero, i problemi con lo scienziato sono iniziati sin da subito…
“È vero, sin dai primi giorni, con quella storia…”.
…la storia dell’incompatibilità con l’attività del figlio.
“Certo, è così. Questa vicenda è iniziata col piede sbagliato. E lui, poi, ci ha messo del suo, con quelle dichiarazioni sul Nucleare e sul Muos. Anche se in questo caso vale lo stesso discorso di Battiato: la gente non distingue tra le opinioni di uno scienziato e quelle di un assessore. Il problema è che lo scienziato parla per sé, l’assessore invece è parte di un governo. E deve in qualche modo rispettare le linee dell’esecutivo”.
Adesso, però, il rischio è che settori delicati come quelli del Turismo e dei Beni culturali subiscano un’ulteriore, brusca frenata.
“Mi sembra una polemica pretestuosa. Mica avevo programmato di revocare quegli incarichi. È successo, e interverremo”.
Intanto, le deleghe passano nelle sue mani…
“Certo. Intanto le deleghe sono mie. Io ho fatto a Gela l’assessore al Turismo. So bene come si fa. I siciliani stiano tranquilli”.
Va bene, ma due assessori dovrà pure nominarli, no?
“Ovvio. Ma faremo con calma. La gatta frettolosa…”.
Che vuol dire? Non ha già in mente qualche nome?
“Andiamoci piano. Ne parleremo dopo Pasqua”.
Eppure, già “rimbalzano” le prima candidature.
“E lei consideri che tutti i nomi che “rimbalzano” sono già bocciati”.
Anche quello del dirigente generale Alessandro Rais? Dicono sia uno dei più quotati, tra i possibili successori di Battiato.
“Le posso dire che Rais non sarà il prossimo assessore al Turismo. È molto bravo come dirigente generale. Continuerà a farlo”.
Altri nomi, riguardano i Beni culturali. Quello di Manlio Mele, ad esempio…
“Per carità. Certa gente deve capire, una volta per tutte, che il ‘giochetto’ di autocandidarsi per poi reclamare un posto, con me non attacca. Lui si è autocandidato tre o quattro volte. La mia risposta è: ‘vada a lavorare’”.
E allora andiamo al più quotato: il suo amico Antonio Presti.
“Le dico la verità. Tutto il mondo mi chiede di scegliere Presti. Anche in giunta, tutti gli assessori mi hanno manifestato la loro stima nei suoi confronti. Solo che lui non vuole fare l’assessore manco morto”.
Quindi non sarà nemmeno lui l’assessore?
“Vediamo. C’è un desiderio collettivo di vedere Presti in giunta. Spero di riuscire a convincerlo”.
Pubblicato il
27 Marzo 2013, 16:08