01 Ottobre 2010, 19:40
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Questo giornale, col valore e la capacità dei suoi cronisti, sta raccontando, una dopo l’altra, le magagne di un sistema. La questione degli ex Pip è un bubbone che si riferisce a una piaga grandissima: il lavoro come arma di ricatto e di soggezione dei disperati. Ed è una forma di ricatto inventata e praticata dalla politica. Forse è per questo che la politica non parla. Zitti e mosca, è la regola prudente del momento. Anche qualche onorevole disponibile, loquacissimo fino a due giorni fa, oggi è reticente. Certo, Raffaele Lombardo – governatore di tutti noi – ha parlato. Ha detto pressapoco: chi sa, denunci. Grazie del consiglio Presidente. Ma – ne converrà – siamo lontanissimi dalla decenza di un’assunzione di reponsabilità collettiva, visto che il losco mercato dei posti e delle raccomandazioni è pratica che – lo sanno pure i lattanti – non lascia immune proprio nessuno, ed è una verifica facilissima da fare investigando sulla carta di identità dei personaggi trasversalmente piazzati negli ingranaggi del meccanismo spartitorio.
Zitti e mosca. I tanti collusi nulla dicono, perché dicendo dovrebbero per forza accusarsi. Le istituzioni non chiariscono. Noi torniamo a chiederlo umilmente: qule strada praticare davanti a uno scandalo che si va ingrandendo? Non sarebbe il caso di fermare un attimo la macchina, per guardarci dentro meglio? No, non si può. La pressione contro la Bastiglia regionale è grande, si rischiano mazzate in più e voti in meno. Nemmeno i pochi onesti parlano, attanagliati dalla paura, in una città che è ormai abituata a non sorprendersi più di nessuna schifezza.
Zitti e mosca, sì. Tacere fino allo sfinimento, fino all’avvilimento, fino all’amarissima goccia dell’ultimo disonore.
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01 Ottobre 2010, 19:40