14 Settembre 2020, 17:04
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CATANIA – Quando piove le strade della zona industriale di Catania si trasformano in canali e mancano soltanto le gondole e il campanile di San Marco. Cartoline da Venezia, verrebbe da dire. E invece c’è poco da ironizzare. L’ultimo acquazzone che si è abbattuto sulla città ha sottolineato tutta la fragilità di una porzione di territorio votata allo scombussolamento a causa di ciclici problemi di assenza di manutenzione. Un problema che si ripropone spesso e volentieri con i soliti risultati: acqua alta, strade allagate e traffico in tilt.
Non si recita a soggetto ma si segue un copione sempre uguale in termini di denuncia delle responsabilità e di assenza di risposte concrete. “C’è un solo responsabile per quando è accaduto stamattina alla zona industriale di Catania a seguito del temporale che ha interessato diverse zone della città metropolitana”, dice il consigliere comunale Salvo Di Salvo. “Strade allagate a rischio la vita migliaia di operatori della zona industriale, diversi danni ai siti produttivi si è scongiurata una tragedia. Tutt’ora le strade sono chiuse l’acqua non defluisce c’è un solo responsabile un’ amministratore comunale latente prima e dopo”, attacca l’ex assessore. Poi snocciola tutta una serie di occasioni mancate. “Nessun intervento preventivo è stato fatto nei mesi scorsi per consentire la pulizia delle caditoie e dei canali, questa programmazione andava fatta in piena estate sapendo che alle prime piogge tutto questo sarebbe accaduto”, spiega rincarando la dose. “Subiamo noi lavoratori che operiamo nella zona industriale i danni a causa di un’amministrazione incapace di programmare: non bastano le solite inconvenienti successive dichiarazioni, mi aspetto un’assunzione di responsabilità nei confronti della città”, dice il consigliere. E non è il solo a invocare una maggiore attenzione nei confronti di una delle zone industriali più importanti del meridione.
Gli fa eco il gruppo consiliare di Italia Viva che invoca interventi urgenti per scongiurare nuovi disagi. “Il gruppo consiliare Italia Viva del consiglio comunale e delle municipalità peso atto della fine dell’estate e l’inizio imminente stagione delle piogge che causerà notevoli disagi ed inondamenti delle vie della nostra città , chiede che l’Amministrazione provveda immediatamente alla pulizia dei tombini e di quanto necessita al fine di garantire sicurezza ad automobilisti e pedoni catanesi”, dicono. E pongono una domanda provocatoria: “Ci vuole il morto prima di fare qualcosa?”.
Non si fa attendere la replica dell’assessore Pippo Arcidiacono. “I signori consiglieri devono sapere che la pulizia dei tombini è iniziata da circa una settimana. Detto questo, le bombe d’acqua che vanno a determinare gli allagamenti sulla città e non soltanto sulla zona industriale sono imprevedibili”, spiega. “Questi fenomeni atmosferici, che certamente non possiamo prevedere, determinano disagi. Mi pare sorprendente che il consigliere Di Salvo, che è stato assessore alla manutenzione, non si spieghi come ciò avvenga visto che dovrebbe conoscere meglio di altri il problema e sa che la soluzione non l’ha trovata l’amministrazione di cui era assessore e che questa amministrazione, che versa nel dissesto, ha non poche difficoltà per poterla agguantare. considerando anche che sono stati fatti tanti lavori nella zona industriale relativamente al rischio idrogeologico”. E aggiunge. “Per quanto riguarda la pulitura dei canali, la Regione siciliana ha stabilito 2 milioni e mezzo di euro e i lavori sono iniziati da circa otto giorni :quindi i signori consiglieri sono stati poco attenti, diversamente avrebbero visto il Genio civile attraverso l’ingegnere Zuccarello ha affidato i lavori di bonifica dei canali da circa due settimane e i lavori sono iniziati da circa 8 giorni”, attacca. “Mi sorprende che Di Salvo che è molto attento a queste tematiche e svolge la sua attività professionale alla zona industriale non si sia accorto che i lavori relativi a questi quattro canali sono iniziati da ben otto giorni come mi ha riferito oggi l’ingegnere Zuccarello, direttore del Genio Civile”, conclude l’assessore.
Anche i vertici della Cisl lanciano dure accuse e chiedono risposte certe. “Piove e a Catania siamo alle solite con vaste aree della zona industriale e il Villaggio Santa Maria Goretti sommersi dall’acqua: in pericolo i lavoratori, le aziende e le famiglie. Restano ancora una volta inascoltati gli allarmi continui che abbiamo lanciato. Quando si interverrà? Quando i danni saranno così gravi che anche qualche attività produttiva non potrà più riaprire? Si deve attendere che succeda qualche evento drammatico, per poi giocare al solito scaricabarile delle responsabilità?”, si chiedono il segretario generale Maurizio Attanasio, e i segretari generali delle federazioni Giuseppe Coco (Femca), Piero Nicastro (Fim), Giuseppe Passanisi (Flaei), Rita Ponzo (Fisascat) e Mauro Torrisi (Fit). I sindacalisti denunciano l’immobilismo complessivo degli enti competenti. “Dopo tanto parlare e alcuni interventi effettuati dell’Irsap nessuno ha fatto più niente. Mentre occorre fare di più. Nel mese di giugno 2020, sarebbe dovuto partire il cantiere dell’appalto finanziato dal Patto per lo sviluppo del Sud per un finanziamento complessivo di 2 milioni 303mila 716 euro, per tutte le infrastrutture e le pertinenze presenti nell’area dei blocchi Giancata, Pezza Grande, Palma 1, Palma 2, Passo Martino, Torre Allegra e Buttaceto”, accusano. E non finisce qui. “Non si può andare avanti così. Da tempo diciamo che nella zona industriale di Catania gli interventi di manutenzione e messa in sicurezza devono scaturire da una intesa sinergica di tutti gli enti coinvolti, Regione-Comune-Città metropolitana, per poter operare su strade e torrenti, ciascuno per la propria competenza e in modo efficace”, argomentano i sindacalisti.” Come potrà mai partire la Zona economica speciale con una zona industriale così fragile, poco accogliente e per niente sicura? Quale credibilità avranno più gli Enti pubblici su eventuali investitori in quest’aerea? Così si vanifica ogni sforzo per attrarre nuovi insediamenti industriali, non si tutela l’occupazione e non si programma alcuna azione di sviluppo per la nostra provincia”, si chiedono.
La voce della Cisl non è la sola a levarsi in ambito sindacale. “Non ci sono parole per definire questa vergogna. I pericoli ai quali si è costretti tutte le volte che piove, il rischio di avere incidenti, di farsi male, di rovinare le automobili o di rimanere bloccati in mezzo a veri e propri laghi non può che suscitare indignazione”, dichiara Saro Pappalardo, segretario generale del sindacato Fismic Catania. “Non sono bastati anni di denunce, riunioni sindacali, impegni assunti da parte di Comune e Irsap. Ogni volta che piove la salute dei cittadini/lavoratori è messa in pericolo. Eppure l’area industriale dovrebbe essere il biglietto da visita della città per coloro i quali potrebbero investire nel nostro territorio. Dovrebbe avere servizi efficienti e invece, ancora una volta, lavoratori e cittadini hanno dovuto affrontare un’odissea per raggiungere il proprio postodi lavoro e per tornare nelle proprie abitazioni dalla zona industriale di Catania. Con la pioggia di oggi si è creato un vero e proprio pantano”, accusa.
“La zona industriale catanese rappresenta un detrattore ed un rischio di fuga per le aziende esistenti. Gli imprenditori sono costretti a spendere denaro per fare fronte ai danni provocati dalle inondazioni cui sono soggette le proprie aziende sostituendosi all’amministrazione pubblica”, prosegue. “Soldi che potrebbero essere destinati a rendere più sicuro il futuro di imprese e lavoratori. Una situazione che non è mai stata accettabile e, più passa il tempo, meno lo è. A politici e amministratori ci rivolgiamo per dire che siamo stanchi di sentire le belle parole ed i buoni propositi. Servono fatti concreti per garantire sicurezza a cittadini, lavoratori ed imprese della zona industriale. Prima di ogni altra cosa sarebbe un fatto di civiltà”, conclude Pappalardo.
Anche l’Ugl lancia un grido d’allarme. “C’è solo tanta rabbia mista a delusione, dopo l’ennesimo triste e catastrofico scenario offerto oggi dalla nostra Zona industriale a seguito dell’abbondante pioggia caduta in mattinata. Ancora una volta rimaniamo inermi di fronte all’ennesima tragedia sfiorata, con un bilancio finale di decine di auto di lavoratori in panne e con diversi danni”, dicono il segretario territoriale della Ugl Giovanni Musumeci, ed i segretari delle federazioni provinciali Ugl chimici e Ugl Metalmeccanici, Carmelo Giuffrida e Angelo Mazzeo.
“Tutto ciò, a nostro avviso, nel 2020 non è concepibile considerato che di mezzo c’è la pubblica incolumità, ed oggi si parla di prevenzioni e responsabilità, così come non è accettabile che questo accada in una delle aree produttive più importanti del sud Italia. Uno spettacolo indecoroso, al quale si è aggiunto l’evitabile teatrino della politica. In questi anni, tra promesse, progetti, finanziamenti, incontri e cabine di regia naufragate, se il risultato è ancora questo vuol dire che qualcosa non ha funzionato e che è giunto il momento perché i responsabili a qualsiasi livello scelgano di farsi da parte o di mettere al primo posto l’emergenza Zona industriale”, continuano i sindacalisti. “Diciamo questo, dopo aver dato vita a variate denunce, a nome di tutti i lavoratori che, adesso, hanno davvero paura che la situazione possa degenerare e che prima o poi ad essere compromessa non sarà più una ruota oppure la carrozzeria di un mezzo, bensì la vita di chi nella Zona si deve recare per tirare a campare. Vogliamo esprimere, ancora una volta, la nostra solidarietà alle aziende che in questo sito ci hanno creduto e continuano ad investire, subendo purtroppo danni per colpa di una gestione che guarda ancora soltanto alle rifiniture e non ad affrontare definitivamente alla radice un problema infrastrutturale atavico come quello che oggi ci troviamo, nostro malgrado, ancora a contestare.”
Non si fa attendere la nota della Cgil. “Ad ogni episodio di maltempo, la situazione della Zona industriale resta drammatica, sia per chi vi lavora sia per le imprese che hanno deciso di investire in quella che dovrebbe essere un’area privilegiata per le industrie catanesi. L’amministrazione comunale continua a non trovare soluzioni concrete per proteggere quella fetta di territorio che ogni anno subisce gravi danni, e per la sua stessa economia che riguarda l’intera città e oltre”, spiega il segretario generale Giacomo Rota che in una nota, oltre a ricordare il ruolo di responsabilità del Comune, segnala anche “la grave latitanza dell’IRSAP e ovviamente della Regione Siciliana”. E aggiunge.
“Ogni anno lo scenario di caos e timore si ripete, e temiamo che una soluzione reale possa arrivare solo quando dovesse scapparci il morto. Le aree allagate e il rischio di incidenti che aumenta esponenzialmente, sono un pessimo biglietto da visita per le realtà industriali che volessero investire a Catania”.
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14 Settembre 2020, 17:04